Ricordate il recente video di Dave Hakkens sull’idea Phonebloks? Se ve lo siete persi, il designer olandese ha avanzato la proposta molto geek di dare vita allo smartphone modulare: telefoni da assemblare a mo’ di lego, che lasciassero all’utente la possibilità configurare l’hardware scegliendo da sé quali pezzi e come montarli.
L’idea ha riscosso ovviamente un enorme successo, ma quasi tutti dopo l’eccitazione iniziale si sono resi conto delle immense difficoltà realizzative.
Oltre a quelle tecniche, su cui solo gli addetti ai lavori potranno fare chiarezza, l’ostacolo più lampante sembrava la ratio economica dell’idea: una mossa che favorisse più il consumatore che il produttore, la fine del cambio di telefono ogni x anni (con x troppo basso per le nostre tasche), e la morte dell’obsolescenza programmata.
A smentire queste considerazioni realiste ci ha pensato Motorola, la nota azienda americana rilevata non troppo tempo fa da mamma Google.
Sul blog ufficiale questo lunedì è comparso un breve articolo ad opera di Paul Eremenko con cui annunciava l’intenzione di lanciarsi nell’ambizioso progetto.
Nei sei mesi scorsi l’azienda ha visitato prestigiosi atenei americani (come Caltech, Texas A&M e MIT) a bordo di un furgone ricoperto di velcro di nome Sticky, pieno di Smartphone Motorola rootati e hackabili e stampanti 3D, per organizzare delle make-a-thons.
Nel corso di questa iniziativa davanti agli occhi del team MAKEwithMOTO si è aperto lo scenario di un nuovo ecosistema hardware aperto.
We asked ourselves, how do we bring the benefits of an open hardware ecosystem to 6 billion people?
Meet Ara.
Il Project Ara, portato avanti dal Motorola’s Advanced Technology and Projects group, prevede lo sviluppo di “una piattaforma smartphone che sia modulare, aperta, personalizzabile, fatta per tutto il mondo“.
Il design propone un endoscheletro in grado di tenere uniti tutti i moduli; ogni modulo potrà essere dotato di qualsiasi tipo di hardware il mercato saprà sfornare.
Per realizzare questo Motorola ha preso contatti proprio con Dave Hakkens, riconoscendo che l’esito felice di Ara dipende non solo dal lavoro tecnico, che secondo il suddetto articolo l’azienda americana sta portando avanti da più di un anno, ma anche dal supporto di una folta community, cosa che il video di Hakkens aveva già fatto nascere riunendo gli interessati a Phonebloks.
La to do list è lunga, il Project Ara Team in collaborazione con la community Phonebloks intende cercare dei research scouts che indaghino sulle scelte della gente e contattare sviluppatori per i primi moduli, prefiggendosi di rilasciare un’alpha del Module Developer’s Kit (MDK) già da questo inverno.
Sulla realizzazione di questo progetto ci è concesso essere fiduciosi, Motorola non si sarebbe lanciata in dichiarazioni così palesi se non fosse sicura di poter conseguire risultati.
La vera domanda è: come reagirà il mercato alla cosa? Finché non vedremo qualche dato o cifra è difficile fare pronostici, tuttavia è molto interessante cosa afferma la Motorola stessa:
We want to do for hardware what the Android platform has done for software: create a vibrant third-party developer ecosystem, lower the barriers to entry, increase the pace of innovation, and substantially compress development timelines.
Soffermandoci sulla prima affermazione di questo utopistico programma, la grande ombra a forma G che incombe su tutto il progetto acquista tratti più nitidi.
L’ingresso nel mercato hi-tech di telefoni modulari di qualità potrebbe ferire gravemente la concorrenza, aumentare la diffusione di Android e avvicinare Google al ruolo di monopolista. Lo sfregarsi di mani a Mountain View si sente fin qui.