Abbiamo provato la open beta di Overwatch, il nuovo sparatutto online di Blizzard: in questa anteprima vi descriveremo le nostre impressioni sul nuovo titolo dei creatori di Warcraft.
Cominciamo col dire che Overwatch da un’ottima impressione di sé con questa open beta, segnando un esordio in grande stile per Blizzard in un genere nel quale si avventura per la prima volta in tanti anni di sviluppo.
Quando si parla di Blizzard infatti la nostra mente non può che viaggiare subito in tre direzioni ben precise: Warcraft, Starcraft e Diablo. Giochi che hanno fatto la storia di una industria in continua evoluzione, ma ben lontani come genere da uno shooter.
La beta pubblica si è svolta dal 5 al 9 Maggio (ma visto l’enorme riscontro è stata poi estesa fino al 10) e la versione da noi testata è stata quella PlayStation 4.
Il gioco finito uscirà ovviamente sia per PC che per PlayStation 4 e Xbox One il 24 Maggio.
Torna lo sparatutto multiplayer a squadre
Era da tempo che al mercato mancava uno sparatutto multiplayer a squadre bello diretto, senza troppi fronzoli. Precisiamo da subito, per chi non lo avesse ancora capito, che la natura di Overwatch è proprio questa. Non abbiamo una campagna nè una classica trama orizzontale, il titolo di Blizzard è completamente improntato sull’esperienza online.
Una scelta coraggiosa che premia però un prodotto davvero convincente, a differenza di ibridi tentativi visti negli ultimi anni di coniugare in un’unica soluzione da MMORPG queste due facce della medaglia anche su console (salta subito alla mente Destiny di Bungie).
Tutti gli eroi di Overwatch hanno però una storia, un brackground e degli intrecci a cui fanno dei riferimenti durante il gioco con delle battute, questi però non sono direttamente riscontrabili nel titolo. Blizzard ha realizzato vari corti animati incentrati sui vari eroi ed è in programma anche la realizzazione di un romanzo ed un fumetto che si focalizzeranno sulla storia (o la mitologia, per meglio dire) di questo titolo.
Overwatch come primo impatto riporta alla mente l’eco di titoli quali Quake e Team Fortress, ma riesce in pochissimo tempo a catapultarci in una struttura di gioco molto più evoluta e al passo coi tempi, che ben si presta ad essere giocata anche su console.
Dopo un breve ed essenziale tutorial sulle basi del gioco, abbiamo iniziato a buttarci nella mischia tra le quattro modalità di gioco disponibili.
La modalità Partita Rapida ci fa iniziare da subito a giocare con un match making veloce che troverà altri giocatori al nostro livello. La modalità Partita Contro l’I.A. permette invece di misurarsi contro l’intelligenza artificiale invece che contro altri giocatori e la modalità Partita Personalizzata molto semplicemente di gestire le singole impostazioni della partita e giocare direttamente con i propri amici. Infine abbiamo la modalità Eroi Misteriosi (Rissa Settimanale).
A parte questa preliminare suddivisione, le modalità vere e proprie non si limitano mai alla semplicistica uccisione degli avversari, con formule conosciute come death match e death match a squadre. La formula 6 contro 6 pone l’accento sull’interazione delle varie classi (di cui parleremo a breve) nell’ecosistema della squadra. Bisogna cooperare per ottenere un traguardo comune in tre diverse macro-modalità: Assalto, Scorta e Controllo.
Nelle missioni Assalto la squadra in cui giochiamo avrà il compito di conquistare diversi punti di controllo della mappa difesi dalla squadra avversaria. Ogni obiettivo va conquistato entro un tempo limite, per far ciò sarà necessaria la giusta sinergia tra le classi dei vari eroi che compongono il team dei sei giocatori.
Nelle missioni Scorta, come intuibile, la nostra squadra ha il compito di difendere un mezzo che si sposta all’interno della mappa dalle offensive della squadra avversaria.
Assalto e Scorta possono anche susseguirsi all’interno di una stessa partita, creando una modalità ibrida funzionale per la diversa formazione strategica da adottare come squadra.
Infine le missioni Controllo si articolano con due squadre, entrambe poste all’attacco di una area della mappa, che dovranno scontrarsi per riuscire a vincere la missione in tre diversi round.
Ciò che si evince chiaramente da quanto detto sopra, è come Overwatch punti tutto sulla conquista del territorio delle mappe, molte e molto diverse tra loro, alcune più canoniche e altre davvero ispirate con ambientazioni che spaziano dal Tempio di Anubi a Hollywood. Il sistema di modalità si assimila facilmente e dopo qualche partita è facile prendere la mano con i vari obiettivi di ogni missione. Ciò che richiede invece qualche ora di gioco in più e decisamente più tentativi, è la scelta dei propri eroi. Possiamo scegliere tra 21 diversi eroi, tutti con una storia, un background, caratteristiche e abilità uniche riconducibili a una classe.
Nel tutorial faremo subito conoscenza con il Soldato-76 (uno dei personaggi più versatili e di semplice utilizzo) e con Tracer. All’interno del menù di selezione del personaggio però, ci sarà una vastissima scelta suddivisa in quattro specializzazioni dei vari eroi.
Più precisamente troviamo sei personaggi specialisti d’attacco (è il classico dps, che vanta una discreta velocità d’azione in relazione a una moderata potenza di fuoco, i due eroi di cui parlavamo prima fanno parte di questa categoria che risulta estremamente versatile e di gran lunga la più adatta per i giocatori alle prime armi).
Sei personaggi anche per la categoria degli specialisti di difesa (identificati con la torre, sono i nostri cecchini e attaccano prevalentemente a distanza, molto veloci e precisi, sono personaggi di supporto molto importanti per una squadra e meno immediati da usare per via delle loro peculiarità tecniche).
Cinque personaggi invece specialisti tank (membro fondamentale per ogni squadra, ha il compito di spianare la strada e funge anche da barriera per gli altri personaggi. I tank sono personaggi di grande stazza, estremamente potenti ma anche molto lenti in media. Alcuni degli eroi appartenenti a questa categoria hanno praticamente solo attacchi melee).
Da ultima, ma non per importanza, la categoria che conta quattro personaggi specialisti in supporto (comunemente definite healer, la cui funzione è nevralgica per la buona riuscita di ogni missione. Nessuna squadra può fare a meno di un healer, questo può curare le ferite e potenziare le capacità degli altri membri, fungendo da vero e proprio supporto strategico).
Infine bisogna spendere qualche parola per il comparto tecnico e audio visivo di Overwatch. Tecnicamente lo sparatutto di Blizzard se la cava molto bene, le mappe sono dettagliate e coloratissime e realizzate con un ottimo level design, nonostante si tratti ancora di una beta anche il dettaglio è di alto livello e il frame rate stabile.
La versione da noi testata è quella PlayStation 4 e un discorso analogo si può sicuramente ricondurre anche a quella Xbox One, su PC invece quanto più il vostro hardware è performante, tanto più potrete godere di Overwatch al massimo delle sue capacità.
Lo stile delle animazioni, delle mappe, degli eroi e delle armi è molto vivace e a tratti cartoonesco, cosa che potrebbe non piacere a tutti ma che non stanca l’occhio e rende il gioco pieno di mille graditissime sfumature. Anche il comparto sonoro è molto valido, con una nota estremamente positiva per un doppiaggio in italiano di prim’ordine.
Se siete degli amanti degli shooter multiplayer a squadre, Overwatch non vi deluderà e potrà regalarvi moltissime ore di divertimento di qualità.
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