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Gunpei Yokoi

Premessa

Quando si pensa a Nintendo, l’uomo simbolo che ci viene in mente non può che essere Shigeru Myamoto, considerato unanimemente il più influente game designer al mondo e vincitore dei più prestigiosi premi internazionali nel campo dell’arte e della comunicazione (ultimo tra questi il riconoscimento Principe de Asturias) . Spesso però ci si dimentica di un’altra figura, un uomo sicuramente più schivo e riservato che ha dedicato più di trent’anni della propria esistenza all’azienda di Super Mario ed è stato responsabile del successo planetario dell’azienda tanto quanto Miyamoto, se non forse di più. Sto parlando di Gunpei Yokoi.

Gli inizi

Yokoi iniziò a creare prototipi di giocattoli da proporre a Yamauchi, presidente dell’azienda per cui lavorava
Yokoi nacque nel 1941 a Kyoto, una delle poche città giapponesi a scampare ai bombardamenti massivi durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1965 si laureò in ingegneria elettronica alla Doshinsha University ed entrò poco dopo in Nintendo come supervisore alla catena di montaggio delle carte da gioco plastificate. Negli anni ’60 infatti la grande N era ancora una piccola azienda specializzata nella produzione di Hanafuda e Mahjong, e Yokoi l’aveva scelta non per un interesse particolare ma semplicemente perché si trovava non troppo distante da casa sua. Ben presto però il un lavoro così noioso e ripetitivo cominciò a stargli stretto e iniziò a creare prototipi di giocattoli da proporre a Hiroshi Yamauchi, presidente della azienda per cui lavorava. Uno tra questi giochi, chiamato “Ultra Hand”, una sorta di braccio meccanico estendibile in grado di afferrare piccoli oggetti, colpì l’attenzione del boss della Nintendo e una volta messo in commercio fu un vero e proprio successo in Giappone arrivando a vendere più di un milione di pezzi. Questo prodotto fu il responsabile della trasformazione della Nintendo in un’impresa di giocattoli. Cessò quindi la produzione di carte e decise di lanciarsi nel mondo sempre più complesso dell’electronic entertainment.

La prima vera rivoluzione: i Game & Watch

Dopo l’Ultra Hand Yokoi propose altri giochi meccanici all’azienda e quasi tutti riscossero un discreto successo. Ma ormai si andava verso la fine degli anni ’70 e dopo la messa in commercio di Pong il mondo dei giochi era profondamente cambiato: le parole d’ordine erano diventate video ed elettronica e Nintendo non poteva certo rimanere indietro. Yamauchi chiese quindi a Yokoi, diventato nel frattempo capo del settore RD1, Research and Development, di creare un gioco elettronico che potesse far entrare Nintendo nel neonato mondo dei videogiochi. La grande N aveva già provato ad entrare nel settore nel 1977 con la produzione di una console chiamata Color TV Game, ma i risultati erano stati abbastanza deludenti. Ci voleva qualcosa di totalmente nuovo, qualcosa che rivoluzionasse il modo di giocare.

Secondo la leggenda ebbe il colpo di genio in un viaggio in treno dove vide un uomo d’affari intento a tamburellare le dita sui tasti di una calcolatrice a cristalli liquidi
Yokoi si mise quindi al lavoro e secondo la leggenda ebbe il colpo di genio in un viaggio in treno dove vide un uomo d’affari intento a tamburellare le dita sui tasti di una calcolatrice a cristalli liquidi, un oggetto tecnologico economico, compatto e con molti tasti… una perfetta console portatile! Da quest’idea Yokoi creò nel 1980 i Game & Watch videogiochi elettronici compatti con uno schermo LCD che tra l’altro potevano funzionare anche come orologio o sveglia (da qui il nome). Questi semplici giochi furono un successo planetario ed era l’oggetto proibito del desiderio di ogni bambino anni ’80.

