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Questo articolo è un repost, in particolare un repost di quest’articolo [url=https://leganerd.com/2010/11/01/il-signoraggio-spiegato-con-termini-da-neofiti/]qua[/url].
Lo specifico subito così evito :sni: REPOST e tutto il resto.
Quell’articolo è scorretto sotto molti punti di vista, quindi ho deciso di scriverne uno un po’ più chiaro ma sopratutto non di fantasia.
Per non rendere il tutto troppo noioso e accademico cercherò di mischiarlo con un po’ di storia della moneta che è sempre divertente.
L’articolo è molto esemplificativo, molti economisti potrebbero storcere il naso, ma ho cercato di tenerlo il più possibile comprensibile a tutti, non abbiatemene.
[spoiler]Tempo fa lessi sulla Lega l’articolo sopracitato e i miei capelli da economista si rizzarono in maniera pericolosa.
Quell’articolo è scritto da un ignorante totale in materia (ne saprà di sicuro in altri campi ma in economia è di un’ignoranza spaventosa), inoltre quell’articolo è sbagliato e falso.
Quindi visto che non siamo su wiki e non posso correggere la voce, faccio che riscriverlo da zero.
Inoltre sia chiaro che non ce l’ho con chi ha pubblicato l’articolo, sebbene varrebbe la regola che se non si sa di cosa si sta parlando è meglio non parlarne o informarsi prima…
Ah mi sono anche fregato l’immagine :) [/spoiler]
[title]Monete e Valore[/title]
Gli uomini commerciano.
Questa è non solo un evidenza ma anche una caratteristica vincente della nostra specie, alcuni biologi si sono spinti ad affermare che la capacità di commerciare sia insita nel DNA e che sia stata, in epoche antiche, successivamente alla creazione di un linguaggio, uno dei tratti che hanno permesso alla nostra specie di attraversare l’ecatombe genetica che va sotto il nome di evoluzione.
La base del commercio è lo scambio.
I primi scambi avvenivano tramite baratto (il baratto propriamente detto ricopre ancora un utilità economica fondamentale in vaste aree del mondo), inoltre il baratto è, per definizione, l’unico sistema di scambio possibile.
Introduciamo ora due concetti: valore di scambio e valore d’uso.
Facciamola semplice, il valore di scambio è il valore riconosciuto a un bene all’atto di scambiarlo con un altro.
Il valore d’uso è il valore che io do al bene, ossia quanto è importante il bene per me per fare determinate cose.
[more]Va da se che i due valori sono collegati, se io mi cucino una focaccia per mangiarmela quell’oggetto ha valore di scambio nullo ma solo valore d’uso (me la mangio), se io esco in strada e dico “Focaccia in cambio di patate!” il suo valore di scambio sarà dato dalla quantità di patate che riesco a portarmi a casa, se essa è superiore al valore d’uso (che ricordiamo essere stabilito, in teoria, da me solo) potrò scambiarlo con profitto, altrimenti mi conviene lasciar stare.[/more]
Questo sistema va benissimo finchè i beni sono pochi, ma, al crescere dalla complessità economica, il baratto ha bisogno di un bene terzo per stabilire il valore di scambio.
In pratica il baratto passa da bene1 –> bene2 (attenzione che questa catena può essere lunga a piacere: bene1 –> bene2 –> bene3 –> bene(n+1)) a un più semplice bene1 –> moneta –> bene2, con l’importantissima differenza che i due soggetti coinvolti non scambiano direttamente i beni ma scambiano entrambi il bene unico “moneta”.
Si tratta comunque di un baratto (può sembrare un sofismo ma è importante) ma il baratto avviene verso un bene comunemente accettato detto “moneta”.
[more]Es. io mi sono mangiato la focaccia, con la pancia piena inizio a pensare agli altri miei problemi: ho freddo.
Poco male, penso, adesso cucino un’altra bella focaccia, la porto dal sarto e mi faccio dare una maglia.
Vado dal sarto ma quello mi dice: guarda ora non ho fame (il valore d’uso della focaccia si abbassa e di conseguena quello di scambio) ma mi piacerebbe parecchio avere una sedia dove sedermi.
Bene… vado dal falegname: focaccia per sedia? No way, magari secchio per sedia.
Bene… andiamo dallo stagnino.
Focaccia per secchio? Ma si dai!
Così finalemente riesco ad avere la mia maglia.
Stesso esempio con un bene terzo: focaccia per maglia? No maglia per 10 conchiglie.
