A poche ore dall’uscita di Animal Crossing: New Horizons, ripercorriamo la storia dell’iconico life-simulator, dal suo esordio su Nintendo 64 e Game Cube fino al suo arrivo su console ibrida.

Il recente Animal Crossing: New Horizons ha segnato il debutto dell’iconico life-simulator su Nintendo Switch, portando con sé tutta una serie di nuovi contenuti ed altre novità, studiati per sfruttare al massimo le potenzialità della console ibrida. Per celebrare il ritorno dell’amatissimo brand di Nintendo, abbiamo scelto di ripercorre con voi tutta la storia di Animal Crossing, in un percorso che parte dagli albori fino ad arrivare all’uscita di quel titolo che ha portato a definitiva consacrazione la serie: New Leaf per 3DS.

IP di punta del parco titoli di Nintendo, Animal Crossing è sempre stato considerato molto più che un semplice gioco di “simulazione sociale”, un titolo che ha fatto del desiderio di socialità e di condivisione uno dei punti forti della sua offerta ludica.

Per riuscire a comprendere l’impatto che un titolo del genere ha avuto sul mercato, occorre però fare un passo indietro e tornare al lontano 2001, anno in cui ha ufficialmente inizio la sua storia.

 

 

 

Le origini: da Animal Forest ad Animal Crossing: Wild World (2001-2006)

La storia di Animal Crossing ebbe inizio più di 20 anni fa

La storia di Animal Crossing ebbe inizio più di 20 anni fa con l’incontro tra il suo creatore Katsuya Eguchi ed il celebre character designer Takashi Tezuka.

L’idea alla base del concept era molto semplice: Eguchi voleva sviluppare un gioco che potesse in qualche modo riprodurre quella sensazione che è possibile provare solo quando si trascorre del tempo di qualità con i propri affetti.

L’amicizia, la famiglia e il senso di comunità avrebbero dovuto essere i temi portanti su cui si sarebbe sviluppata l’intera esperienza di gioco. Così da quell’idea così acerba nacque il primo episodio della serie Animal Crossing: Dobutsu No Mori, titolo che però vedrà la luce in Europa solo nel 2004.

 

 

Ideato inizialmente per sfruttare le nuove cartucce magneto-ottiche del 64 DD (Nintendo 64 Dynamic Drive), una periferica per Nintendo 64 dotata di orologio interno, il titolo andò incontro a tutta una serie di problemi legati all’insuccesso commerciale dell’espansione, che fu infatti distribuita solo su territorio orientale. Costretto così ad optare per le normali cartucce, il team scelse infine di rilasciare il titolo su console base.

Rilasciato nel 2001, esclusivamente in Giappone, Dobutsu No Mori fu definito dalla stessa Nintendo come un “gioco sulla comunicazione”. Senza un comparto narrativo definito e senza degli obiettivi, al giocatore veniva semplicemente chiesto di mettersi nei panni di un simpatico omino pronto ad esplorare le gioie della vita di campagna in un tranquillo villaggio abitato da animali antropomorfi.

Sebbene all’epoca non esisteva ancora la possibilità di giocare in multiplayer, il gioco permetteva agli utenti di visitare i villaggi degli altri giocatori tramite il controller pack, una sorta di memory card, fornendo così all’esperienza quel tocco di socialità tanto cara al brand.

 

 

Con il Nintendo 64 giunto ormai alla fine del suo ciclo vitale, l’uscita del porting per l’allora console di nuova generazione non tardò ad arrivare. Dobutsu No Mori +, meglio conosciuto dalle nostre parti come Animal Forest +, approdò su Game Cube nel dicembre del 2001. Il titolo si presentava come una versione ampliata e riveduta dell’opera originale, con tutta una serie di nuove funzionalità atte a rendere ancor più unico e realistico il colorato universo del life-simulator targato Nintendo.

Una tra tutte era rappresentata dalla possibilità di sfruttare l’orologio interno del Game Cube per tenere conto dello scorrere del tempo anche a console spenta. Iniziarono così a comparire i primi eventi stagionali, come quelli ispirati alle festa di Halloween o a Natale, insieme a quelli che diventeranno poi i volti noti della saga, come Tom Nook, Mr.Resetti, Blatero e tanti altri.

Il vero punto di svolta, però, arrivò 9 mesi dopo, con la pubblicazione di una versione del gioco riadattata e rivista per il mercato americano. Tale versione, pubblicata negli Stati Uniti nel 2002, prese il nome di Animal Crossing.

Il titolo, oltre a presentare una discreta mole di contenuti tra cui nuove festività e nuove linee di dialogo, aggiungeva una particolarità: il supporto alla periferica e-Reader, uno scanner che permetteva di leggere delle carte fornite di codice a barre, utili a sbloccare nuovi livelli ed oggetti in-game.