Nintendo fu quindi l’apripista nel settore handheld
I giochi proposti erano spesso la riproposizione degli arcade Nintendo come Donkey Kong o Mario Bros e nonostante le ridotte dimensioni erano comodissimi da utilizzare grazie a un’invenzione geniale : la croce direzionale. Questa piccola geniale invenzione che ha rivoluzionato il mondo dei controller fu un altro colpo di genio di Yokoi che vedeva come poco pratici i classici comandi dell’epoca. Molti di questi giochi, come ad esempio Donkey Kong, avevano il doppio schermo e alcuni potevano essere utilizzati da due giocatori contemporaneamente, qualcosa di totalmente rivoluzionario all’epoca. Nintendo fu quindi l’apripista nel settore handheld e questo tipo di giochi LCD continuò ad avere successo addirittura fino ai primi anni ’90. Ma nel frattempo Yokoi aveva già realizzato il suo capolavoro, probabilmente la più importante console portatile mai prodotta nella storia, e sapete già tutti di cosa sto parlando…

Il successo assoluto: il Game Boy

Una vera console portatile che con il suo schermo verde-nero permetteva di giocare a un enorme parco titoli
Yokoi già a metà anni 80 aveva già cominciato a pensare ad un sostituto tecnologicamente avanzato dei Game & Watch, che nonostante il grande successo ottenuto avevano il limite di essere monogioco e con un gameplay non particolarmente vario. Nel 1989 venne quindi lanciata una nuova console sempre a cristalli liquidi, ma questa volte funzionante a cartucce: il Game Boy.
Alimentato da quattro batterie stilo che garantivano una notevole durata, il game Boy montava un processore Sharp Z80 a 8 bit e quando uscì era qualcosa di assolutamente rivoluzionario, una vera console portatile che con il suo schermo verde-nero permetteva di giocare a un enorme parco titoli con molte conversioni di titoli NES e con molti giochi appositamente costruiti per lei (uno su tutti, il blockbuster Mario Land). Era inoltre possibile attraverso dei cavi do connessione giocare in multiplayer fino a quattro giocatori. Con il Game Boy la Nintendo diventò la dominatrice assoluta del mercato degli handeheld, una situazione di strapotere che ha mantenuto praticamente sino ai giorni nostri. Nonostante alcuni tentativi di insediare il suo trono da parte di SEGA con il discreto Game Gear e da parte di Atari con il disastroso Lynx, l’estrema portabilità e durata di carica del Gameboy hanno permesso a questa console di non avere praticamente rivali degni di nota.

Non solo handheld

Ma la fama di Yokoi non si ferma all’hardware…
Se Yokoi è sicuramente considerato uno dei personaggi più influenti nel campo delle console portatili, è bene non dimenticare che il suo apporto al mondo videoludico non si è limitato solo a questo settore. Il suo reparto RD1 ha infatti contribuito alla creazione e allo sviluppo sia del NES che del Super Nintendo concentrandosi principalmente sui controller e sugli accessori, gli sono infatti attribuiti il joypad del NES, l’assistente di gioco ROB e la Light Gun, un congegno ideato diversi anni prima per dei giochi meccanici da sala giochi. Ma la fama di Yokoi non si ferma all’hardware, è infatti anche il creatore e/o supervisore di alcuni dei più importanti giochi targati Nintendo come Mario Bros, Donkey Kong, Kid Icarus, Metroid e Super Mario Land. Tra la metà degli anni ’70 e quella degli anni ’90 Gunpei è il deus ex machina della casa di Kyoto in grado di trasformare in oro tutto quello che inventa. Ma la magia è destinata a spezzarsi nel 1996.

Il flop del Virtual Boy e l’allontanamento.

Intorno a metà anni ’90 c’era un’espressione sulla bocca di tutti gli appassionati di elettronica: realtà virtuale. Le riviste specializzate dell’epoca venivano inondate da foto di enormi e pesantissimi caschi in grado di immergerci in nuovo mondo e i film “Il Tagliaerbe” e “Johnny Mnemonic” ci mostravano un inquietante futuro fatto di inestetici copricapi e goffissimi guanti mentre in alcune fiere dell’informatica cominciavano a vedersi inutilizzabli cybertute per il sesso virtuale.

