Ogni estate, da ormai una decina di anni a questa parte, una flotta di oltre 200 macchine prossime alla rottamazione si dà appuntamento a Londra per partire per la più grande avventura rimasta sul nostro pianeta.
Puntando il muso verso l’estremo oriente, questi moderni esploratori sperano di raggiungere la loro esotica destinazione, la leggendaria Ulan Bator, capitale di uno degli stati più selvaggi rimasti sulla Terra, la Mongolia.
Cos’è il Mongol Rally?
Il Mongol Rally è un evento benefico e non competitivo organizzato da un gruppo di ragazzi inglesi che si fanno chiamare The Adventurists e il cui motto è
Fighting to make the world less boring.
Partendo da questo principio, nel lontano 2001 Tom Morgan, al volante di una nostrana FIAT 126, decise di andare da Praga a Ulan Bator.
Non ce la fece, probabilmente gli era passata la sbronza, ma l’idea ormai era ben salda nella sua testa. Il primo vero Mongol Rally vide quindi la luce nel 2004 e divenne subito un evento a ricorrenza annuale.
Quest’anno si tiene l’edizione del decennale che conterà al via almeno 200 equipaggi stipati nel proprio mezzo designato.
A questo riguardo bisogna citare le uniche due norme che compongono il suo regolamento e che rendono subito chiara la vocazione di questo rally non competitivo:
- L’automobile deve avere una cilindrata massima di 1’000cc
- Be ridiculous
La prima regola limita la scelta della vettura praticamente alle sole utilitarie, adatte al percorso del rally quanto un AT-AT ad un podracing.
È doveroso aggiungere che i partecipanti di solito non si limitano a scegliere macchine con motori sottodimensionati, ma spesso si dotano di veicoli usciti dalla catena di montaggio da decenni.
Fra i modelli più scelti figurano infatti, tra gli altri, Renault 5, Nissan Micra e l’orgoglio nazionale FIAT Panda.
Il secondo punto è più un modo di vivere la corsa piuttosto che una regola. Partire da Londra e arrivare in Mongolia, anche con una macchina con una cilindrata da tosaerba, non comporterebbe grandi problemi se si utilizzassero autostrade, se si usasse un navigatore GPS o semplicemente si avesse una minima di idea di ciò che si sta facendo.
Fortunatamente lo spirito del Mongol Rally spinge i partecipanti a gettarsi come pecorelle esploratrici nella nera nebbia del mondo.
Quindi niente autostrade ma solo percorsi secondari (ancora meglio se sullo sterrato), bivacco in tenda sul ciglio del percorso, cartine vecchia scuola, seguire l’istinto e non un itinerario prestabilito e, in sostanza, fare tutto quello che vostra madre disapproverebbe (sì, anche mangiare fuori pasto).
Dove?
La partenza ufficiale del Mongol Rally 2014 è a Londra. Da qui le macchine hanno due giorni per raggiungere il castello di Klenova, in Repubblica Ceca, dove si terrà la festa per la partenza con tutti gli equipaggi e si partirà, con le debite tempistiche di recupero, in direzione Est, sperando di raggiungere Ulan Bator in qualche maniera.
Il tragitto dalla Repubblica Ceca alla Mongolia non è stabilito, ogni team deciderà che strada prendere.
Le opzioni sono principalmente due: la prima, detta Northern Route, prevede di passare a nord del Mar Caspio, attraversando principalmente le Repubbliche Baltiche, la Russia e il Kazakhistan (stranamente la favorita, in quanto tocca tutti i principali paesi del Gnocca Tour®); la seconda, detta ovviamente Southern Route, include paesi come la Turchia, l’Iran e il Turkmenistan per ricongiungersi con quella più settentrionale prima di entrare finalmente in Mongolia.
I chilometri previsti quindi per arrivare a destinazione variano da un minimo di circa 12’000 fino a superare abbondantemente i 25’000 e per percorrerli si impiegano in media una quarantina di giorni, guidando quindi in media quasi 500 chilometri al giorno.
La media giornaliera potrà non impressionare, ma bisogna tenere conto del fatto che la maggior parte del tragitto sia rappresentato da tratti che farebbero sembrare la Salerno-Reggio Calabria il Nürburgring.
