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L’Epoca del Terminale

I computer… a lavoro, a casa e per giocare oramai li consideriamo come parte integrante della nostra vita, li diamo per scontato oggi nel 2011, ma è sempre stato così?

I computer hanno fatto la loro prima comparsa negli uffici durante gli anni cinquanta ed erano tutt’altro che amati.

 

 

Desk Set


“Desk Set” è un film del 1957 con Spencer Tracy e Katherine Hepburn, arrivato in Italia con il nome “La segretaria quasi privata” (no comment).

Bunny Watson, capouffico del reparto quesiti di una grossa azienda, è una donna molto intelligente, emancipata e battagliera ma il suo posto sta per essere insidiato da una nuova macchina elettronica (uno dei primi esempi di computer all’interno di una commedia) che probabilmente si occuperà di risolvere più velocemente il lavoro di lei e delle sue colleghe, con le quali ha un ottimo rapporto di amicizia. L’ingegnere Richard Sunner, ideatore del calcolatore, in realtà è stato incaricato di inserire il macchinario nell’azienda per agevolare il lavoro del personale, non per soppiantarlo. Si instaura quindi una serie di equivoci e di schermaglie verbali che vedono anche la partecipazione del fidanzato di Bunny. Una commedia brillante ed uno spaccato di un ambiente glamour degli anni 50. (via)

Il computer era visto negli anni 50 come una cosa fredda, impersonale, gigantesca e soprattutto, come un qualcosa che serviva unicamente a rubarti il lavoro, non ad agevolarlo: chi li utilizzava erano tra i primi nerd della storia, tecnici ultra specializzati non certo amati dai loro colleghi di lavoro.

Arrivano i Nastri!

Con l’arrivo degli anni sessanta e l’elezione di un giovane e visionario presidente degli Stati Uniti che portò nelle case degli americani il sogno della conquista dello spazio, la tecnologia moderna cominciò ad essere vista con una luce diversa, anche se ovviamente “enorme” rimaneva ancora la parola chiave associata al computer.

Nella foto sopra, del 1962, una serie di NCR Century 100 prodotti dalla NCR.

I dati erano salvati sequenzialmente su infiniti banchi di nastri magnetici e questi computer supportavano il Cobol, il Fortran e infine anche il Basic oltre che linguaggi proprietari come il Neat/1, Neat/2, Neat/3, ecc…

 

 

IBM 360 > HAL 9000

Con l’introduzione del System 360 la IBM fissò lo standard per i mainframe delle grandi corporation americane e mondiali.

Questi banchi di nastri colorati blue e rossi cominciarono ad entrare nell’immaginario collettivo attraverso il cinema e la televisione. Inspirarono la maggior parte dei computer presenti nei film di 007 dell’epoca e ovviamente anche 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick e il suo HAL 9000… d’altronde “HAL” è “IBM” con le lettere shiftate di una, questo ormai lo sanno tutti no?

La Nasa e la conquista dello Spazio

I terminali entrarono nelle televisioni di tutto il mondo quando durante gli anni sessanta si cominciò a seguire sempre più assiduamente il lavoro della NASA: inquadrando il suoi enormi centri di controllo, popolati da centinaia di terminali si stava letteralmente cambiando la percezione dei computer nella testa degli americani (e non solo): chissà cosa hanno provato pochi anni dopo i primi impiegati che si sono visti montare sulle loro scrivanie dei terminali molto simili proprio a quelli che avevano visto in televisione…

 

 

Il PDP-1

Il PDP-1 fu uno dei primissimi terminali veri e propri, prodotto dalla Digital Equipment Corporation (DEC) a partire dal 1960.

Non solo fu uno dei primi terminali, ma è ricordato soprattutto perché Steve Russell programmò al MIT di Boston su un PDP-1 niente meno che SpaceWar!, il primo videogioco della storia.

Arrivano i “Dumb Terminals”

A questo punto venne l’idea di separare il computer principale (mainframe) dai suoi terminali, che divennero semplicemente degli schermi e tastiera che tramite cavo seriale comunicavano direttamente con il “cervellone” centrale. Questo permise di avere più terminali, molto più piccoli e disposti direttamente negli uffici di chi doveva lavorarci.

Senza accorgersene questo fu il primo passo verso il Personal Computer, un computer per l’appunto, più personale e amichevole nell’aspetto.

I terminali venivano montati in tutti gli uffici in giro per il paese, comunicavano attraverso le linee telefoniche con il mainframe centrale ospitato in camere a temperatura controllata: stavano nascendo le prime server farm.

Il design dei terminali cominciò ad avere un ruolo: tra i più di successo vediamo nella foto sopra il Lear-Siegler ADM-5 video display terminal o VDT, come venivano chiamati.

 

 

DEC VT100 FTW!

Molte aziende producevano i VDT durante la magica decade che ne separò la nascita dall’inizio del personal computing vero e proprio e l’introduzione dei Desktop PC “completi” che soppiantarono i terminali.

Il VT100 della DEC fu senz’altro il più famoso e popolare di tutti, con il suo design minimale ed amichevole, venduto per la prima volta nel 1978, il VT100 era ANSI-compliance e proponeva due diversi tipi di schermo: 80 colonne per 24 linee oppure 132 colonne per 14 linee. Grafica? sicuro, se vi piace l’ASCII art.

PLATO IV, il terminale intelligente

Prima che ci fosse Internet, c’era PLATO. Acronimo di “Programmed Logic for Automated Teaching Operations”, PLATO fu uno dei primissimi esperimenti di e-learning, composto da un migliaio di terminali costruiti dalla Control Data, è rimasto attivo dalla metà degli anni settanta fino addirittura al 2006.

PLATO introdusse a migliaia di studenti ed insegnanti decine di concetti ed idee che oggi diamo per scontato su Internet, come le chat room, l’email, i forum di discussione, l’istant messaging e i videogame multiplayer.

I terminali che componevano PLATO utilizzavano un diplay al plasma arancione molto caratteristico che supportava grafica bitmap. Avevano addirittura un touch panel opzionale composto da una griglia a infrarossi da 16×16 riquadri che gli studenti potevano utilizzare per rispondere alle domande “premendo” sullo schermo.

 

 

Il futuro in un terminale

Il DEC VT-125 quando uscì colpì tutti per il suo design futuristico e fu utilizzato centinaia di volte da pubblicitari e fotografi che volevano rappresentare il futuro con una campagna pubblicitario o simili.

I terminali erano entrati definitivamente nell’immaginario collettivo come parte integrante della vita da ufficio e come simbolo del futuro e dell’innovazione tecnologica.

Si erano finalmente tolti quell’accezione negativa che li aveva permeati negli anni cinquanta.

Il passaggio ai personal computer moderni avvenne gradualmente, ma velocemente, i grandi mainframes e i “dumb terminals” vennero sostituiti da computer più moderni, capaci di lavorare da soli sui progetti senza bisogno del “cervellone centrale”. CPU che occupavano intere stanze (Central Processing Units, appunto) vennero sostituite da piccolissimi microchip.

I terminali finirono per essere quasi completamente abbandonati e rimangono ora nella storia del computing come il primo approccio personale che il computer ha fatto verso a babbani da ufficio: i terminali sono a tutti gli effetti il primo passo di de-nerdizzazione dell’informatica.

Il resto è storia.

 

 

Articolo riadattato e tradotto da It’s Terminal: A Dozen Scenes of Early Office Computing pubblicato da Weburbanist.com

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