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Per “[b][url=http://it.wikipedia.org/wiki/Jenny_Haniver]Jenny Hanivers[/b][/url]” si intendono delle carcasse di [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Pesce_chitarra]Pesci Chitarra[/url] essiccati, tagliati e infine “piegati” a mo’ di origami, di modo da conferire loro le sembianze di creature antropomorfe, simile a demoni o ad alieni, con lo scopo di venderle a gonzi e creduloni di ogni tempo e latitudine.
Questa usanza, che secondo la leggenda trae l’origine dalla città di Anversa (Jenny Hanivers deriverebbe da Jeaun de Antwerp), ha origini piuttosto antiche: la prima testimonianza scritta di tale pratica la si ha nel 1558, nel saggio Historia Animalium di Konrad Gesner, in cui viene già riportata come un falso molto diffuso e redditizio, ad opera di marinai britannici.
Sempre nel sedicesimo secolo, almeno due casi di “misteriose creature marine” sono state ricondotti, dagli studiosi contemporanei, a possibili Jenny Hanivers: ovvero il [url=http://it.wikipedia.org/wiki/Pesce_monaco][b]Pesce Monaco[/b][/url], “pescato” al largo della Danimarca nel 1546, e il [b][url=http://it.wikipedia.org/wiki/Pesce_vescovo]Pesce Vescovo[/url][/b], ritrovato nel Baltico nel 1531. Entrambe queste “creature” (visibili in gallery) hanno caratteristiche che hanno fatto pensare, appunto, ad un Pesce Chitarra “truccato”: basti vedere, nelle rappresentazioni dell’epoca, la caratteristica testa triangolare (nel caso del Pesce Vescovo interpretata come cappello con velo) ma soprattutto la bocca a “maschera della tragedia” caratteristica dei pesci cartilaginei, dei Pesci Chitarra e quindi, dei Jenny Hanivers.
Del fatto poi che tali pesci Monaco e Vescovo fossero stati trovati vivi e vegeti, non bisognerebbe darvi molto credito in quanto queste “dicerie” riferiscono pure il fatto che [quote]Secondo la leggenda, nel 1531 un esemplare di questo animale fu catturato nel Mar Baltico e offerto in dono al re della Polonia. In seguito fu mostrato a dei vescovi cattolici e in quell’occasione chiese di essere liberato. Accordatogli questo favore, il pesce si fece il segno della croce e scomparve nel mare.[/quote] insomma: seh, vabbè.
Ma la cosa più interessante è scoprire che Jenny Hanivers vengono ancora costruiti, e ancora usati per fare gridare all’essere misterioso: quello che cambia è la società e la cultura, che sono cambiate, ecco quindi che non si grida più al “mostro marino” ma piuttosto, e l’avrete già capito, all'[i]alieno[/i].
A cascarci (o ad abbindolarci?) è stato per esempio un tale [url=http://www.anomalia.org/perspectivas/fotosets/garadiabolos.htm]Alfredo Garcia Garamendi[/url], professore di educazione fisica di San Juan, che nel 1971 identificò quello che lui chiamò [b]”Garadiavolo”[/b] (o Garadiabolo): nient’altro che un Jenny Hanniver bello e buono, ma questo non impedì al nostro di scriverci addirittura un libro sopra: [b][url=http://www.slice-o-life.com/creepbox/media/1/20081016-garadiavolos.jpg]”Los Garadiàvolos”[/url][/b], appunto, con tanto di disco volante in copertina.
Ancora più interessante e ridicola è la [url=http://www.cicap.org/new/images/a/d/sp16-p45b.jpg][b]”Mummia rossa, rossa come marziano”[/b][/url] (curioso poi come sia scontato che i marziani siano rossi… mah!) ritrovata in un pollaio di Castelcovati (Brescia) nel luglio del 2000. Anche qui, c’è stato chi (nella fattispecie il giornale Meridianodieci e successivamente il Giornale di Brescia) ha preferito (far) credere di trovarsi di fronte ad un essere paranormale.
Al di là di tutte le polemiche possibili sulla presunta o meno esistenza di mostri marini o ufo, credo che i Jenny Hanivers siano manufatti assai affascinanti, testimoni di come l’immaginazione umana possa creare figure dall’aspetto inquietante ed ancestrale, e di come la paura dell’ignoto, sebbene assuma forme sempre diverse nell’arco della Storia, abbia comunque delle radici profonde che aspettano di essere innescate, anche solo da stratagemmi “vecchi come il cucco”.
[url=http://www.anomalia.org/perspectivas/fotosets/garadiabolos.htm]Esaustivo sito (in spagnolo) sul Garadiavolo[/url]
[url=http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100842]Articolo del CICAP sull’evento di Brescia[/url]