Il sonno è un comportamento universale, caratterizzato dalla riduzione reversibile della soglia di risposta agli stimoli esterni, associata a un’immobilità relativa.
Questa definizione descrive soltanto cosa sia il sonno, ma non a cosa serve, in quanto il suo ruolo non è chiaro, ma la sua importanza è lampante, una deprivazione cronica di sonno porta prima a stati di alterata lucidità mentale e poi, inevitabilmente, alla morte.
Stadi del sonno
Il sonno viene diviso in due fasi che sono il sonno ortodosso (o non REM) e paradosso (o REM).
Nel sonno ortodosso individuiamo 3 stadi, caratterizzati da attività elettriche e caratteristiche diverse:
- Stadio 1: È la prima fase dell’addormentamento. Se si viene risvegliati allo stadio 1 è probabile che nemmeno ci si renda conto di essersi addormentati. Si registrano scosse ipniche (il classico scalciamento) e si hanno immagini ipnagogiche, che sono esperienze intense e vivide, che hanno come tema solitamente l’ultima cosa che si stava pensando prima di addormentarsi.
- Stadio 2: Dopo alcuni minuti dal primo stadio il sonno diventa più profondo, e è possibile fare brevi sogni
- Stadio 3: Si ha nella prima fase della notte, è il cosiddetto sonno profondo e l’attività onirica è assente o ridotta.
Il sonno REM viene raggiunto dopo la sequenza Stadio 2 → Stadio 3 → Stadio 2.
Si registra un’attività elettro encefalografica simile a quella della veglia, con atonia della muscolatura antigravitaria e scosse irregolari della muscolatura oculare (da qui Rapid Eyes Movements).
Se si è svegliati durante questa fase, si riferiscono sogni molto vividi.
Gli stadi 3 e 4 possono essere considerati come un unico stadio.
Questi cicli non-REM – REM hanno una durata di 90-110 minuti, e si ripetono ogni 90-110 minuti, con il sonno REM che aumenta la sua durata nel corso della notte.
Correlati nervosi sonno-veglia
Durante la veglia i neuroni sono in una condizione elettrica che li rende pronti a rispondere a piccoli input. Dal passaggio invece dal primo al terzo stadio, i neuroni sono sempre più refrattari agli stimoli.
Il metabolismo varia anch’esso, nel sonno non-REM è basso, a livello basale, mentre nel sonno REM si registrano addirittura aree più attive che nella veglia
Regolazione del sonno
Esistono tre fattori che regolano il sonno:
- Fattore di vigilanza: In caso di emergenza si è prontamente svegli e pronti ad agire. Può inoltre far rimanere svegli durante la notte o in caso di stanchezza, tramite un’attivazione transitoria del centro nervoso che permette di mantenere uno stato di veglia.
- Fattore circadiano (C): Il sonno si ha nella fase della giornata più vantaggiosa dal punto di vista evolutivo (nell’uomo è la notte mentre nel topo il giorno), in quanto l’essere umano è fortemente dipendente dalla vista.
- Fattore omeostatico (S): La tendenza ad addormentarsi aumenta in relazione a quanto si è rimasti svegli
Il fattore C ed S sono messi in relazione dal modello Borbély, che predice le variazioni di tendenza ad addormentarsi e la pressione di sonno.
Il fattore C regola l’oscillazione giornaliera alla propensione al sonno, e, dato che il picco si ha nel pomeriggio, ciò spiega perché dopo pranzo c’è il classico abbiocco, che non dipende dal pasto in sé, ma proprio dalla combinazione fattore C – fattore S.
Funzioni del sonno
Dopo tutti questi tecnicismi in definitiva a cosa serve il sonno?
È un mistero.
Da cosa si deduce però l’importanza del sonno? Un comportamento che porta un essere vivente ad essere immobile e con una soglia per il risveglio molto alta è in teoria molto svantaggioso, perché lo mette in pericolo.
Tutte le specie però, compresi i moscerini della frutta, dormono, quindi siamo di fronte ad un meccanismo universale che viene attuato con modalità diverse (il delfino dorme a emisferi alterni).
Inoltre abbiamo una regolazione molto precisa dei meccanismi del sonno e della veglia. Per ultimo, ma non per importanza, una deprivazione di sonno ha effetti deleteri.
Quali sono quindi le possibili funzioni?
Si sa per certo che il sonno ripristina una qualche funzione metabolica, anche se non si sa quale con esattezza. Alcune forme di memoria sono favorite dal sonno, infatti una disconnessione sensoriale riduce il rischio d’interferenza col consolidamento di memorie appena acquisite.
L’ultimo punto, che è di attualità, è molto affascinante.
Si ritiene che il sonno permetta di eliminare sinapsi deboli presenti nel cervello, ed evita la saturazione delle capacità plastiche del cervello.
In poche parole il nostro Sistema nervoso centrale è in grado di potenziare le proprie sinapsi, e ciò permette l’apprendimento.
Se però le sinapsi potenziate durante la veglia non venissero “resettate”, correremmo il rischio di avere uno spropositato ingrandimento del cervello nel corso della vita.
Il sonno è il prezzo da pagare per la plasticità cerebrale nella veglia.
- Stages of Sleep & Reasons for REM Sleep (crimepsych.com)