Per presentare l’uscita italiana del suo ultimo film Miss Peregrine – La Casa dei Ragazzi Speciali, tratto dall’omonimo romanzo di Ramson Riggs, il regista visionario Tim Burton incontra la stampa durante la conferenza romana.

Tim Buton is coming to town! Lo fa assieme al suo ultimo film, Miss Peregrine – La Casa dei Ragazzi Speciali, trasposizione dell’omonimo primo libro della saga di Ramson Riggs, edito in italia per Rizzoli.

Protagonista di questa storia è Jacob che incontrerà sulla sua strada l’austera, ma dolce, governante Miss Peregrine (Eva Green) e i suoi bambini speciali, pronti a cambiare la vita del ragazzo per sempre. Ma quali sono i rischi e responsabilità di un ragazzo speciale?

Alla prima lettura del romanzo di Ramson Riggs si ha immediatamente la sensazione di ritrovarsi in un dei mondi al contrario di Burton, dove i colori di festa rappresentano il mondo della morte e i reietti della società sono i veri eroi di ogni storia, disposti a sacrificarsi per chiunque.

 

 

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Già dal titolo, i bambini speciali, mi ricordava la mia infanzia! Ciò che però mi ha più stregato è il modo in cui Ramson Riggs ha sistemato tutti gli ingredienti della storia, partendo ovviamente dalle vecchie fotografie.

Guardare una vecchia foto è come farsi raccontare una parte di una storia. In sé, conserva il mistero e la poesia. I fantasmi. Qualcosa di potente ed efficace- Tutto ciò mi ha affascinato moltissimo e mi piaceva come era stato organizzato nell’insieme.

La principale motivazione di creazione di questo film, per Burton, è esattamente questo tipo di fascinazione che il lavoro di Riggs ha esercitato su di lui, attraverso l’uso delle fotografie che l’autore che ritrovato, di mercatino in mercatino, creando una storia sospesa nel tempo.

Non avevo sentito parlare di questo libro, ma non appena l’ho visto ho come avuto un illuminazione. Ne ero affascinato, ma pensavo a cosa avrei potuto fare. Il mio libro su un bambino speciale lo avevo già scritto, Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie.

Eppure, quando ho visto il libro, ho sentito subito questa connessione, soprattutto con il protagonista. La sensazione del sentirsi strano e fuori posto, non solo a livello esteriore ma, soprattutto, a livello interiore.

Una storia entro la quale ci si può ritrovare. Cercare il bambino che è in noi, un momento della nostra infanzia o anche un legame particolare con qualcuno che, almeno una volta nella vita, ci ha fatto realmente sentire speciali. Diversi. Alla fine, la normalità è punto di vista, eppure tutt’oggi ci si continua a soffermare su questa inesistente differenza, cercando di dividere costantemente il mondo in più parti. Schematizzare e classificare.

 

Io sono cresciuto in una cultura che ama dividere le persone per categorie. Io ho avuto una nonna e un insegnante d’arte, ma solo uno, che sostenevano le mie peculiarità, incoraggiandomi a essere me stesso.

Sono stato fortuna perché questa è una rarità! Ma, sarò sincero, nella vita bastano veramente un paio di persone disposte a credere in noi e a incoraggiarci, sempre e comunque.

E chi meglio di Burton può capire discorsi come stravanganza e diversità!? Un regista che ha basato la sua intera carriera sul macabro e sul gotico, riuscendo a mostrare la differente faccia della medaglia attraverso personaggi introversi, particolari e definiti “peculiar”.

 

 

Tim Burton

 

 

Da Edward Mani di Forbice a Ed Wood, passando per Edward Bloom in The Big Fish e Victor de La Sposa Cadavere, i personaggi di Tim Burton non raccontano semplice un mondo, un universo, ma raccontano anche del regista stesso e di tutte quelle persone che, in ogni fotogramma di quei film, hanno rivisto la propria vita, riuscendo a trovare la forza di rialzarsi. Il coraggio di essere fieri di sè stessi e delle proprie diversità.

Bisogna cercare di vivere nel presente quanto più possibile. È una cosa difficile per tutti quanti noi. Viviere nel presente e godercelo appieno è una cosa difficilissima ormai.

Una diversità che si affronta con il contatto, con la relazione con il prossimo. Favole di un tempo passato che, nell’epoca della tecnologia, dei contatti filtrati dagli schermi, hanno ragione di esistere più che mai.

Favole raccontate da autori, come Ramson Riggs, ancora capaci di costruire un mondo, e lasciarsi ispirare, da fotografie ritrovate all’interno di un mercatino.

È esattamente questo il tipo di storia che mi continua a interessare, ed ecco perché mi sono sentito tanto attirato da questa storia, capace di conservare quella parte di mistero e poesia. E sono queste le storie che voglio ancora raccontare.