Ottimo, apro il mio banchetto: focacce a 5 conchiglie chi le vuole? Appena trovo qualcuno che considera il valore d’uso della focaccia superiore a 5 conchiglie ne venderò una, con 2 focacce mi compro la maglia.[/more]
Questo è un incredibile passo avanti, intanto non mi devo preoccupare di produrre un bene in funzione di ottenere un altro bene specifico, produco lo stesso bene per chiunque e ottengo in cambio un bene universalemente scambiabile, facilmente trasportabile e comodamente accumulabile.
Tutte caratteristiche che piacciono al commercio e all’economia in generale.
[more]Riprendendo l’esempio di prima, se io faccio le focacce, quante ce ne vogliono prima che le possa scambiarle con una casa?, o con una macchina? e chi ha costruito la macchina, siamo sicuri che voglia 1000 focacce in cambio? magari no… E comunque come potrei mettere da parte 1000 focacce e trasportarle?[/more]
Ora, qualunque oggetto può essere una moneta, purche rispetti certi parametri e infatti durante la storia si è visto usare le cose più strane (conchiglie, semi di cacao, riso, metalli e persino… carta!!)
Quindi la moneta è un bene come gli altri, con la differenza che il suo valore di scambio è molto superiore al suo valore d’uso (sebbene conservi un certo valore d’uso: nessuno mi vieta di scaldarmi bruciando banconote da 50 euri).
[more]Per essere una buona moneta un bene non deve essere troppo scarso o difficile da procurare, altrimenti non agevolerebbe gli scambi.
Viceversa non deve essere troppo comune o annullerebbe il suo valore.
Deve essere divisibile: se un chilo di pane vale come una gallina, mezzo chilo di pane non vale come mezza gallina (se non altro perchè mezza gallina difficilmente fa uova…).
Infine deve essere misurabile oggettivamente.[/more]
[title]Oro e Carta[/title]
A un certo punto della storia gli uomini si misero tacitamente d’accordo che l’oro era un buon materiale per farci monete, gli storici concordano che fosse la migliore scelta possibile visti i tempi e le conoscenze, e infatti fu scelto quello.
In pratica il valore dei beni aveva ora una controparte in oro.
Le monete avevano una loro controparte in oro, con l’accortezza di portarsi dentro la controparte di quel valore: se una moneta valeva come un grammo d’oro era perchè era fatta con un grammo d’oro.
Questo sistema sveltì rapidamente gli scambi e permise la crescita di un economia “globale”: se tu usi conchiglie e io riso come moneta è dura mettersi d’accordo ma se io uso oro e tu pure allora è più semplice.
[more]Questo sistema permetteva inoltre di superare le differenza territoriali, è vero che ogni stato aveva monete diverse, ma il peso in oro delle stesse permetteva di scambiarle (quasi) liberamente con monete diverse e il cambio si basava appunto slla quantità d’oro contenuta.[/more]
Tutto molto bello ma l’economia evolve, gli scambi crescono e l’oro inizia a non bastare per tutto.
Nuovo piano si crea un oggetto che è legato al valore dell’oro ma non è l’oro, ed ecco a voi la banconota!
(La storia è un po più complessa e passa dalle famose “lettere di cambio” su cui diverse famiglie europee e italiane fecero le loro fortune, è molto interessante ma è anche un po’ troppo lunga…)
Le prime banconote avevano una loro controparte in oro, ogni stato garantiva il valore della sua banconota con una riserva d’oro, e per un bel po’ di anni andò benissimo così.
L’evoluzione successiva si ebbe con gli accordi di Bretton Woods in cui (a causa di una serie di motivazioni storiche) si legarono i tassi di cambio delle monete al dollaro e il dollaro all’oro (la faccio molto semplice), nel senso che, fino all’annullamento degli accordi negli anni ’70, io potevo andare con il mio bel dollarone in banca e farmi dare l’equivalente in oro, il dollaro era insomma come i dobloni del passato, ma il contenuto in oro non era fisicamente nella moneta ma nelle riserve del governo americano.
Inoltre dagli accordi Bretton Woods fino alla loro sconfessione, ogni moneta aveva un tasso di cambio legale rispetto al dollaro, che a sua volta aveva un valore in oro legando quindi ogni moneta comunque all’oro.
Infine negli anni ’70 con la crescita dell’economia e la necessità di maggior denaro liquido, gli accordi di Bretton Woods furono cancellati e si apri l’epoca del tasso di cambio variabile, epoca che dura tutt’ora.
