Lo scorso 4 aprile siamo tutti rimasti “appesi” a quei fotogrammi che hanno chiuso la sesta stagione di The Walking Dead… Lucille che cala furiosamente sul cranio di uno dei nostri beniamini (chiiii?) e poi il sangue che cola, il buio, nient’altro…

Sommosse popolari, appelli e petizioni online, il caos che solo una passione tradita o non avere-un-cazzo-da-fare-nella-vita, possono scatenare! L’amaro in bocca è rimasto a tutti questo è palese, certo c’è da chiedersi quanta qualità ci sia in questa sesta annata se il massimo che ci aspettavamo da 16 puntate fosse l’apparizione di Negan e una mazzata in testa…

 

Negan_Lucille

 

Voglio dire, seguo assiduamente TWD sin dal primo anno e adoro questa serie perché è andata oltre gli stilemmi della classica storia di zombi. La percentuale di contenuto splatter che piace tanto a noi nerd è da sempre quella giusta, ma da sola non basta certo a fare di un telefilm (non si chiamano più così, vecchio!) un evento mondiale e un fenomeno di massa.

Ciò che veramente ha funzionato sin da subito è stata la centralità dell’uomo e dei rapporti interpersonali nel dipanarsi della storia, ci hanno appassionato le lotte e i sentimenti di donne e uomini che hanno come unico e solo obbiettivo la sopravvivenza! Il segreto del fascino di una storia è racchiuso nelle vite dei personaggi che la popolano; la profondità, le sfaccettature e la vividezza dei protagonisti sono lo specchio nel quale ci perdiamo mentre leggiamo un fumetto/libro o guardiamo una serie/film.

Per questo motivo ho deciso di proporre a tutti voi (noi) orfani dei camminatori di Kirkman un’opera che potesse riconciliarci col genere “zombi”, che mantenesse alta la qualità narrativa e che lo facesse in modo originale ed intelligente.

Per questo motivo ho deciso di proporre a tutti voi (noi) orfani dei camminatori di Kirkman qualcosa che potesse riconciliarci col mondo “zombi”, che mantenesse alta la qualità narrativa e che lo facesse in modo originale ed intelligente… Tra la pubblicazione del primo albo del fumetto di TWD e la messa in onda della prima serie in TV (2003 e 2010) esce un’altra splendida opera con caratteristiche e ambientazione simile a TWD ma che si stacca da alcuni cliché di genere proponendo una visuale e una profondità degne di nota.

Il libro in questione è “World War Z“, scritto nel 2006 da Max Brooks, figlio del grande Mel Brooks e di Anne Bancroft (splendida attrice premio oscar e musa dei più importanti registi della storia del cinema: Pollack, Ford, Lynch, Lumet, Scott, Cimino ecc.).

Max, classe ’72, compie i primi passi nel mondo dello spettacolo come autore del celeberrimo Saturday Night Live vincendo un Emmy da esordiente, mica male!

World War Z è la storia della guerra mondiale che l’umanità ha combattuto e faticosamente vinto contro gli zombi.

Il conflitto più tremendo mai combattuto sulla terra. Non fatevi distrarre dai nemici di turno poco ortodossi (gli zombi appunto), non fermatevi ad osservare e criticare gli “effetti speciali”, sfuggite ai luoghi comuni e mettete da parte per pochi momenti i preconcetti legati all’horror. Stiamo condividendo qualcosa di diverso per forma e contenuti ma che purtroppo ben conosciamo, un dramma tipicamente umano: il focus è la guerra!

 

Il libro è una sorta di dossier, successivo agli eventi descritti, che raccoglie diverse storie e racconti che compongono passo dopo passo la cronologia del conflitto.

Il libro è una sorta di dossier, successivo agli eventi descritti, che raccoglie diverse storie e racconti che compongono passo dopo passo la cronologia del conflitto.