Ovviamente Burton non manca di apportare le sue doverose modifiche alla storia, cercando di trasmettere all’interno della pellicola le sue sensazioni. Proprio da questo è partita la mia personale riflessione, rivolta soprattutto alla scelta di modificare la parte centrale e finale, dando un gusto molto più auto conclusivo e differente rispetto al primo romanzo di Riggs.

 

L’idea di Miss Peregrine che guarda questi bambini che si allontanano all’orizzonte mi affascinava. Queste foto, quelle raccolte da Riggs, ci dicono qualcosa  ma non tutto, ti lasciano immaginare quello che c’è dopo.

Dovevano essere usate per catturare un qualcosa. La scelta che ho apportato sul finale è sicuramente dovuta a qualcosa più a livello emozionale che a livello intellettuale.

Con queste parole Tim, come sempre, vuole essere enigmatico e non dire se ci sarà una possibilità di sequel per Miss Peregrine oppure no. Del resto, come il regista stesso afferma durante la conferenza stampa, non ama dare conferme se non quando ne ha davvero la certezza.

 

Devo ancora comprendere il successo di Beetlejuice, ma è un personaggio molto interessante e affascinante. Non chiedetemi nulla, però, sul futuro.

Mi è già capitato di parlare di qualche film per il futuro e poi vedermelo cancellare poco dopo. Non farò alcun annuncio fino a quando non sarò su un set.

Non dispiacerebbe vedere sullo schermo il ritorno di Beetlejuice, ma innegabile è il terrore che ogni fan riserva dentro di sé, considerando gli ultimi anni del regista non particolarmente d’orati.

 

 

Tim Burton

 

 

Miss Peregrine – La Casa dei Ragazzi Speciali segna indubbiamente un ritorno alla tematica classica di Tim Burton, ma si allontana ancora dalla perfezione della semplicità grezza di quelle pellicole che hanno fatto innamorare il pubblico del genio di quest’artista.

Genialità sicurmente dovuta all’uso della stop-motion, tecnica cinematografica approfondita dallo stesso Burton e resa commerciale con film come Vincent e Nightmare Before Christmas.

Eppure, negli ultimi anni, il regista si ostina ad usare la CGI, tecnica che, purtroppo, non riesce ad essere resa proprio al meglio all’interno dei film dell’autore.

Adoro lo stop motion e il suo essere una tecnica così tattile, particolare. Quando costruisci un personaggio per la stop motion puoi toccarlo e puoi sentirlo. I burattini diventano delle vere e proprie opere d’arte.

La stop motion, però, richiede molto tempo e ritengo che anche la CGI possa veramente sorprendente, proprio perché ti permette di realizzare qualcosa al computer in modo incredibile. Putroppo, dipende tutto dal tempo che hai.

Dulcis in fundo, non può mancare il riferimento a Eva Green, star austera, ma come sempre affascinante, di questa pellicola.

Un’attrice che molto si distacca, esteticamente, dal personaggio della goveranante da internet, ma che riesce perfettamente a incarnare le caratteristiche peculiarsi del personaggio.

Ovviamente Tim Burton non può non esordire con un

Ma l’avete vista? Chi non vorrebbe una governante come lei?

E su questo, al caro vecchio Tim, non possiamo dar torto, alla sua seconda collaborazione con l’attrice francese dopo Dark Shadow. Ovviamente, il regista motiva ulteriormente la risposta, affermando

È stata una scelta immediata perché aveva tutte le caratteristiche. Eva è forte, potente. E credibile come persona che si possa trasformare in un uccello.

Lei è come una delle star dei film muto, capaci di comunicare senza parole. Proiettare attraverso gli altri ed esclusivamente con la loro presenza. Ecco perché ho scelto Eva!

Quella con il regista è stata una lunga e interessante chiacchierata. Un uomo molto meno timido di quanto possa sembrare, che ormai ha accettato il suo essere “freak” e di questo ne fa una forza, una certa sicurezza che sfoggia, sempre e comunque, con grande modestia.

Tra tutti i discorsi fatti è inevitabile però vedere quella punta di timidezza tipica dei primi anni. Quello sguardo un po’ smarrito di fronte a una sala gremita e adorante. Adorazione che deriva non solo dalla fascinazione ma, soprattutto, da tutto quel mondo che Burton ha creato dove i bambini – adulti di adesso – hanno saputo trovare un’isola sicura nel quale rifugiarsi.

 

 

Tim Burton

Non faccio i film pensando a un pubblico specifico. Prima di tutto, io faccio film per me e per tutti quanti.

L’emozione è ancora grande. Scindere il professionista dall’ammiratore in occasioni in cui ci si trova di fronte ai propri eroi, non è mai semplice. La passione, però, accomuna entrambi gli animi e la sperenza è quella non solo di avere, nuovamente, l’occasione di trovarsi di fronte a questo grande maestro del cinema, ma di poterlo vedere alle prese con un grande film del quale andare fieri.

 

Miss Peregrine – La Casa dei Ragazzi Speciali sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 15 Dicembre