 

 

Forte dell’inaspettato successo di critica e pubblico, Animal Crossing tornò presto con un seguito, stavolta però su console portatile.

Forte dell’inaspettato successo di critica e pubblico, Animal Crossing tornò presto con un seguito, stavolta però su console portatile. Animal Crossing: Wild World giunse su Nintendo DS nel marzo del 2006, riproponendo le stessa identica ricetta ludica, ma con l’aggiunta di qualche interessante novità. Ridisegnato per sfruttare a pieno le caratteristiche della neonata console, il gioco si dimostrò sin da subito un titolo estremamente adatto alla portabilità grazie alla perfetta implementazione dei comandi touch screen che rendevano più precisa e immediata l’interazione con gli oggetti e l’ambiente circostante.

Aumentarono così le opzioni di personalizzazione, il numero delle attività, degli attrezzi a disposizione, ma – cosa più importante – aumentò la possibilità di fare amicizia, grazie alle funzioni multigiocatore. Le nuove funzionalità wireless del DS, infatti, posero finalmente le basi per l’introduzione di una modalità multiplayer vera e propria, sia in locale che online, che portò ad aver un livello di interazione più diretta e profonda, con la possibilità da parte degli utenti di visitare i villaggi dei propri amici e di giocare fino a quattro persone in contemporanea con tanto di chat e scambio d’oggetti.

 

 

 

Sequel e Spin-off: da Let’s Go to the City a Pocket Camp (2008 – 2017)

Il terzo capitolo della serie Animal Crossing fu senza dubbio il più incerto.

Il terzo capitolo della serie Animal Crossing fu senza dubbio il più incerto. Conosciuto in America con il titolo di Animal Crossing: City Folk, il nuovissimo Let’s Go to the City arrivò su Wii nel 2008, con l’intenzione di iniziare al brand tutta la nascente community della console targata Nintendo.

La mancanza di ambizioni da parte del team si tradusse , però, quella che a conti fatti risultò una semplice conversione dell’episodio su Nintendo DS, senza l’aggiunta di nuove interazioni che avrebbero contribuito a svecchiare in maniera sostanziale il gameplay.

 

 

Il titolo, quindi, non presentava grosse variazioni rispetto ai precedenti episodi, se non la possibilità di visitare la grande città, una nuova aerea che ospitava al suo interno varie attività e quei personaggi itineranti che, nei precedenti episodi, visitavano il villaggio solo in occasioni speciali. Vennero poi introdotte altre novità importanti riguardanti il comparto multiplayer, grazie all’integrazione con la WiiConnection 24 e alla nuova chat vocale di Wii Speak, la nuova periferica venduta in bundle con il gioco.

Nonostante ciò, però, Let’s Go to the City si consolidò come un prodotto ancora estremamente accattivante tanto da divenire uno dei titoli più venduti su Nintendo Wii.

 

 

Con Animal Crossing: New Leaf, la serie tornò su console portatile, presentandosi con una formula finalmente rinnovata nei contenuti quanto nelle ambizioni.

Con Animal Crossing: New Leaf, la serie tornò su console portatile, presentandosi con una formula finalmente rinnovata nei contenuti quanto nelle ambizioni. Giunto nel 2013 su Nintendo 3DS, il titolo si mostrò più rifinito e colorato sul fronte grafico, con tutta una serie di nuove aggiunte riguardanti le possibilità di personalizzazione della propria casa e del proprio aspetto. I modelli poligonali dei personaggi si presentavano infatti più slanciati, proprio per permettere l’acquisto di indumenti per vestire gambe e braccia. La novità più importante del titolo, però, era rappresenta dall’introduzione dell’inedita carica di sindaco che permetteva al giocatore di personalizzare per la prima volta anche la città, costruendo opere pubbliche ed emanando ordinanze.

L’aspetto interessante dell’emanare le ordinanze era dato dalla possibilità di alterare la qualità della vita degli altri abitanti, cambiando sensibilmente le loro abitudini: il sindaco poteva, ad esempio, decidere di far chiudere i negozi prima, aumentare il valore degli oggetti venduti e comprati, incrementare l’attività degli abitanti di mattina ecc..

Un’aggiunta che permetteva al giocatore di personalizzare ulteriormente la propria esperienza di gioco in base alle sue esigenze, obiettivo cardine dell’avventura.

Vennero poi rifinite ulteriormente anche le funzionalità online per permettere agli utenti di vivere un’esperienza all’insegna della socialità con più libertà e meno costrizioni, con tante nuove modalità per visitare il villaggio degli amici e nuove attività da condividere insieme.