È un memoriale dei sopravvissuti, pagine di storia recente, testimonianze di chi ha vissuto, si è scontrato e ha vinto contro l’esercito più terrificante a memoria d’uomo. Il primo dettaglio che mi ha sconvolto di questo libro è proprio l’orrore che si prova nell’immaginare le schiere dei tuoi nemici (milioni!!) formate dal vicino di casa, dalla commessa del supermercato dietro l’angolo, dal bambino compagno di scuola di tuo figlio…fino ad arrivare alla tua stessa famiglia e poi… tu!

World_War_Z_book_coverNon notate anche voi il simbolismo lampante e la connessione con ciò che accade ed è accaduto nella “nostra realtà”? Le carneficine nell’ex Jugoslavia tra vicini di casa, mussulmani e ortodossi; le guerre civili in Africa, in Centro e Sud America; le bambine terroriste kamikaze, folle scempio dell’estremismo mussulmano.

L’ottica di Max Brooks è distorta in modo significativo ma il soggetto inquadrato lo conosciamo, lo riconosciamo: è l’impulso autodistruttivo dell’umanità.

Pagina dopo pagina emergono i personaggi che vanno a formare il nucleo di questo libro, il narratore li segue nei loro impegni quotidiani mentre ricordano e raccontano. Loro raccontano e noi riviviamo gli anni oscuri di questa guerra (veramente) mondiale, senza paesi neutrali o zone franche.

Avete presente quei servizi commemorativi del TG4… il ” giornalista” che va a pescare il vecchietto reduce di qualche evento storico-drammatico e gli rompe i coglioni in cerca dell’occhio lucido da mettere in chiusura dopo la frasetta ad effetto? Ecco, WWZ è tutt’altra materia!

Max Brooks ci crede veramente, si è creato un pezzo di storia alternativa perfettamente strutturata, plausibile e ha coinvolto un numero importante di esperti per dare maggior peso specifico a ciò che ci racconta. C’è una vena di “ricostruzione storica” a cui l’autore ha dedicato risorse e talento: le reazioni dei governi all’epidemia (gli zombi sono gli effetti di un virus altamente infettivo), gli equilibri internazionali che si sfaldano al calore del fuoco che sta consumando il pianeta, gli eserciti che si muovono e si scontrano lasciando in terra vittime che torneranno dalla morte per ingrossare le fila del nemico… oooh ragassii, siam mica qui a leggere gli Armony! Vi avevo avvertito prima di iniziare, posso fare il filosofo anche fino a domattina ma questo rimane un libro sui morti viventi!

Si dice che l’uomo, nei momenti di conflitto, raggiunga i baratri più profondi della sua anima ma anche le vette più alte del suo cuore; questa è proprio la sostanza di cui WWZ è composto: storie di donne e uomini che reagiscono e agiscono per sopravvivere, per difendersi o salvare i propri cari; in barba ad ogni regola morale o al contrario, sacrificandosi per la vita di uno sconosciuto!

Ciò che affascina del lavoro dell’autore lo scopriamo scavando tra le macerie e le memorie di orrori appena finiti (la guerra si è conclusa da circa 10 anni), ripercorrendo cronologicamente e geograficamente le varie “fasi” di un evento senza precedenti; viaggiamo dalla Cina al Kirghizistan seguendo le tracce del virus, dalle prime avvisaglie all’esplosione della pandemia.

Ci spostiamo dal Brasile agli USA vivendo il Grande Panico così come lo hanno scatenato milioni di persone senza guida o governo (memorabile la battaglia di Yonkers), abbandonati o trucidati da chi avrebbe dovuto proteggerli (toccanti i fatti di Amburgo e Kiev). E i testimoni ricordano e i sopravvissuti raccontano, senza soluzione di continuità e noi sprofondiamo in un nuovo e terribile medioevo, senza leggi ne denaro, privi delle certezze e dei confort che diamo per scontati, spogli infine di quei ridicoli orpelli dai quali crediamo di dipendere quotidianamente (TV, telefono, auto…).

