Le armi nucleari

Sono armi nucleari tutte le armi, nella gran maggioranza bombe e testate esplosive per missili, che sfruttano reazioni di fusione termonucleare o di fissione nucleare.

Questa definizione raccoglie una gran varietà di armi, e non solo la stra-conosciuta bomba atomica (Bomba A, basata sulla fissione di uranio o plutonio), ma anche la bomba all’idrogeno (Bomba H, basata sulla fusione di deuterio e trizio), la bomba al neutrone (Bomba N, studiata per uccidere senza danneggiare gli edifici), la bomba gamma (Bomba G, una bomba sporca basata sul cobalto) e tutte le armi radiologiche che puntano sugli effetti mortali delle radiazioni (bombe sporche).

Le armi nucleari si suddividono in due grandi categorie, in base al loro campo di utilizzo:
armi nucleari strategiche, di grande potere distruttivo utilizzate come strumento deterrente nei “giochi diplomatici”
armi nucleari tattiche, di potenziale inferiore, pensate come strumento da campo di battaglia utilizzabile soprattutto contro ampi schieramenti nemici.

La prima bomba atomica fu realizzata presso i laboratori di Los Alamos (Nuovo Messico) nel 1945, ad opera di un team di scienziati eterogeneo per nazionalità, aderenti al cosiddetto Progetto Manhattan guidato da Robert Oppenheimer seguendo le rive di Einstein, al progetto lavorava uno scienziato italiano, Enrico Fermi, che scoprì la fissione dell’atomo

Come ben sappiamo, il primo test di efficacia sul campo furono le città di Hiroshima e Nagasaki.

Nel secondo dopoguerra l’arma atomica fu adottata da tutte le principali potenze mondiali: l’URSS l’ottenne nel 1949, il Regno Unito nel 1952, la Francia nel 1960 e la Cina nel 1964. In seguito a questa situazione si venne a creare un clima cosiddetto di guerra fredda, in cui i due blocchi erano consapevoli della possibilità di distruggersi a vicenda con il solo utilizzo delle armi atomiche (dottrina della distruzione mutua assicurata, vedi anche equilibrio del terrore). Inoltre le armi nucleari divennero sempre più complesse, dando origine ad una notevole varietà di ordigni.

Negli anni seguenti la dimensione degli arsenali nucleari crebbe ad un ritmo incontrollato, e già nel 1968 si stima che il numero di ordigni a disposizione delle rispettive superpotenze fosse sufficiente a distruggere più volte il pianeta.

Grazie all’istituzione dell’Agenzia Internazionale Energia Atomica e all’impegno dei presidenti Reagan e Gorbaciov, vennero stipulati i primi trattati di progressiva riduzione degli arsenali nucleari.

Attualmente i principali Paesi che dichiarano di possedere armi atomiche, facendo parte del cosiddetto club dell’atomo, sono: Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Pakistan, India.

A queste nazioni va aggiunto lo Stato di Israele, anche se ufficialmente non possiede armi atomiche, e Iran e Corea del Nord hanno in corso programmi nucleari fortemente sospettati di avere scopi bellici anziché civili.

Gli unici Paesi al mondo che hanno pubblicamente e volontariamente rinunciato agli arsenali nucleari che avevano a disposizione sono il Sudafrica e, nell’ambito dei paesi dell’ex-Unione Sovietica, l’Ucraina, la Bielorussia ed il Kazakistan.

Applausi per loro, e rammarico per il fatto che l’Italia non sia tra essi.

Perché questo post e perché proprio oggi?

Perché ieri il presidente Barack Obama è riuscito ad incassare la ratificazione di un nuovo trattato contro la proliferazione delle armi nucleari da lui siglato con il presidente russo Dmitri Medvedev, che fissa a 1550 il numero di testate nucleari che le due potenze possono dispiegare, con massimo 700 vettori, che significa una riduzione del 30 per cento rispetto agli armamenti attuali.

Una grande vittoria per Obama, riportata soprattutto contro le aspettative di parecchi analisti (in virtù del ridotto appoggio politico in senato dopo le elezioni dello scorso Novembre).

Siamo molto lontani dal disarmo totale, ma oggi il Mondo è un po’ più sicuro.

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