La stavamo aspettando con ansia, trepidazione e perché no anche un pizzico di timore ed infine eccola qui: la primissima puntata della settima stagione di The Walking Dead. Dopo aver formulato innumerevoli teorie e aver trascorso notti insonni al solo pensiero che uno dei nostri personaggi preferiti potesse tirare le cuoia, siamo finalmente pronti a scoprire a chi appartiene il sangue che veste di rosso Lucille, la mazza dello spregevole e sanguinario Negan.
Se non avete ancora visto questo episodio, tornate quando l’avrete visto. Se, invece, lo avete già visto e volete approfondire insieme a noi, allora siete nel posto giusto.
∴
Sulla vittima designata da Negan se n’è parlato per mesi. Dopo quell’indigesto cliffhanger del finale di stagione, sul web sono apparse teorie e previsioni di ogni tipo al riguardo: dalle più assurde, alle più sensate, fino ad arrivare a quelle più dettagliate. Pensate che c’è stato persino chi ha condotto uno studio approfondito sulle inquadrature, sul sonoro e sulle ombre proiettate sul viso dei personaggi per fornire credibilità e cura alla propria tesi.
Questo cliffhanger spinge il pubblico a pensare, a costruire una propria teoria su chi morirà, a cambiare continuamente idea, a scovare indizi… ed è questa la cosa più bella. Il pubblico è coinvolto in prima linea.” afferma Michael Cudlitz ( Abraham nella serie) “Ovviamente, pensavate che sarebbe morto qualcuno perché da troppo tempo nello show non si vedeva morire un personaggio principale e alla fine …vi abbiamo fregato!
Se da un lato gli autori Greg Nicotero e Scott M. Gimple si sono divertiti a farci spremere le meningi, dall’altro riescono ancora mantenerci con il fiato sospeso in un modo eccezionale, avendo cura che ogni piccolo tassello di quest’enorme ed intricato puzzle combaci alla perfezione.
E’ giunto il momento di conoscere il destino di Rick ed il suo gruppo, la cruenta verità. Tutte le risposte che cercavamo sono contenute in questo primo episodio. Tenetevi pronti, però, perché i contenuti che seguono non sono adatti ai deboli di cuore.
“The Day Will Come When You Won’t Be” è un contenitore di pura potenza evocativa, una puntata dall’alto contenuto emozionale, in cui i tempi della narrazione accantonano la linearità, in favore di un intreccio votato all’enfatizzazione della suspence e della dimensione del dolore. Ne parliamo in dettaglio in quest’articolo:
“EEny, meeny, miny, moe…”
La scena d’apertura vede protagonisti Rick e Negan. Faccia a faccia, in un rocambolesco gioco di primissimi piani e dettagli sanguinari. Intuiamo che il fattaccio è già avvenuto dalle tracce di sangue che sporcano in viso di Rick e da una frase che sarà centrale e scatenante per gli eventi che seguiranno. Rick sbattuto, logorato e privo di ogni difesa ha ancora il coraggio e la forza di sussurrare al villain:
Non sarà oggi, non sarà domani…ma un giorno ti ucciderò.
Queste poche parole bastano per far apparire un ulteriore sorriso beffardo sulla bocca di Negan, indifferente e spiazzante nella sua freddezza.
Se pensavamo di conoscere nei primi minuti l’identità della vittima, beh allora ci sbagliavamo di grosso. Se alla fine della scorsa stagione gli autori avevano messo in campo una costruzione della suspence esasperata ma convincente, qui iniziano decisamente a calcare un po’ troppo la mano tardando di parecchio l’orrenda rivelazione.
Negan decide di portare Rick a fare una passeggiatina tra gli zombie per aiutarlo a fargli capire chi è che comanda. Butta l’ascia di Rick fuori dalla roulotte costringendolo a riportargliela. Il nostro eroe da oggi in poi non avrà più la situazione sotto controllo, non avrà più il comando, ora appartiene a Negan, è solo un burattino nelle sue mani ed è ora che capisca qual è la sua posizione.
D’altronde, però, Negan non ha bisogno di questi mezzucci per mostrare la sua forza distruttrice e il suo potere da perfetto manipolatore, ha ben altre doti che mostrerà con brutale perfezione nella seconda parte.
Che sia stata una trovata un po’ infelice ed incoerente degli autori attuata solo per inserire un po’ più d’azione e qualche vagante qui e li? Per il parere di chi vi scrive è senza dubbio cosi. In questa puntata va in scena la forza sadica, mostruosa e strafottente dell’uomo e non ci doveva essere alcuno spazio per gli zombie, non adesso, non cosi, non proprio quando gli assoluti protagonisti dovrebbero essere soltanto il dolore straziante del gruppo, di noi spettatori e di quel Villain che ci affascina cosi tanto.
Dopo ben 15 minuti, dopo le scene di contorno allunga brodo e disorientanti che vi citavo sopra, vediamo finalmente Rick mettersi in salvo, salire sul tetto della roulotte in un momento che ci sa di già visto, e finalmente vedere attraverso i suoi occhi tutto quello che non vedevamo l’ora di scoprire.
È solo l’inizio….
Vi dico quella che è sempre stata la mia teoria: non sono mai andata a caccia di fotogrammi rivelatori, mai studiato i singoli dettagli, né altro. La mia previsione si basava solo ed esclusivamente su una frase detta da Negan e sull’evoluzione dei personaggi a cui abbiamo assistito nel corso della scorsa stagione. Il mio pensiero è andato dritto verso Eugine e Abraham.
