L’Italia torna a spolverare la tecnica di animazione 2D di D’Alò e lo fa con la più classica delle storie: Pinocchio. Ormai non si contano più le trasposizioni cinematografiche e per la tv del classico Collodiano.

Certo c’è da dire che viene da pensare che Francia e Belgio abbiano dato un sostanzioso apporto all’opera con l’esperienza che (soprattutto la Francia) ha in questo campo, tuttavia tanto di cappello per lo stile pastellato e tipicamente illustrativo che hanno dato al film, uno stile tutto italiano!

 

Realizzazione

Per quanto riguarda la realizzazione l’ho trovata molto bella e sognante. Gli scenari sono tutti pastellati, le forme dei luoghi sono molto ben studiate e pensate, i colori rendono molto le sensazioni. I cieli che diventano improvvisamente cupi e piovosi danno forti sensazioni visive.

Alcune scene sono davvero molto belle da vedere, come quando Turchina appare nella polvere sott’acqua per aiutare Pinocchio. Peccato che non vi ci siano soffermati un po’ di più. Anche in questo caso, come ricordo per “La Gabbianella e il Gatto”, nella canzone di mamma gabbiano, hanno inserito un pezzetto con i tratti più grezzi, che giocasse con la trasformazione delle forme, colori e sensazioni.

Una sorta di assolo virtuosistico, anche se non così ben inserito emotivamente come ne “La Gabbianella”.

 

 

 

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Storia

pinocchio_lungoLa storia è un vero pasticcio! Non brutta, ma è un disastro! È il Pinocchio più legato alla versione originale di Collodi che abbia mai visto, e questo gioca a favore del film, di contro per mettere dentro tutto hanno corso come dei dannati.

Nei primi dieci minuti di film vediamo Geppetto giovane, Geppetto che diventa vecchio, Geppetto che fa Pinocchio, Pinocchio che scappa di casa, Geppetto che finisce nei pasticci, Pinocchio che a casa da solo fa un disastro, Geppetto che torna a casa, Pinocchio che non vuole assolutamente andare a scuola, Pinocchio che per fare contento il buon padre andrà sicuramente a scuola. Leggermente rapido insomma! Un vero peccato, poichè non da il tempo allo spettatore di entrare in sintonia con i personaggi e di cogliere l’emotività delle sitazioni.

Le canzoni sono di Lucio Dalla, e sono ben iserite, gradevoli e non pesano, anche perchè non superano quasi mai il minuto. Salvo un caso in particolare, nella casa di Turchina, in cui la canzone parte a bomba senza preavviso, con strumenti fuori contesto e con il bilanciamento dell’audio sballato.

 

 

Personaggi

I personaggi come per gli scenari sono molto studiati, ricalcano dei tratti tipicamente illustrativi più che d’animazione, e l’animazione non è fatta male come pensavo! Salvo alcune corse viste da lontano in cui i personaggi si spostano con una velocità irreale.

Il doppiaggio pure è meglio fatto di quanto mi aspettassi, salvo un paio di personaggi poco azzeccati non è male!

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Conclusioni

In conclusione, sono stato molto contento di vedere una qualità alta e spinta sull’artistico uscire dall’Italia, tuttavia c’è da capire quanto sia uscito dall’Italia e quanto da Belgio e Francia, i più esperti d’europa per quanto riguarda l’animazione tradizionale. Peccato che la poca cura del filo narrativo stronchi di molto la fascia di pubblico a cui è dedicato il film, riducendola alla fascia 6-10.

Probabilmente per un forte desiderio di rimanere legati il più possibile all’idea di Collodi. Trovo tuttavia che ci si leghi di più ad un autore trasponendo le sensazioni, le emozioni e il messaggio che questo voleva dare, piuttosto che non i secchi eventi che il libro racconta.

Un film senz’altro consigliato ai più piccoli, ma che ai più grandi risulta interessante forse solo per chi vuole stilarne un’interessante critica legata allo stile e all’italico romanzo Collodiano.

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