Uno dei capitoli che ho trovato più interessante di WWZ è quello relativo alla “svolta”, i governi o ciò che ne resta hanno ripiegato con parte della popolazione in regioni protette e difendibili (le barriere naturali come le montagne diventano la salvezza dell’umanità). Riprendono in mano la situazione e tentano di ricomporre i detriti di una struttura sociale che non c’è più.

Ovviamente manca tutto, cibo, medicine, armi ecc. ma per prima cosa vengono riorganizzati e valorizzati i ” talenti”. Un alto funzionario governativo USA racconta che oltre il 65% della forza lavoro disponibile si rivelò essere formata da consulenti, manager, analisti, rappresentanti…il frutto di una economia post-industriale basata sui servizi: colletti bianchi e totalmente inutili! Iniziò quindi la rieducazione di questa massa di braccia senza talenti e quelli che prima erano in fondo alla piramide si trovarono ad essere in una posizione di importanza strategica: il manovale portoricano o la contadina redneck in cattedra ad insegnare e dirigere l’avvocato di Wall Street e l’Art-director di Hollywood!

Un altro colpo di genio di Max Brooks lo si legge nella seconda metà del libro, finalmente iniziamo ad intravedere il nuovo ordine mondiale! In che modo la “fiamma purificatrice” dell’epidemia e della guerra hanno modificato gli equilibri internazionali? Un’istantanea illuminante e abbastanza originale la fornisce, ad esempio, il ruolo di Cuba che passa da terzo mondo a terra promessa.

Sistemati i focolai interni, la perla dei Caraibi dovette far fronte ad una vera e propria invasione di profughi affamati e disarmati; centinaia di carrette del mare piene di americani (e non solo) che cercarono la salvezza la dove fino a poco prima vedevano la minaccia comunista! L’organizzazione e le risorse belliche dei cubani fecero si che la massa di disperati venne prima di tutto “bonificata” e poi “inserita”; i centri di quarantena si occuparono della prima parte del piano, l’offerta di un lavoro (umile) al di fuori dei campi di prigionia (chiamiamoli con il loro vero nome) fece il resto. “Sei a casa mia e obbedisci alle mie regole” questo fu il messaggio forte e chiaro urlato in faccia a 5 milioni (!!!) di profughi yankee e l’averli relegati nel gradino più basso della società aiutò ad imprimere bene il concetto.

Poi la svolta, un sistema a punti basato sulle ore di lavoro accumulate diede l’opportunità di “comprare” la libertà di altri “ospiti” dei centri: fu un successo, in 6 mesi si svuotarono i campi e gli esuli iniziarono ad infiltrarsi nella vita e nelle maglie della collettività cubana. In 10 anni l’isola è cambiata radicalmente, diventando una potenza economica e militare: granaio, centro manifatturiero, campo di addestramento e fulcro dell’aviazione per tutto il continente americano…una rigogliosa nazione capitalista :-).

Tutto WWZ è costellato di storie, aneddoti e situazioni come quelle che vi ho appena citato, vorrei presentarvi ancora almeno una dozzina di personaggi, tutti con il loro fardello di vita e morte da raccontarci. Figure di primo piano, eroi di grandi battaglie, politici coraggiosi e artisti geniali.

Ad esempio c’è un bellissimo ed ampio paragrafo dedicato ad un cineasta che sconfisse (quasi involontariamente) la depressione e i suicidi che falcidiavano la popolazione dei sopravvissuti nord-americani. Produsse e distribuì, con i pochi mezzi a disposizione, diversi film di propaganda e ridiede speranza a chi l’aveva persa, spazzata via dagli orrori vissuti.

E poi ci sono le persone comuni, quelle che nel momento del bisogno si trasformano in bestie o angeli, moderni schiavisti o novelli Schindler, comunque slegati dalla “causa” o dal credo: la sopravvivenza non ha colore, bandiera o partito che tenga, l’estinzione dell’umanità frantuma distanze, barriere e confini… o almeno questo è ciò che accade in WWZ!