Poco tempo fa vi abbiamo propinato un viaggio interessante: dai racconti di Sapkowski alla primavera videoludica polacca, dalla nascita di CD Projekt ai primi due episodi dello Strigo. Che siate già predatori affamati in attesa del vostro pacco contenente The Witcher 3 o semplici passanti incuriositi dal maggior tam-tam fantasy dei tempi recenti, è difficile che un videogiocatore di ruolo non sia consapevole che la fine della trilogia di Geralt è dietro l’angolo e si prospetta più che eccellente.

Gli embarghi sono scaduti, il dado è tratto e le mandibole furiosamente addentano con impazienza il momento della verità.

 

 

Vi capiamo, sul serio… i titoli di qualità – quella vera, inossidabile, che mette d’accordo tutti – sono sempre meno e nonostante l’impegno dei publisher nel devastare con costanza il concetto di day one per via di problemi, bug, imperfezioni e framerate ballerini, ancora qualcosa che vinca la sfida e offra un pacchetto superiore alla somma dei suoi problemi sembra esserci.

The Witcher 3 pare ripagare con egual moneta mesi, anni di aspettativa; gliene hanno dette di tutti i colori, ai polacchi, su downgrade e trailer posticci senza però tenere forse conto delle spiegazioni, il rilascio della next-gen, la transumanza delle DirectX e l’ormai ovvio legame a doppio filo tra console e PC che rende l’universo videoludico, di fatto, molto più connesso di quanto sembri.

 

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E per quanto i tifosi siano fatti così, fanatici difensori sempiterni della propria squadra, spesso basterebbe un briciolo di dialettica senza paletti per spiegare in che modo un paio di console figlie della crisi giustifichino quel rapporto spesa/impresa al quale il PC dovrà ormai sempre, e comunque, relazionarsi cercando solo di migliorarne la resa.

Per quello che abbiamo visto, il risultato è da spellarsi le mani dagli applausi.

Se consideriamo il flop assoluto di alcuni dei più blasonati blockbuster distribuiti nei tempi recenti, spacciati per titoli di riferimento del nuovo decennio e di questo diventati invece zimbelli, ben venga che qualcuno stia tirando fuori da queste scatole un calderone di qualità e quantità.

Di free-roaming ne hanno provati a fare tanti, ma il mondo di The Witcher 3 sembra avere quel qualcosa in più in grado di prendere e sbeffeggiare un po’ tutti per caratterizzazione di fauna e flora, unico peccato il caricamento che bloccherà i vostri impeti caricando tra le due metà della mappa. Soverchiati da tutto il resto ci farete l’abitudine, ne siamo sicuri, perché di roba da fare ce ne è veramente tantissima.

 

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Corse con i cavalli, contratti per cui trovare i mostri e analizzarli come novelli cacciatori portandone il trofeo sul cavallo e ottenendone dei bonus aggiuntivi, parti stealth e cacce al tesoro con le quali trascorrere tanto tempo per fare del gran bene al nostro inventario.

CD Projekt ci aveva promesso di lavorare duramente per non far annoiare durante l’avventura e a quanto sentiamo sembra proprio abbiano mantenuto l’impegno.

C’erano alcuni fattori dei primi due capitoli che proprio non si riuscivano a digerire bene, primi tra tutti l’inutilità della sezione alchemica e un albero dell’avanzamento dove se avessero inserito solo la frazione relativa alla spada non avrebbero fatto un soldo di danno. Beh, si prospetta finalmente un bel salto in avanti: i reagenti faranno la loro parte, talenti e abilità garantiranno pari dignità all’esperienza accumulata e le fetch-quest avranno – era ora – un significato pratico nell’economia dello Strigo.

 

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Ancora una volta, se di queste storie non ne avete mai sentito parlare, nessuno vi obbliga a rigettarvi come novelli retrogamer sul passato (o sulla wiki) per aggiornare le informazioni e godere appieno di quanto partorito dalla narrazione: i ragazzacci hanno creato un tessuto di dialoghi del quale se conoscete qualcosa meglio per voi, ma se non ne sapete una virgola non preoccupatevi. Siete comunque salvi.

Poi ci sono le barche: Geralt nuota, niente più aree delimitate da confini invisibili, è pieno di procaci maghe e potete esplorare per centinaia di ore. Sono passati quattro anni dal secondo episodio e francamente, con l’orgoglio di chi ci ha creduto sin dall’inizio, ci sentiamo di fronte a quel tassello evolutivo di cui iniziavamo ad averne bisogno.

È cosa ovvia mostrare un progetto sulla base di un’idea di futuro e poi trovarsi a modificarne in toto l’anima a fronte di inciampi tecnologici imprevisti.

È stata alzata la barra e pazienza per i trailer di due anni fa, ormai ci abbiamo fatto il callo. A sentire gli sviluppatori è cosa ovvia mostrare un progetto sulla base di un’idea di futuro e poi trovarsi a modificarne in toto l’anima a fronte di inciampi tecnologici imprevisti. Lo sappiamo, suvvia, l’errore è di chi abbocca, di chi non ha ancora capito che vengono sempre fatti vedere dei film interattivi e ciò che ne esce è sempre di meno.

 

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La cosa fondamentale è che ciò che arriva soddisfi i bisogni vigenti e tanti auguri a chi oggi necessita di un prodotto che giustifichi un PC da migliaia di euro per salvare dal patibolo le case di sviluppo. Spiacenti, ragazzi, quel mondo esasperato è finito e oggi sono le console a dettare gli standard, nel bene e nel male. Ben venga quindi un open-world completo, sincero, pieno, variegato che gira bene sulle scatole e fa una figura maestosa su PC, magari a 4K. Chiunque viva su questo mondo non poteva chiedere di più.

È probabile che quella appena narrata sia l’ultima avventura di Geralt; se anche CD Projekt dovesse tornare nelle terre di Sapkowski, non crediamo lo farà prima di parecchi anni.

Se vi piace perdervi in un mondo fantasy coerente e credibile, l’umiltà di CD Projekt ha generato un mastodonte in grado di prendervi per mano e farvi emozionare. Vi farà anche perdere una valanga di tempo, magari malnutrendovi per tornare li davanti. Poi scoprite che l’universo vi piace sul serio e comprate i libri, guardate la serie TV (meglio di no) e spulciate il cast del nuovo film in arrivo.

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Posted by Lega Nerd on Wednesday, May 20, 2015