Fedele allo stile originario e perfezionato nelle meccaniche, New Leaf resta ad oggi la migliore reincarnazione della serie. Un titolo che riuscì a conquistare sin da subito pubblico e critica, conquistandosi il podio come titolo più venduto della serie con le sue 11 milioni di copie distribuite in  tutto il mondo.

 

 

Nel periodo che segnò l’attesa per il nuovo episodio della serie, Animal Crossing si affacciò nuovamente sul mercato con una serie di spin-off

Nel periodo che segnò l’attesa per il nuovo episodio della serie, Animal Crossing si affacciò nuovamente sul mercato con una serie di spin-off che, sebbene contraddistinti da alcune particolarità interessanti, non riuscirono mai a colmare quel vuoto dato dall’assenza delle possibilità offerte dai capitoli principali. T

ra questi, abbiamo Happy Home Designer, una sorta di simulatore di arredamento uscito nel 2015 su 3DS che riproponeva essenzialmente le meccaniche di personalizzazione della casa già viste nei precedenti episodi, ma con una particolarità: il gioco era compatibile con le carte Amiibo e degli Amiibo stessi (i Toys to Life di Nintendo), che permettevano al giocatore di riscattare oggetti e nuove abitazioni da arredare in-game.

Sempre nel 2015, arriva su WiiU Animal Crossing: Amiibo Festival, un simpatico party game pensato esclusivamente per spingere la vendita degli Amiibo e delle carte. Sulla falsa riga di Mario Party, il titolo consisteva in un gioco da tavolo in cui i giocatori erano chiamati a sfidarsi a suon di mini-giochi.

 

 

Discorso diverso, invece, quello riguardante Pocket Camp, l’ultimo arrivato del franchise degli animaletti di casa Nintendo, che riuscì a proporre un’esperienza di gioco ricca e soddisfacente, malgrado le dimensioni e le potenzialità ridotte dell’hardware. Rilasciato per iOS e Android nel 2017, il capitolo mobile di Animal Crossing riprese quanto già visto nell’editor di Happy Home Designer, insieme all’introduzione di nuove meccaniche basate essenzialmente sul crafting.

La ricerca dei materiali divenne quindi indispensabile, non solo per la risoluzione di alcune quest, ma anche e sopratutto per la fabbricazione dei mobili (adesso non più interamente acquistabili presso il negozio). Un ulteriore punto di merito va infine attribuito alle microtransazioni, che furono ben integrate nel sistema di gioco e mai invasive o limitanti per gli obiettivi di gioco. Anche se Pocket Camp non riuscì a fornire un’offerta ampia e strutturata quanto quella promossa dai capitoli principali, è innegabile che sia comunque rivelato un ottimo punto di snodo per il brand, nonché un buon punto di partenza per i neofiti della serie. 

 

 

 

Animal Crossing: New Horizons: Tra novità ed aspettative (2020)

Sono passati ben 8 anni dall’uscita dell’ultimo capitolo di Animal Crossing su console casalinga ed il franchise più social e più tenero di Nintendo si prepara finalmente a tornare in salotto con tutta una serie di novità

Sono passati ben 8 anni dall’uscita dell’ultimo capitolo di Animal Crossing su console casalinga ed il franchise più social e più tenero di Nintendo si prepara finalmente a tornare in salotto con tutta una serie di novità, pensate per rendere l’esperienza dei nuovi villeggianti davvero unica ed irresistibile.

Con una formula ampliata e riveduta nelle meccaniche, Animal Crossing: New Horizons convoglierà al suo interno alcuni elementi presi in prestito dagli spin-off Happy Home Designer e Pocket Camp per fornire al giocatore maggiore libertà e possibilità nella personalizzazione della propria avventura.

Aumentano le attività da svolgere e le opzioni legate all’abbellimento e alla cura della nostra casa e dell’intera isola. E la possibilità di scegliere se andare ad abitare nell’emisfero settentrionale o meridionale influenzerà lo scorrere delle stagioni all’interno del gioco e, di conseguenza, anche il nostro stile di vita e le attività da svolgere (sempre diverse in base al periodo).

Inoltre, con una struttura online più solida rispetto al passato, le funzioni legate al multiplayer assumeranno un ruolo sempre più importante ai fini dell’esperienza di gioco, che come abbiamo già ripetuto, si basa interamente sulla condivisione e sulla creazione dei legami.

 

Insomma, il nuovo New Horizons sembra essere, perlomeno sulla carta, una delle esperienze più complete ed ambiziose proposte dal franchise, un varco verso quella familiare oasi felice fatta di gioia, relax e spensieratezza che i fan di lunga data hanno da tempo atteso.

Il seguito perfetto per un brand che cerca nuovamente di rinnovarsi, puntando in alto, ma senza mai perdere di vista quei valori produttivi che hanno reso così indimenticabili le sue storie.