L’apocalisse arriva al cinema. X-Men: Apocalisse è arrivato da sole ventiquattrore nei cinema di tutta Italia, ma è già oggetto di forte discussione. Bello o brutto? Soddisfacente o poco convincente? Qualunque sia la risposta, c’è da dire che gli X-Men del professor Xavier fanno, ancora una volta, un ingresso orgoglioso sul grande schermo portando Bryan Singer a firmare il suo quarto cinecomic della saga mutante.

Era il lontano 2000, ben oltre sedici anni fa, quando fa la comparsa sul grande schermo il primo vero cinecomic, prima ancora di coniare questo termine, in pompa magna. E sono proprio gli X-Men i portatori di tale peso e responsabilità.

I mutanti non tradiscono le aspettative che il mondo dei fan e degli addetti ai lavori ripongono in loro. Certo, nel 2000 la qualità degli effetti visivi non era elaborata come quella di adesso e le differenze con i fumetti non mancano di farsi notare, eppure nonostante questo la pellicola risulta convincente e verosimile nella sua rappresentazione dell’Universo generato da casa Marvel nel 1963.

Bryan Singer, supportato dalla produzione della 20th Century Fox e Lauren Shuler Donner, riesce a compiere davvero un piccolo miracolo. La sua superiorità in regia viene immediatamente riconosciuta, a tal punto da affidargli anche il secondo capitolo. Purtroppo, per cause private, la regia del terzo, X-Men – Conflitto Finale, venne affidata a Brett Ratner.

La pellicola, sebbene si lasci guardare, non cattura come i precedenti volumi e lascia anche la critica cinematografica piuttosto indifferente. Gran parte dei lati negativi risiedono nel non aver per nulla approfondito, e dato il giusto spessore e intensità, al personaggio di Fenice, centralissimo per questo capitolo. Certo, ancora non sanno cosa gli aspetterà tre anni più tardi, nel 2009, con X-Men le origini – Wolverine di Gavin Hood.

Ancora oggi, mettendo a confronto le prime due pellicole e i nuovi film firmati da Bryan Singer, è inevitabile riconoscere la superiorità stilistica di questo regista e la sua precisione certosina, oltre all’attenta cura nei confronti degli aspetti più introspettivi ed emotivi, nel trattare i mutanti che hanno, ormai, fatto la storia di questo genere.

Il successo della saga degli X-Men è dovuto a ogni suo singolo film che, rispetto a tutte le altre pellicole della Marvel, sa sempre distinguersi nonostante qualche parentesi meno riuscita.

Il vero punto di forza degli X-Men? Riuscire a portare avanti una continuità narrativa sempre coerente, nonostante gli sbalzi temporali che siamo, ormai, abituati a vedere.

La scuola del professor Xavier, così come i nemici, inizialmente amici, in questi sedici anni hanno cambiato faccia due volte, portando al cinema un vero e proprio confronto tra due generazioni.

Attenzione, non basta semplicemente cambiare volto a un personaggio per farlo sembrare più giovane e/o diverso. Infatti, X-Men riesce, pur prestando fede all’interiorità del personaggio, a portare in scena due aspetti differenti. Lo stesso personaggio, ma in due momenti opposti della sua esistenza.

E questo lo notiamo immediatamente con quelli che sono i personaggi cardine delle “due trilogie”: Charles Xavier e Magneto.

La mutazione è la chiave della nostra evoluzione. Ci ha consentito di evolverci, da organismi monocellulari a specie dominante sul pianeta. Questo processo è lento, e normalmente richiede migliaia e migliaia di anni. Ma ogni qualche centinaio di millenni l’evoluzione fa un balzo in avanti.

 

 

 

 

Professor X

Il professore. Colui che tutto vede e tutto sa. Charles Xavier è il centro della grande scuola degli X-Men. Mentore e al tempo stesso ancora per tutti gli X-Men. La sua saggezza è fonte di ispirazione, ma al tempo stesso di scontro.

 

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Il suo far zen e neutrale, non sempre è “ben visto” dagli X-Men dal temperamento più aggressivo, basti anche solo pensare ai primissimi incontri tra lui e Logan, ma anche al suo rapporto perennemente conflittuale con Erik, cioè Magneto.