E’ in questo strano momento di fugace innamoramento per il “virtuale” che Yokoi sviluppò a la sua ennesima declinazione della console portatile, il Virtual Boy. Come dice il nome stesso avrebbe dovuto essere una sorta di Game Boy ma ad immersione totale attraverso un complesso sistema di lenti, LED e specchi. La console purtroppo fu un fallimento totale, il primo vero grande flop di Nintendo. La macchina in questione fu un epic fail per molte ragioni: era tutto meno che portatile, era cara, era in grado di generare solo un’agghiacciante bicromia nero-rosso, aveva un parco giochi ridottissimo e come se non bastasse l’uso prolungato creava problemi di nausea e disturbi visivi. Più che una console sembrava un prototipo messo in commercio per sbaglio. Secondo molti Yokoi era contrario alla commercializzazione della console così come la conosciamo, ma Nintendo aveva fretta di far uscire questa nuova macchina per potersi così concentrare unicamente sul Nintendo 64.

Yokoi abbandonò la Nintendo dopo 31 anni di onorata carriera
L’inventore geniale che per anni era stato il fiore all’occhiello dell’azienda cominciò a sentirsi messo in disparte e mal sopportato da una dirigenza che lo vedeva come la prova vivente del loro più grande fallimento. Dopo aver completato il progetto Game Boy Pocket, una nuova versione di Game boy più compatta, il 15 agosto 1996 lasciò la Nintendo dopo 31 anni di onorata carriera per fondare una proprio compagnia, la Koto Laboratory.

L’ultimo progetto: il Wonderswan

La Koto Laboratory cominciò da subito a collaborare con Bandai che stava progettando una nuova console portatile che potesse competere con il Game Boy, e chi meglio di Yokoi poteva sapere come creare un handheld vincente?

Nel 1999 venne presentato sul mercato giapponese il Wonderswan, il cigno delle meraviglie, nome ironico per un prodotto che sarebbe passato alla storia come il canto del cigno del designer giapponese. La macchina, sebbene non sia possibile considerarla un grande successo, godette comunque di una discreta fortuna nel mercato nipponico riuscendo a rubare un 8% del mercato delle console portatili a Nintendo. Le cause principali di questo risultato sono principalmente dovute al basso prezzo (circa 60 dollari) e al supporto massiccio di alcune software house come Capcom o Square che portò i suoi Final Fantasy sulla console targata Bandai. Al primo Wonderswan ancora in bianco e nero succedette il Wonderswan Color, in grado di competere con il Game Boy Color, e il Wonderswan Crystal, dotato di uno schermo a cristalli liquidi che migliorava notevolmente la qualità grafica. Il Wonderswan fu anche la prima console dotata di una cartuccia browser per navigare su Internet.

Gunpei purtroppo non fece in tempo a veder commercializzata la sua ultima creatura, morì infatti in un incidente automobilistico il 4 ottobre 1997. Dalla sua morte si sono avuti vari riconoscimenti postumi alla sua incredibile capacità creatrice , tra cui svetta il Lifetime Achievement Award concessogli dalla International Game Developers Association.

Yokoi ha sempre rifiutato il ricorso alla tecnologia di punta per puntare invece sul divertimento duro e puro
Curiosamente Yokoi non si è mai considerato un innovatore ma un rinnovatore, una persona cioè in grado di dare nuova vita a tecnologie ormai “mature come i cristalli liquidi delle calcolatrici nei Game & Watch. Il suo approccio creativo ha sempre rifiutato il ricorso alla tecnologia di punta per puntare invece sul divertimento duro e puro, un approccio filosofico al mondo videoludico che gli ha permesso durante la sua lunga carriera di diventare il re incontrastato delle console portatili con più di 150 milioni di unità vendute tra Game & Watch, Game Boy e Wonder Swan.

Approfondimenti

Gunpei Yokoi (Wikipedia.org)
Top 100 Game Creators of All time (IGN.com)
History of Nintendo (inventors.about.com)

[Classically Trained] è la rubrica a cura di @ilsologheo00, @papaincacchiato e @brandobrandi che tratta la storia dei videogiochi e delle console.

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