Il futuro delle console portatili è sempre più incerto ora che smartphone e tablet hanno preso il sopravvento di prepotenza sul mercato. In questo approfondimento analizzeremo le cause che hanno portato a questa situazione.
Le console portatili hanno sempre avuto un mercato ed una funzione diversa dal, seppur complementare, settore delle console casalinghe.
A contraddistinguere il successo di certe console (e l’insuccesso di altre) è infatti il valore intrinseco di portabilità. In altri termini, la possibilità di giocare in mobilità a titoli divertenti e non troppo impegnativi, che fungano da divertimento “mordi e fuggi” mentre si è in tram, o in fila alle poste.
Senza troppi giri di parole, quando dici console portatile dici Game Boy di Nintendo.
Sebbene nel passato si possano trovare svariate console portatili, come l’Atari Lynx (rimasto nella storia in veste di peggior console portatile di sempre) o il rivale diretto del Game Boy made in Sega, il glorioso Game Gear (noto per la ridicola durata della batteria), il rettangolino di Nintendo è stato per moltissimi giocatori un fedele compagno di giochi per decenni.
Parola d’ordine: semplicità. Una croce direzionale e due tasti bastavano ad aprire mondi di infinito potenziale, giocabili da soli o in compagnia, in casa come al mare sotto l’ombrellone cercando un filo d’ombra che ti permettesse di guardare le immagini in quello schermo b/n con tonalità verdastra.
Il Game Boy si è poi evoluto nel tempo con varie reiterazioni, fino ad arrivare grazie all’intuizione e alla visione di Satoru Iwata al rivoluzionario Nintendo DS, che ora vive (forse) i suoi ultimi anni felici col nome di Nintendo 3DS.
Nintendo ha sempre capito l’importanza del fattore portabilità delle sue console, fattore che le ha permesso di vincere sempre abbastanza facilmente contro tutti grazie alla natura del software che si presta in modo ottimale allo scopo.
Da Super Mario fino ad arrivare ai giochi Pokémon (a detta di chi scrive, vero e proprio punto di forza delle portatili Nintendo) il colosso nipponico ha conquistato rapidamente tutto il mondo imponendosi come punto di riferimento per una intera fascia di mercato.
Con Nintendo DS, poi, è riuscita nell’intento di avvicinare al gaming portatile anche nuove utenze più casual, grazie a software tanto semplici quanto geniali incentrati sulla componente touch screen di DS, come l’intramontabile Brain Training.
Proprio nella gloriosa era del Nintendo DS però, Sony si faceva strada con PSP (PlayStation Portable) capace di offrire un dispositivo multimediale portatile per certi versi molto intuitivo, meno immediato per altri aspetti (basti pensare agli UMD Disc), ma fondamentalmente con un livello di resa grafica dei giochi mai visto prima su una console portatile.
L’hardware di PSP era di altissimo livello per l’epoca, e ha permesso la creazione di giochi molto apprezzati sia da critica che da pubblico tra cui spin-off di serie famosissime come GTA, Assassin’s Creed e God of War.
Inoltre tramite PSP era possibile anche ascoltare musica, guardare film e foto, e navigare su internet, cose che oggi sembrano banali ma in un periodo pre-smartphone non lo erano affatto e contribuirono al successo della console.
Successo che però non riuscì ad intaccare i numeri di un Nintendo DS che, come la sua controparte da salotto Wii, aveva letteralmente raggiunto risultati mai visti prima. Questo sempre per quel fattore di semplicità ed innovazione che contraddistingue la cosiddetta Nintendo Difference, e grazie a un parco giochi esclusivo difficile da contrastare.
Nintendo, come già detto in precedenza, ha evoluto l’hardware del DS aggiungendo la componente del 3D in Nintendo 3DS, ora arrivato a una nuova reiterazione con leggere migliorie chiamato New Nintendo 3DS. Sebbene non abbia raggiunto i numeri dell’originale DS, il 3DS ha comunque venduto molto bene ritagliandosi una fetta di mercato anche per questa generazione.
