La scomunica

LEGANERD 036297

La scomunica è un atto legale delle chiese cristiane che implica vari gradi di esclusione di un suo membro dalla comunità dei fedeli a causa di gravi e ostinate infrazioni alla morale e/o alla dottrina riconosciuta. Il termine scomunica appare per la prima volta in documenti ecclesiastici nel IV secolo. Nel XV secolo si comincia a fare una distinzione fra coloro che devono essere allontanati a causa di gravi errori (i vitandi), e quelli che possono essere tollerati (i tolerati, che dovevano essere solo rigidamente esclusi dai sacramenti). Questa distinzione è ancora in vigore nel Cattolicesimo.

La scomunica è in pratica il massimo provvedimento (senza intervento del braccio secolare) della Chiesa Cattolica (e non solo) che prevede l’allontamento, anche fisico, del colpevole dalla comunità. Viene considerato come il più grave provvedimento disciplinare nei confronti di un battezzato (anche se onestamente avrei scommesso sulla pira infuocata).

Di fatto questo provvedimento non viene menzionato da nessuna parte nella Bibbia, ed è stato probabilmente dedotto sulla base di alcuni scritti tramandati dall’apostolo Paolo.

La scomunica in passato non è stato solo un atto di stampo religioso, ma uno strumento politico. Uno scomunicato era infatti considerato al pari di una bestia e difficilmente un regnante o un dignitario poteva sopportare (politicamente parlando) tale provvedimento:

Prima della nascita degli stati di diritto, la scomunica aveva gravi effetti sullo scomunicato, anche volendo prescindere dalla sua aura religiosa: nella pratica era una “morte civile”, lo scomunicato cioè perdeva qualsiasi diritto ed era alla mercé di chiunque avesse interesse a perseguirlo. Per esempio non poteva più richiedere il pagamento dei crediti, poteva essere derubato, ucciso e quant’altro, senza che i responsabili ne fossero incriminati, come se si trattasse di una sorta di “belva umana”[senza fonte]. Quindi chi subiva la scomunica, per contenerne gli effetti, doveva essere in una posizione sociale di alto livello per garantire la propria sicurezza nonostante il decadere formale di ogni suo diritto: se un imperatore poteva anche ignorare la scomunica, forte di un sostanziale potere militare, difficilmente la potevano tollerare a lungo i commercianti di una città scomunicata, soprattutto se intrattenevano rapporti con altre città e paesi.

Ne sono un esempio la scomunica di Federico II di Svevia (1227 – Papa Gregorio IX) perché negava il suo appoggio ad una crociata, la deposizione per eresia di Elisabetta I di Inghilterra (1570 – Papa Pio V) o le tre scomuniche comminate a Vittorio Emanuele II (1870 circa – Papa Pio IX) per l’annessione dello Stato Pontificio all’Italia.

Al di là dei casi politici o celebri (vedi i casi di Marcel Lefebvre o di Emmanuel Milingo), le motivazioni per essere scomunicati sono diverse:
– profanazione delle ostie consacrate o del Tabernacolo
– violenza contro il papa
– assoluzione (da parte di un sacerdote) di un complice nel peccato
– consacrazione (da parte di un vescovo) di un altro vescovo senza mandato pontificio
– violazione del segreto della confessione
– complotto contro la chiesa (in precedenza si veniva scomunicati per la semplice appartenza ad una qualsiasi loggia massonica; Paolo VI nel 1983 abolì tale pena per questo reato)
ricorso all’aborto
– chi è responsabile di apostasia, eresia e scisma
– chi è responsabile di simonia o imbrogli elettorali in conclave

A queste scomuniche latae sententiae (ovvero automatiche, generate dal solo fatto di aver commesso il reato), si aggiungono quelle comminate direttamente dagli organismi ecclesiali (ferendae sententiae).

Perché ne parliamo proprio oggi?

Perché oggi, nel 1962, Fidel Alejandro Castro Ruz (rivoluzionario e politico cubano) veniva scomunicato da Papa Giovanni XXIII:

Il 3 gennaio 1962 Papa Giovanni XXIII scomunicò Castro dando seguito al decreto del 1949 di Papa Pio XII che vietava ai cattolici di appoggiare i governi comunisti. Per Castro, che aveva precedentemente abbandonato la fede cattolica, fu un evento di scarse conseguenze poiché per sua stessa ammissione non è mai stato credente. Lo scopo del provvedimento era quello di minare il supporto a Castro tra i cattolici cubani e non; ad ogni modo, ci sono poche prove che il fatto ebbe qualche effetto.

Tale decreto, chiamato Scomunica ai Comunisti è stato emanato il 1° Luglio 1949, e, udite udite, è ancora in vigore:

Secondo il decreto del Santo Uffizio del 1 luglio 1949 (Scomunica ai comunisti) veniva dichiarato formalmente scomunicato chiunque, iscritto al partito comunista, abbracciava di fatto il materialismo ateo proposto dallo statuto del partito. La scomunica formalmente non è stata mai abolita, bensì è stata commutata da Giovanni XXIII durante il Concilio Vaticano II in latae sententiae a chi, per esempio, fa richiesta di non essere più considerato membro della Chiesa cattolica apostolica romana (Codex Iuris Canonici, can. 1364, § 1).

Nonostante il decreto sia del 1949 si trovano in circolazione copie dell’avviso in testa riportanti come data il 15 Luglio 1947 (quello a sinistra, di cui in casa orgogliosamente possiediamo copia autentica).

Scomunica | Scomunica ai comunisti | Fidel Castro Papa Giovanni XXIII

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