Il cambiamento tra l’interpretazione di Patrick Stewart e quella di James McAvoy ci rivela le profonde differenze tra un Professor X saggio e attento a tutti i suoi studenti e un Charles non ancora pronto ad assumere un ruolo così decisivo.

Questa versione giovane di Charles è quasi estraniante: Sofferente, fragile, impulsivo e non sempre riflessivo. I cambiamenti sono veramente tanti, e ci rendiamo conto che sono tante le sofferenze, gli ostacoli e i tragici avvenimenti della vita di Charles Xavier che lo hanno portato poi a diventare il saggio professore che conosciamo.

La differenza sostanziale, così come vedremo nel caso di Magneto, tra prima trilogia e seconda trilogia è la più marcata neutralità e passività del personaggio. Lo Xavier di McAvoy è pronto a scendere in campo, in qualsiasi momento, mettendosi in gioco e rischiando la sua stessa vita. A differenza dello Xavier della prima trilogia che, pur mettendo sempre in gioco la sua vita pur di garantire la salvaguardia dei suoi studenti, non scende in prima linea sul campo, confinato nel suo Cerebro.

 

 

 

Magneto

Se c’è un elemento sul quale la vecchia trilogia degli X-Men “vince facile” è il suo cast. Ogni attore è perfettamente vestito dalla sua parte, e questo lo possiamo ben dire per Magneto, interpretato da Sir Ian McKellen.

Quando venne rivelato il cast di X-Men – L’inizio (2011) non poche furono le perplessità di affidare questo personaggio all’interpretazione di Michael Fassbender.

 

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Fassbender non solo si dimostra essere all’altezza del ruolo, ma è anche capace di dare un carattere molto più giovanile e tempo stesso avventato.

E, invece, Fassbender non solo si dimostra essere all’altezza del ruolo, ma è anche capace di dare un carattere molto più giovanile e tempo stesso avventato.

Se nella prima trilogia ci viene rivelato un Magneto cinico ma al tempo stesso passivo, poco incline all’azione in prima persona, nella seconda trilogia il posto viene preso da un Magneto in perenne movimento, pronto a scendere per primo in campo.

Le due trilogie ci mostrano, prima l’una e poi l’altra, i due volti dello stesso personaggio: quello di Magneto e quello di Erik. Un duplice ruolo ma che, alla fine, è sempre lo stesso. Nella nuova trilogia ci viene rivelato il profondo rapporto di amicizia che c’è tra Charles ed Erik e viene ripreso dai vecchi interpreti stessi all’interno di Giorni di un futuro passato.

Nella vecchia trilogia i due ci vengono inizialmente presentati come due nemici, o meglio, come due esseri con idee di pensiero del tutto opposte che, per forza di cose, non posso fare a meno di essere l’uno contro l’altro.

Il Magneto della vecchia trilogia è fortemente convinto nella supremazia del gene X, vista in maniera totalitaria come successione di specie. I mutanti sono il nuovo futuro, gli esseri umani sono passato e, in quanto passato, destinati all’estinzione.

Il “young” Magneto, invece, deve ancora imparare bene dai suoi stessi sbagli. È un personaggio mosso più da un sentimento di rivalsa, stanco di essere messo all’angolo o nell’ombra dalla razza umana. Gli X-Men non devono nascondersi, e se per farlo capire agli esseri umani c’è bisogno delle maniere forti, allora che guerra sia.

Charles ed Erik sanno però essere molto collaborativi tra di loro. Ovviamente questo avviene solo quando in ballo c’è il pericolo della loro stessa estinzione. Inoltre, nonostante i loro continui scontri, ideologici o meno, in ogni discorso, rimorso, battuta o chiacchierata tra vecchi amici, si riesce sempre a vedere il loro profondo legame.

 

 

 

Mystica

Accanto a questi due uomini, in particolar modo al fianco di Magneto nei film che vanno dal 2000 al 2006 e successivamente legata da un sentimento genuino a Xavier tra il 2011 e il 2014, troviamo l’avvenente Mystica.

Mystica è un personaggio molto complesso.