Perché?
Qual è la motivazione che può spingere una persona nel pieno delle proprie facoltà a compiere un’idiozia simile?
“Bored!” E poiché non tutti possono sparare al muro di casa propria, l’unica soluzione è partire per quella che, vista la scandalosa penuria di terre inesplorate degli ultimi anni, sembra essere un’accettabile avventura in terre selvagge. Oltre a questo il rally ha un lato benefico.
Ogni squadra partecipante deve raccogliere e devolvere in beneficenza almeno 1000 sterline britanniche.
Ogni squadra partecipante deve raccogliere e devolvere in beneficenza almeno 1000 sterline britanniche, che al cambio attuale sono circa 1250 euro (sossoldi). Le organizzazioni sostenute da ogni squadra sono almeno due.
Gli organizzatori impongono di donare almeno 500 sterline a CoolEarth che combatte per la difesa della foresta amazzonica e lasciano ai partecipanti libera scelta sull’altra organizzazione da sostenere.
Le Frèye Poulì
Quest’anno, al Mongol Rally 2014, parteciperà anche una squadra italiana, chiamata Le Frèye Poulì, che, partendo da Aosta, cercherà di raggiungere Ulan Bator al volante di una Fiat Panda primo modello raccontando l’impresa sia su facebook che sul blog.
Il team è composto da due membri: Enrico Frand-Genisot e suo fratello, Alberto, avventurieri e universitari nel tempo libero. Volendo mettere a frutto la propria abilità nel fare cose stupide per fare del bene i due si sono iscritti al rally quasi per gioco.
Il principale fautore dell’impresa, Enrico, avendo iscritto il team e avendo trovato solo un’automobile a due posti, nella sua illuminata saggezza decise di partire per un rally con l’unica persona di sua conoscenza non munita di patente di guida, suo fratello.
Il Mezzo
La scelta della vettura è caduta, dopo interminabili consultazioni, su di un’angusta Fiat Panda primo modello (e no, purtroppo non è più grande dentro).
L’entusiasmo suscitato dal mezzo è stato immediato, smorzato solo da fatto che di spartano non c’era solo la livrea rossa.
Mancando ogni optional i membri del team hanno potuto fare sfoggio delle conoscenze acquisite grazie ad anni di Gran Turismo, smaronando guidando il meccanico nella customizzazione del veicolo.
Montando sospensioni KYB, un’autoradio Alpine, una radio CB e dei fari di profondità sul tetto, aggiungendo una batteria aggiuntiva che servirà ad alimentare tutta l’attrezzatura elettronica che si porteranno dietro e altre amenità del genere (vari inserti in pelouche), i due hanno ottenuto un mezzo che pur essendo pronto per ogni fondo manca dell’aria condizionata.
L’aggiunta degli adesivi degli sponsor e il logo del team in bella vista garantiscono la necessaria ridicolezza all’insieme, indispensabile per il completamento dell’impresa.
Il Percorso
Il percorso designato per l’andata sarà quello che unisce la Southern con la Northern.
La partenza è fissata da Aosta e la prima tappa sarà la festa per la partenza a Praga. Da qui, ripresisi dai postumi, il viaggio volgerà verso nord e, attraversate le repubbliche baltiche, in Russia.
Superata Volgograd, sconfineranno in Kazakhistan per poi raggiungere l’Uzbekistan.
Successivamente percorreranno la Pamir Highway che attraversa il Tagikistan e il Kirghizistan, raggiungendo quote di oltre 4’500 metri sul livello del mare. La città successiva sarà Almaty, in Kazakistan, per entrare in Mongolia attraversando, per l’ultima volta, la Russia. Il ritorno sarà meno contorno: da Ulan Bator fino a Mosca in linea retta, poi San Pietroburgo e, infine, Aosta.
Beneficenza
Sulla piattaforma JustGiving è possibile aiutare a raccogliere fondi per l’ente di beneficenza sostenuto dal team, Foguni. Questa associazione opera con programmi di scolarizzazione nelle zone rurali più povere del Burkina Faso.
Ogni donazione a favore dei programmi d’istruzione di Foguni è l’unica speranza che un bambino del Burkina Faso abbia per diventare un giorno un nerd.