Migliaia erano i metri sulla quale si estendeva una delle più grandi attrazioni turistiche italiane dell’ultimo secolo, rasa completamente al suolo da un incendio del quale non si conosce l’origine; sembra quasi impossibile crederci ma è così, colonne di fumo e fiamme hanno dominato la tranquilla notte di ciò che è diventato un fatidico giorno per tutta Napoli.

La notte del 4 marzo 2013 ,un giorno come tanti altri, è destinato a rimanere segnato nella storia e nella mente di tante persone come il giorno in cui una delle più grandi fonti di conoscenza presenti sul suolo italiano è stata devastata da un incendio propagatosi in pochi minuti, senza lasciare scampo all’enorme struttura composta da sei padiglioni: la Città della Scienza di Napoli.

L’unico padiglione a salvarsi dal tutto è stato il ”Teatro delle Nuvole”, padiglione nel quale venivano intrattenuti giorno dopo giorno i bambini che si trovavano riuniti tutti insieme cercando di imparare qualcosa insieme alla scuola, agli amici o ai propri genitori; l’unica fortuna di questa tragedia è stata quella di capitare di lunedì, l’unico giorno in cui il centro rimaneva chiuso (sarà un caso? NdItomi).

Quella notte, lì, davanti a quelle lunghe mura che se ne andavano, 160 dipendenti piangevano il loro futuro.

Giornata davvero terribile per Napoli poichè quella stessa mattina si è verificato il crollo di un palazzo sulla Riviera di Chiaia, strada storica famosa anche per essere il luogo di nascita di Victor Frankenstein dell’omonimo romanzo Frankenstein della scrittice Mary Shelley.

 

 

Ma cos’era la Città della Scienza?

Era un progetto fondamentale: in primo luogo perché qui la comunicazione della scienza veniva utilizzata per promuovere una reale “cittadinanza scientifica”, fondamentale in un mondo sempre più basato sulla conoscenza.La Città della Scienza inoltre, si era posta l’obiettivo di formare imprese che modificassero il vecchio modello di sviluppo economico e industriale, in favore di uno sviluppo sostenibile fondato sul progresso scientifico.

Per capire l’origine di Città della Scienza, bisogna tornare un pò indietro con gli anni:

Verso la fine degli anni Ottanta viene organizzata, da un idea di Vittorio Silvestrini, la manifestazione “Futuro Remoto” che aveva lo scopo di riunire i grandi temi generali contemporanei e la ricerca scientifica verso un’ “apertura” e un modernizzazione della ragione in tutti i sensi.

A seguito del successo riscosso dall’iniziativa nacque la “Fondazione Idis” che dopo aver raccolto persone da tutta l’Italia iniziò ad ambire ad un vero e proprio risorgimento in quei duri anni  del quartiere “Bagnoli” di Napoli puntando in particolare alla fabbrica siderurgica della storica Italsider, in evidente piena crisi industriale, e cercando un riconversione della zona in un polo high-tech.

E fu così che dalla stessa società nacque nel 2003 la Città della Scienza.

Nel 2012 la Città della Scienza vantava varie rappresentazioni di discipline scientifiche tra cui biologia, astronomia e la tanto amata fisica, un planetario (si, di quelli fighi come se ne vedono nei film), mostre storiche, padiglioni e attività per bambini, e “lo Science Center” che non è altro che il primo museo scientifico e completamente interattivo costruito in Italia con laboratori, exhibit di esperimenti scientifici, attività per le scuole, teatro scientifico, ecc..

In pratica era un vero e proprio patrimonio culturale, realmente visto come un pezzo di Napoli, di certo non sto dicendo che la sua scomparsa è paragonabile ad un 11 settembre napoletano ma voglio solamente dire che questa struttura aveva fatto molto per la regione e per i suoi abitanti e sopratutto per prima volta sembrava che avesse acceso davvero una speranza di rinascita per tutti.

 

 

La città della scienza in fiamme

Ma se quel giorno era chiusa com’è stato possibile un incendio di quelle proporzioni?

Le testimonianze riferiscono di una estensione rapidissima dell’incendio, complice la gran presenza di legno e altri materiali infiammabili. E così in pochi minuti è andato in fumo un polo – nato dall’intuizione di Vittorio Silvestrini, presidente della fondazione Idis – che in una dozzina d’anni aveva guadagnato consensi e credibilità, non solo come luogo dove apprendere praticamente le leggi della scienza, grazie a decine di esperimenti pratici e dimostrazioni dal vivo, ma anche come centro congressi, centro di alta formazione, incubatore di imprese.

Mentre altre aggiungono:

Ad occhio e per l’esperienza mi sembra un incendio doloso per la rapidità, devastante. Napoli saprà reagire, ha grande cuore, dignità e forza, non bisogna piegarsi e ripartire subito.

Ancora non è chiaro chi o cosa è stato la causa dell’incendio che ha demolito il vasto patrimonio culturale, c’è chi dice che è colpa di un guasto elettrico, chi ancora che è colpa del custode, e poi c’è chi (come non biasimarli) affida tutta la colpa alla Camorra o al clan dei Casalesi e deduce anche che questi ultimi vogliano costruire sul suolo dell’ex Citta della Scienza un porto o un albergo di lusso.

Quindi si deduce che quest’incendio non è scoppiato per “puro caso” ma che ci sia una storia abbastanza complessa dietro a quelle macerie.

E già dal 5 marzo di sente la mancanza di qualcosa nell’aria, sarà la cultura che è andata distrutta, sarà che qualcosa a Bagnoli non c’è più, sarà semplicemente un sensazione sbagliata ma una cosa è sicura: è un altro pezzo di Napoli che se ne va.

Per concludere vi invito a contribuire alla ricostruzione di anni e anni di sacrifici donando anche qualche misero euro alla Città della Scienza visitando la loro pagina facebook poichè il server del sito è andato distrutto insieme a tutto il resto:

Per contribuire alla ricostruzione di Città della Scienza è disponibile il conto corrente, intestato a

Fondazione Idis Città della Scienza
IBAN IT41X0101003497100000003256
causale Ricostruire Città della Scienza

Questo è l’unico conto corrente dove esprimere il vostro sostegno
grazie di cuore