All’interno delle due trilogie ha avuto un’evoluzione nettamente differente, non solo se confrontata con le versioni cinematografiche di Rebecca Romijin e Jennifer Lawrence, ma anche con il personaggio dei fumetti.

 

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Mystica possiamo definirla un personaggio a sé stante, che agisce unicamente per il suo tornaconto personale. Cinica, egoista, doppiogiochista e traditrice. Questa è la Mystica all’interno del fumetto. Nei film la storia cambia nettamente. Tra le due trilogie, come detto prima, la vediamo spesso cambiare bandiera. Da braccio destro e adepta di Magneto a “schiava” dei propri sentimenti e della “cosa giusta da fare” nella nuova trilogia.

Mystica, all’interno della saga cinematografica, è un personaggio diviso da sentimenti contrastanti. Rispetto alla vecchia trilogia, nella nuova ha sicuramente preso maggiore consistenza. La sentiamo spesso parlare e avere voce in capitolo. Scopriamo i suoi sentimenti intensi nei confronti di Charles, in bilico tra l’amore fraterno e quello sentimentale, ma anche il suo schierarsi dalla parte di Magneto per un fine più ideologico.

Non è facile definire una posizione per Mystica in entrambi i film perché una posizione non ce l’ha.

In Giorni di un futuro passato, la vediamo mandare in fumo i piani di Magneto, ma non decide comunque di andare dalla parte di Xavier. Vive in un bilico costante.

La Lawrence ha avuto modo di approfondire molto di più il personaggio, a differenza della Romijin, decisamente molto più femme fatale all’interno dei film, che si è trovata a dover interpretare quasi un “jolly” schierato come arma e pedina di Magneto.

 

 

 

Wolverine

Menzione d’onore non può che andare a James Logan Howlett, l’immortale Wolverine. In quanto immortale, l’aspetto di Wolverine non cambia. Non è quindi un caso se a interpretarlo troviamo sempre il bravissimo Hugh Jackman che, ormai, con questo personaggio è un tutt’uno.

 

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Ma, allora, in questa sfilza di cambiamenti e differenze, perché citare anche lui?

Tra le due trilogie ci viene presentato un Logan leggermente diverso. Dal cinico, solitario e burbero Wolverine, in forte conflitto con i suoi poteri, passiamo a un personaggio molto più collaborativo e unito al gruppo, sebbene sempre burbero rimanga.

L’alone di sospetto su di lui vige sempre, soprattutto se ricordiamo il cameo di X-Men: L’inizio, eppure nel capitolo successivo riesce ugualmente a fidarsi di quel giovane Xavier, a tal punto da trovarsi lui stesso in quella condizione in cui deve convincere quello stesso giovane Xavier a cambiare il passato se non vuole ritrovarsi in un futuro in cui, per gli X-Men, non c’è posto.

 

 

All’interno della nuova trilogia viene anche dato spazio a personaggi che, nella vecchia, avevano ruoli decisamente più marginali o semplicemente di funzione. Un esempio, è Bestia, ancora nelle vesti di Hank McCoy, che risulta avere un ruolo abbastanza centrale, soprattutto nel suo rapporto con Xavier. Nella vecchia trilogia Bestia viene interpretato da Kelsey Grammer, mentre in quella nuova da Nicholas Hoult.

Centralissimo in questa seconda trilogia il personaggio di Shadowcat, interpretata da Ellen Page, soprattutto per quanto riguarda Giorni di un futuro passato. La nuova trilogia introduce poi anche due nuovi personaggi: Havok (Lucas Till) e Quicksilver (Evan Peters).

Se siete in pari con tutta la saga cinematografica degli X-Men, allora saprete benissimo che i cambiamenti attuati in X-Men – Giorni di un futuro passato hanno totalmente mutato gli avvenimenti della prima “trilogia”. Cosa vuol dire questo? Personaggi morti come Jean Grey e Cyclops, le vicissitudini della prima trilogia e degli stessi spin-off di Wolverine sono state modificate.

Come saranno stati sviluppati questi personaggi adesso che le carte in tavola sono cambiate e che le due linee temporali convergono?

Non vi resta che andarlo a scoprire al cinema.

 

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