Siamo abituati a pensare che la tecnologia moderna batta quella più vecchia. Però questo non è sempre vero: vediamo insieme un po’ di casi in cui la “bassa” tecnologia funziona meglio di quella “alta”.

 

 

M-Pesa

M-PesaVorreste poter pagare il caffè, il Taxi e le bollette con il telefono? Per farlo, dovete andare in Kenia, dove è dal 2007 che la gente paga quasi tutto col telefonino invece che coi soldi veri.

In Kenia usano infatti i vecchi SMS come veicolo di trasferimento del denaro, invece di altri sistemi più moderni, e quindi si è potuto cominciare ad usare quel sistema molto prima che gli Smartphone fossero ampiamente diffusi, senza bisogno di aspettare che le aziende produttrici si accordassero su uno standard comune da utilizzare (cosa che peraltro non hanno ancora fatto).

Lo standard di pagamento in oggetto si chiama M-Pesa (da “Mobile” e “Pesa”, che in Swahili significa “denaro”), è attualmente utilizzato in Kenia, in Tanzania, in Afghanistan, in Sud Africa, in India e, dal 2014, si sta espandendo anche in diversi paesi dell’Europa dell’est, a partire dalla Romania.

Con l’abbonamento a M-Pesa, usando un qualsiasi telefonino, anche molto vecchio, è possibile:

  • Prelevare e depositare soldi sul conto
  • Trasferire soldi tra utenti di M-Pesa, e anche accreditarli anche a persone fuori dal circuito M-Pesa
  • Pagare prodotti o  bollette
  • Utilizzare i servizi bancari

Per avere una idea di quanto sia diffuso il servizio, in Kenia M-Pesa nel 2011 era già utilizzato da 17 milioni di persone.
Paradossalmente, il motivo di una tale capillare diffusione è proprio la scelta di usare una tecnologia vecchia.

I paesi in cui M-Pesa ha preso piede, sono quelli con basso reddito, ma con alte possibilità per le persone di essere vittime di atti criminali.
Se andare in giro con il contante è potenzialmente pericoloso e, con il telefonino che chiunque già possiede, si dà la possibilità di evitare questo pericolo, ecco creata la perfetta killer-application.

In bassa tecnologia.

 

 

 

La Millennium Challenge 2002

Nel 2002 l’esercito degli Stati Uniti ha condotto una esercitazione simulata di guerra il cui scenario vedeva in contrapposizione la squadra Blu (gli Stati Uniti), contro la squadra Rossa (un avversario di un paese mediorientale, che aveva tutte le caratteristiche per assomigliare all’Iran).

 

MilleniumChallenge2002

 

A capo delle operazioni della squadra Rossa, fu chiamato il Generale Paul Van Riper, che aveva combattuto in Vietnam negli anni ’60, ed era già in pensione dal 1997.

Van Riper si rese subito conto che la forza dei due contendenti era troppo sbilanciata a favore della squadra Blu, e decise quindi di utilizzare una strategia di Guerra asimmetrica.

Per evitare che gli ordini venissero intercettati dalle contromisure tecnologiche della squadra Blu, i Rossi pianificarono di usare dei motociclisti per portavano gli ordini scritti su carta alle truppe al fronte, e dei segnali luminosi (simili a quelli utilizzati durante la seconda guerra mondiale) per sincronizzare gli eventuali attacchi aerei.

Quando i Blu mandarono un ultimatum ai Rossi, dichiarando che avevano solo 24 ore per arrendersi, Van Riper calcolò la posizione in cui avrebbero dovuto essere le navi Blu per arrivare in zona di sbarco 24 ore dopo, e mandò in zona una flottiglia di navi da pesca segretamente preparate per combattere. Alcune erano fornite di armi convenzionali, e di missili, altre erano attrezzate per attacchi suicidi.

Nella imboscata che scaturì, partì dalle barche da pesca una nutrita salva di missili a corto raggio, e vennero così affondate 16 navi Blu in totale: una portaerei, dieci incrociatori, e sei mezzi anfibi da sbarco.

Se invece di essere una simulazione fosse stata una guerra vera, il solo primo attacco dei Rossi avrebbe causato alla squadra degli Stati Uniti più di 20.000 morti.

La peggiore disfatta navale dai tempi di Pearl Harbor.

Al terzo giorno l’esercitazione fu sospesa e ricominciata da capo, ma con regole differenti. La squadra rossa avrebbe avuto l’obbligo di tenere accesi i radar in modo che potessero essere individuati e colpiti, di comunicare con mezzi tecnologici, e le fu negata la possibilità di usare attacchi non convenzionali.

A seguito di queste nuove regole, Il generale Van Riper decise di abbandonare il comando della squadra rossa e di ritirarsi dalla esercitazione. Dovette perciò essere sostituito.

Alla fine quindi la squadra Blu vinse, ma solo perché aveva proibito alla squadra Rossa di combattere usando una strategia a bassa tecnologia.

 

 

 

Le invenzioni per il terzo mondo

Per i paesi in via di sviluppo si producono le migliori soluzioni tecnologiche di basso livello. Hanno infatti le stesse esigenze dei paesi più sviluppati, ma una bassissima disponibilità economica e poche infrastrutture.

Qualche esempio interessante:

 

Il frigorifero senza elettricità

Si prende un vaso grande, ci si infila dentro un vaso più piccolo, e nella intercapedine tra i due vasi si mette della sabbia bagnata, coprendo il tutto con un panno bagnato.

 

FrigoriferoSenzaElettricità

 

L’evaporazione dell’acqua abbassa la temperatura tra i 15 e i 20 gradi, rispetto alla temperatura ambiente, rendendo così l’interno fresco.

Costo per costruire uno di questi “frigoriferi”: 2 dollari.

Per questa trovata l’inventore, Mohammed Bah Abba, ha vinto un Rolex Award e si è portato a casa un premio di 100.000 dollari.

 

Lo sminatore autonomo a vento

Una serie di pali di bambù, incastrati su una sfera centrale, che appoggiano su piedi di materiale plastico. Il costo totale dei materiali è di circa 40 euro.
La sfera risultante è abbastanza pesante da attivare le mine antiuomo, ma abbastanza leggera da essere spinta dal vento.

 

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Basta rilasciare una serie di Mine-Kafon (questo è il nome dell’invenzione) nei pressi di un campo minato, o di una zona sospetta, e attendere le esplosioni.

L’inventore è Massoud Hassani, un Afgano emigrato in Olanda. L’invenzione ha raccolto quasi 120.000 sterline su Kickstarter nel 2013 ed è stata premiata innumerevoli volte.

E’ attualmente in sviluppo una versione migliorata.

 

 

La lampada a forza di gravità

Una lampada, una dinamo, una carrucola, e un gancio. È quello che serve per avere luce per circa 30 minuti semplicemente appendendo un peso tra gli 8 e i 12 Kg al gancio.

 

GravityLight
La gravità abbassa il peso, la dinamo produce corrente, e la luce si accende.

Sembra poco, ma nel terzo mondo l’illuminazione casalinga dipende dal kerosene, che è troppo caro rispetto al reddito medio, produce danni ai polmoni di chi ne inala i fumi, e genera rischi di incendi.

La seconda campagna di sottoscrizione, su Indigogo, ha raccolto più di 375.000 dollari, con l’intento di iniziarne la produzione direttamente in Kenia, e renderne quindi il prezzo abbordabile a quelli che più ne hanno bisogno.

Maggiori informazioni su gravitylight.org