Facebook e la fine dell’oblio

Non so se a qualcuno di voi è mai capitato di dover affrontare una ricerca storica (declinata nel suo senso più ampio: storico-geografica, storico-filosofica, storico-biografica, storico-araldica, eccetera). ma se vi è capitato sarete d’accordo con me che operazioni di questo tipo sono caratterizzate da due soli momenti: il primo, quello in cui ci troviamo per la maggior parte del tempo, è la frustrante ricerca di informazioni attendibili (anagrafe, libri vecchi, vecchi giornali, censimenti, frammenti contenuti in libri unici che si trovano in biblioteche dall’altra parte del mondo…); il secondo, quello che gratifica ogni “storico” è l’ottenimento della tanto agognata informazione.

E poi? Poi si riparte da capo, con una nuova informazione che va ad approfondire un aspetto della nostra ricerca o che va a gettare un po’ di luce su aspetti ancora oscuri della stessa.

”E ammè, che cazzo me ne frega ammé?” direte voi…

Niente, senza dubbio, ma con queste poche righe voglio focalizzare l’attenzione (anche se credo che in molti l’abbiamo già realizzato) che con gli strumenti messi a disposizione DAL Social Network per definizione, la ”ricerca delle origini” abbia un punto finale, oltre il quale non avrà più senso parlare di vera e propria ricerca (e mi riferisco a branche della ricerca “storica” densamente frequentate dai ricercatori di tutto il mondo!).

Tanto per darvi un’idea lampante di quello che intendo, eccovi un parallelismo:

150 anni fa

uno storico che nel 1850 avesse deciso di scoprire vita/morte/miracoli di qualcuno avrebbe dovuto imbarcarsi in un’impresa più o meno ardua a seconda che il soggetto fosse stato: famoso/sconosciuto, connazionale/estero, politico/civile, ricco/povero, eccetera…
Va da sé che se si fosse messo in testa di scoprire vita morte e miracoli del monarca di qualche stato europeo avrebbe impiegato molto meno tempo che a scoprire vita morte e miracoli dello sguattero di una nave pirata affondata, no?

Nel 2012

Oggi la situazione è migliorata molto: a parte il fatto che enormi banche-dati sono consultabile on-line, e che quindi la vita del ricercatore è molto facilitata, c’è da considerare il fatto che esistono enti specializzati a “ricercere” informazioni, di qualunque tipo: come questo, che permette di consultare i nomi di tutti gli emigrati negli stati uniti tra l’800 e il 900. Fino a 10 anni fa dovevi farti spedire le informazioni richieste per posta, dopo aver parlato in inglese con qualcuno all’altro capo del mondo, ed avergli spiegato per filo e per segno quello che interessava; oggi ti basta un click, fantastico no? ;)

Fra 150 anni

E, finalmente, arriviamo ad un ipotetico (manco troppo) futuro in cui qualcuno sarà interessato a sapere chi diavolo fosse il signor Antonio Moro, alias @Itomi, tanto per non fare nomi. :D

”Eh vabbè, ma lui nel suo piccolo è famoso…” direte voi.

Ok, mi sta bene. Ma il mio futuro ipotetico si adatta perfettamente anche a qualsiasi altra persona che possieda un account su Facebook (o Twitter, anche se in maniera minore): basterà che in futuro si decida (come per i diritti di copyright) che passati 75 anni dalla morte del proprietario di un account i suoi contenuti vengano resi pubblici, per far sì che ognuno, nel mondo, possa andare a spulciare TUTTO QUELLO CHE QUELLA PERSONA HA CONDIVISO DURANTE TUTTA LA SUA VITA.

Non si saranno più misteri: nascondere la verità sarà difficilissimo, e lo si potrà fare solo “in tempo reale” (cioè fare in modo che la notizia non trapeli perché, una volta trapelata, essa diventerà di dominio comune nel giro di pochi minuti). Tra 100 anni, quando dovranno ricostruire i “i movimenti culturali” di un popolo (e, ancor di più, di un singolo individuo), gli storici non avranno altro da fare che leggersi un po’ di profili facebook!! (ok, saranno migliaia di cose da leggere, la maggior parte delle quali inutili demotivational, ma volete mettere?? quando si ricerca si fa sempre in tempo a scartare: il problema è quando le informazioni sono poche, non quando sono troppe).

Questa è la fine dell’oblio.

Con Facebook viene a mancare quell’aspetto distruttivo del tempo che, chi prima chi dopo, finiva per ingoiare tutto e tutti: nomi, luoghi, date, eventi… prima TUTTO veniva dimenticato. Poi con la scrittura, l’architettura, la pittura, la scultura, ecc qualcosa si è salvato dall’inesorabile logoramento del tempo (“Panta rei”, no?). Poi Gutenberg ha inventato la stampa e l’oblio si è inchinato di fronte alla potenza delle presse a caratteri mobili, che permettevano di trasferire su carta tutto quanto. La carta è sì debole, infiammabile, degradabile, ma la potenza della stampa stava nella condivisione. Prima la tiratura dei libri si poteva contare sulle dieci dita, mentre dopo no…

E infine arriva Facebook: l’oblio viene sconfitto per sempre, obbligato a difendere strenuamente quello che gli è rimasto da poter far dimenticare, senza poter mai più valicare quella linea temporale invisibile, datata 11 settembre 2006 (non data della fondazione di Facebook, ma data di apertura al pubblico!).

Sperando di non avervi annoiato. ;)

La scrittura potrebbe essere più antica di quanto immagini
La scrittura potrebbe essere più antica di quanto immagini
NNNNNOOOOOO!!!
NNNNNOOOOOO!!!