[title]Moneta e Emissione[/title]
Veniamo al dunque, quanto vale quindi una banconota visto che la convertibilità in oro è stata eliminata?
Bhe per quanto sia assurdo da dire la controparte odierna di una moneta è: la fiducia.
Ogni Stato (o nel nostro caso l’UE) “stabilisce” il valore della moneta e cerca di mantenerlo (il cosidetto “corso forzoso”), la moneta viene “accettata” in base alla fiducia che si ripone nell’ente che l’ha emessa.
Ad oggi il sistema per battere moneta è circa questo (esemplifico): lo Stato ha bisogno di moneta per l’economia, va dalla Banca Centrale e chiede di emettere moneta, ovviamente se glielo chiede solo la Banca Centrale gli dice picche, lo Stato deve quindi dare alla Banca Centrale una controparte di valore per le baconote emesse (ruolo una volta giocato dall’oro o dal dollaro).
La controparte può essere qualunque cosa: terreni, immobili, titoli, obbligazioni etc. la Banca Centrale incamera quella controparte e batte moneta.
Prende poi questa moneta e la da alle banche private ricevendonone in cambio una contropartita (ad esempio titoli o obbligazioni), in questo modo il denaro entra in circolo nell’economia.
Quindi è falso dire che la Banca crea ricchezza dal nulla, la Banca Centrale si limita a scambiare un qualcosa di valore in un qualcos’altro che ne rappresenti il valore ma che sia più gestibile, insomma, un baratto :)
[more]
La fiducia significa che io accordo a una banconota il suo valore nominale (ossia il suo valore di scambio eg. 50 euri) nel momento stesso in cui la accetto in cambio di un altro bene.
La accetto perchè mi “fido” che l’UE abbia versato la controparte di questo valore alla Banca Centrale e quindi quella banconota non sia solo carta (valore d’uso e di scambio: pochi centesimi) ma bensì la rappresentazione di un qualcosa di pari valore (es. un obbligazione).
La creazione di denaro dal nulla avviene solo quando tale sistema si inceppa ossia lo Stato va dalla Banca e gli dice “Banca mi stampi 1000 monete?”
Banca “Che mi dai in cambio?”
Stato “Non ti do un tubo, ma se non lo fai ti fucilo nel cortile”
Banca “ah scusa, non avevo capito, eccoti le monete! anzi prendine 2000!”
Questo è quello che succede e che è successo nelle dittature o in determinati periodi storici, e che porta a inflazionare la moneta con i risultati grotteschi.[/more]
[title]Il Reddito da Signoraggio[/title]
Ed eccoci qui a parlare di questo misterioso signoraggio.
Intanto perchè deve esistere un reddito da signoraggio?
Perchè la stampa delle banconote è un lavoro, e come tale va pagato, la Zecca di Stato e la Banca Centrale hanno dei dipendenti che vanno pagati, i macchinari, la sicurezza e i materiali vanno pagati, quindi come fare a pagarli?.
E’ meglio che non la paghi lo Stato, stampare moneta è un’arma pericolosa è meglio che sia fatto da un istituto il quanto più possibile indipendente.
E qui entra in gioco il reddito da signoraggio, quando la Banca Centrale passa le monete alle Banche Commerciali, riceve in cambio dei titoli o delle obbligazioni di pari valore (dopotutto è un baratto).
Alla scadenza degli stessi la Banca Centrale li restituisce alle Banche Commerciali le quali gli ridanno indietro le monete + gli interessi maturati su queste obbligazioni.
Ed eccolo qui il reddito da signoraggio!
Questi interessi sono usati per far funzionare l’accrocchio sopra descritto.
C’è da dire che questi redditi sono davvero esigui, inoltre la Banca Centrale ripartisce eventuali surplus tra i soci della Banca (in cui figurano ad esempio anche banche private).
[title]Conclusioni[/title]
Bene volevo scrivere un post di una paginetta ma mi sono fatto prendere, spero di aver chiarito un concetto e non aver annoiato troppo.
Non c’è nessun complotto nel signoraggio caso mai qualcuno ve lo chiedesse, è un sistema che bene o male funziona, le criticità dell’economia sono ben altre.
Il signoraggio è uno dei classici complotti che nascono dall’ignoranza generale delle persone in fatto di economia (nulla di male, mica siamo tutti economisti), spero di aver messo il discorso sotto una luce migliore, ma sopratutto spererei di essere stato chiaro, se così non fosse sono a disposizione nei commenti.