E quel “sai incassare bene” mi ha fatto pensare che il destinatario di quel letale colpo dovesse essere qualcuno di grande stazza, qualcuno che dovesse avere la forza per resistere al duro colpo di una mazza che non può e non deve risparmiare nessuno. La sesta stagione ha dato ampio spazio al nostro sergente dal baffo rosso, ne ha mostrato i punti di forza e le fragilità. Il suo avvicinamento a Sasha gli ha permesso di comprendere più a fondo se stesso, di prendere decisioni importanti e di incominciare ad intravedere un “futuro”, magari con accanto la donna della sua vita e perché no anche con un bambino tra le braccia.
Sfortunatamente la mia previsione si è rivelata esatta: Negan ha dovuto colpire più volte Abraham per farlo crollare e poi fracassargli il cranio definitivamente. Il suo sguardo, la sua postura fiera e risoluta, non aveva niente a che fare con quella degli altri. Con rassegnazione, immensa forza e coraggio è andato incontro al suo infelice destino con lo sguardo di chi non ha voluto piegarsi neanche un momento nè al volere di un sadico e spregevole essere, né alla morte stessa.
Tutto questo potevamo aspettarcelo e potevamo aspettarci anche la reazione istintiva di Daryl, che dopo tale strage decide di avventarsi contro Negan accecato dall’ira e dalla disperazione con l’intento di farsi giustizia da solo.
Quello che non ci saremmo mai immaginati, però, è che la furia omicida del cattivo si riversasse ancora una volta e che colpisse proprio lui: Glenn, uno dei volti storici della produzione. La scena della morte di Glenn è una delle più cruente e delle più strazianti dell’intera serie.
Nessun dettaglio viene lasciato al caso, la vena splatter tipica delle migliori produzioni di film horror anni ’90 emerge in tutto il suo sanguinario splendore con il sangue, le urla strozzate, i singhiozzi, l’occhio di Glenn che spunta fuori dall’orbita, i brandelli di carne che penzolano da Lucille. La dimensione del dolore e dell’angoscia ci viene presentata in modo cosi potente a livello visivo, ma penetrante anche e soprattutto a livello psicologico.
Da questo momento in poi la narrazione giunge ad un punto di svolta, i momenti di forte tensione drammatica diventano palpabili, il ritmo diviene incalzante e martellante a livello emozionale per i nostri protagonisti e per noi spettatori.
Brutale Visione
Ma ritorniamo un attimo indietro, a quella frase di Rick, a quel suo sguardo distrutto, ma ancora vivo, sgranato e specchio di un forte desiderio di vendetta e riscatto.
Gli occhi sono una componente centrale di quest’episodio. Inizia tutto da qui: dai due leader che si guardano negli occhi, dallo sguardo straziato e confuso di Rick sdraiato sulla roulotte, da quell’occhio di Glenn che si posa per l’ultima volta su Maggie e ancora una volta da quello sguardo di Rick ancora troppo sfrontato, ancora troppo vivo, uno sguardo che non è andato mai giù a Negan. E cosi il sadico manipolatore continua a fare il suo show, a giocare con i sentimenti delle sue pedine, a muoverle fino a giungere ad un totale scacco matto.
E ci riesce, eccome se ci riesce: Negan logora Rick dall’interno, lo piega al suo comando utilizzando Carl come strumento, intimandogli di tagliare il braccio di suo figlio con l’accetta, per poter salvare cosi la vita a tutti i suoi compagni. Ed infine ecco che lo vede: quello sguardo, quella totale sottomissione e folle paura che tanto desiderava vedere.
Andrew Lincoln esegue una performance straordinaria e sorprendente, riuscendo a mostrare la potenza distruttrice del dolore nel corpo, nello sguardo, nel volto cosi tanto dilaniato dal timore e dalla sofferenza. Altrettanto convincente, però, è Jeffrey Dean Morgan dotato di una presenza scenica non indifferente e di un’espressività marcata. Grazie alle sue doti, il personaggio si tinge di una luce oscura ma abbagliante, affascinante, perverso e spaventoso come non lo è mai stato nessuno prima nella serie, neanche l’odiato Governatore.
Scommetto che pensavi che sareste invecchiati tutti insieme, seduti intorno a un tavolo per il pranzo della domenica, felici e contenti. No. Non funziona cosi Rick… Non più!
E se le lacrime versate fossero state ancora troppo poche, come se non bastasse ci ritroviamo a contemplare fotogrammi che ci tolgono ulteriormente il respiro e che fanno tremendamente male al cuore: l’immagine onirica e spensierata di una tavolata domenicale, di un mondo mai stato raggiunto dagli orrori dell’apocalisse, di qualcosa che, però, è molto lontano dalla realtà.
Dare forma e corporeità ad un’illusione che non ci è stata portata via dalla brutalità di Negan, ma dal rifiutare da parte nostra e di Rick che le cose “non funzionano cosi” in questo mondo, modifica definitivamente il nostro sguardo ancor prima di renderci conto che anche noi siamo state pedine dello spietato gioco di Negan.
E alla fine di tutto questo spargimento di sangue, anche noi come Rick, ci ritroviamo ad avere uno sguardo perso, stravolto, stanco, a rassegnarci all’idea che probabilmente “E’ solo l’inizio…” e a non avere alcun’idea di come le cose possano evolversi. Mentre Maggie vuol combattere, Rick trema al pensiero di ritrovarsi di fronte agli occhi malati di Negan e della sua mazza vampira.
Nonostante i limiti ed il suo inizio incerto, “The Day Will Come When You Won’t Be” resta un must watch e certamente uno degli episodi più eclatanti, più travolgenti in termini emotivi e senza dubbio indimenticabile per la cura riservata ai dettagli e ai tempi di gestione della tensione drammatica.
Avete visto l’episodio? Cosa ne pensate? Diteci la vostra nei commenti!