Più di ogni altra console ha messo in risalto anche la differenza tra la concezione occidentale e quella nipponica di videogioco. In Giappone è infatti una delle console più vendute e i titoli per 3DS dominano molto spesso le classifiche a discapito di produzioni colossali per le console casalinghe.
Sony invece ha sbagliato del tutto strategia con la sua PlayStation Vita, dotata di un hardware migliorato rispetto a PSP e di funzioni analoghe, ma evolute rispetto a questa. Sulla carta PS Vita si presentava come un’ottima console, dotata anche di un modulo 3G, touch screen e anche dorso touch. Cosa non avevano considerato allora gli ingegneri di Sony e, in parte, anche quelli di Nintendo?
Non avevano considerato che già da qualche anno i consumatori erano abituati a giocare in mobilità con i propri smartphone.
Giochi estremamente semplici, alla portata di tutti e di tutte le tasche (soprattutto) come Fruit Ninja e Angry Birds spianavano la strada ad una nuova dimensione del gioco in mobilità.
Con l’evoluzione incessante degli smartphone e l’ascesa dei tablet, il fenomeno ha assunto dimensioni considerevoli e tutta quella fascia di pubblico casual che DS aveva invogliato a giocare ha iniziato a chiedersi: perché acquistare una console portatile quando posso giocare tranquillamente con il mio smartphone che ho sempre a portata di mano?
Nintendo ha però continuato per la sua strada, quasi incurante di questa evoluzione e delle tendenze di mercato. Il Nintendo 3DS si configura ancora oggi come un’ottima scelta per chi cerca un’esperienza di gioco portatile qualitativamente alta grazie a produzioni fortissime che hanno affiancato i classici made in Kyoto, da Inazuma Eleven a Yo-Kai Watch, da Fire Emblem fino ai nuovi Monster Hunter di Capcom.
Sony invece, che inizialmente aveva supportato PlayStation Vita sulla quale abbiamo visto giochi del calibro di Gravity Rush o Uncharted: L’abisso d’oro, l’ha gradualmente lasciata al suo destino abbandonando qualsiasi produzione first party di un certo peso. La console è stata per lo più supportata da sviluppatori indipendenti con risultati altalenanti.
In Giappone continua anche ad avere un discreto mercato grazie alle molte visual novel, genere praticamente sconosciuto in quanto non particolarmente apprezzato da noi in occidente. PlayStation Vita è senza dubbio l’esempio più lampante del declino delle console portatili, rappresentando un flop davvero notevole per un prodotto che porta il marchio PlayStation.
Non sono ancora chiari i piani di Nintendo per il futuro del suo ambito portable, è in atto una partnership con DeNa, abbiamo visto recentemente il rilascio per iOS e Android dell’app Miitomo ed è già stato annunciato l’attesissimo Pokémon GO.
https://www.youtube.com/watch?v=d4ZgD19y5KY
Da tempo si vocifera anche un’eventuale componente portable, oltre che fissa, del misterioso nuovo hardware NX, ma per ora non ci sono certezze. Che questa sia stata l’ultima generazione di console portatili?
L’avanzata di smartphone e tablet sembra inesorabile, viste anche le potenzialità social che questi dispositivi permettono di integrare in tantissimi giochi di successo come Candy Crush Saga piuttosto che Clash of Clans. Per smartphone sono stati anche sviluppati negli ultimi anni giochi degni di encomi da parte della stampa di settore come Monument Valley e sempre più software house, prima fra tutte Square-Enix, stanno portando su smartphone e tablet i loro classici più famosi, dai vari Final Fantasy a Chrono Trigger ecc…
Questa sarà la fine delle console portatili? O possiamo aspettarci qualcosa di nuovo che tenga in vita questo settore da Sony, Nintendo, o magari nuovi attori?
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In testa e in cover oggi: Que abunden los pixels by Kaeru.