Ebbene si, amici telespettatori, avete letto bene: League of Legends, il celebre MOBA Free-to-Play di cui si è già parlato qui sulla Lega, è stato recentemente riconosciuto come sport professionistico dal Governo degli Stati Uniti d’America.
A questa notizia i profani sbotteranno dubbiosi “Si vabbè, ma quindi?!”.
Quindi, care le mie bertucce, questo vuol dire in primo luogo una piccola vittoria per tutta la comunità videoludica di LOL, che conta al momento un totale di 35 MILIONI di player attivi (con una media giornaliera di 12 milioni di giocatori
Per farvi un paragone fuori dal mondo videoludico, League of Legends ha circa 4 milioni di visite giornaliere in più rispetto ad Instagram, e tutti noi sappiamo quante foto di piatti e pietanze vengano pubblicate ogni santo giorno).
Da oggi il Governo ‘Murikano fornisce visti lavorativi per la permanenza degli “atleti” che sono impegnati “sportivamente” sul suolo a stelle e strisce.
Citando paro paro un articolo del web, in un intervento ai microfoni di GameSpot, Nick Allen, manager degli eSports di Riot Games, ha dichiarato che il processo per ottenere questo riconoscimento è stato lungo e travagliato, però gli ha fatto ottenere quella che ritiene: “una rivoluzione per gli eSports.”
Oltre alle pippe personali tutto ciò dovrebbe favorire le procedure dell’organizzazione di tornei internazionali, cascando giusto a fagiuolo con l’inizio della Season 3 del World Championship di League of Legends, che avrà inizio il 16 settembre e terminerà il 4 ottobre allo Staples Center di Los Angeles; ricordiamo infatti che smiling and jocking (ridendo e scherzando, n.d.a.) i vincitori della Summoner’s Cup riceveranno anche la bellezza di 1 milione di sonanti dobloni d’oro dollari.
Svestendo per un attimo i panni del giocatore più o meno abituale di LOL mi rendo conto che possa far sorridere gli atleti “veri” e i detrattori di tutti gli eSport.
Tralasciando le banali ovvietà di genere sicuramente ingozzarsi di patatine e Red Bull davanti ad un monitor esclamando con il self control e l’aplomb di un regale britannico frasi del tipo: “piantatela di focussare il fottuto tank” non è lontanamente paragonabile ad uno sport, cioè che conta è il fatto che si stia iniziando a trattare questo tipo di attività/eventi con la serietà che forse, almeno in parte meritano, come la meritano tutte le attività culturali/ludiche ben organizzate e con degli appassionati alle spalle.
Sicuramente è un bel passo in avanti (e no, la Korea non fa testo) per tutti quanti, dal gamer che si fa un paio di partite di tanto in tanto come il sottoscritto fino ad arrivare al Level Asian di turno.