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Il classico sacchetto di carta marrone utilizzato per la spesa ha delle qualità che pochi si soffermano a considerare: è leggero, capace e abbastanza resistente per trasportare diversi chili di merce.
Appiattito può essere riposto senza ingombrare, ma le pieghe laterali consentono di trasformarlo in un parallelepipedo e il fondo quadro gli dà la possibilità di stare in piedi da solo in modo da poter essere caricato agevolmente.
Quando poi è munito di manici la sua trasportabilità è molto facilitata. Terminato l’uso può essere facilmente riportato alla sua forma piatta iniziale.
E’ biodegradabile, costa pochi centesimi e può essere riutilizzato diverse volte.

Il sacchetto di carta inizia la sua storia negli Stati uniti quando Francis Wolle, botanico in Pensilvania nel 1852, inventa una macchina per la sua fabbricazione.
Nel 1869, Wolle con suo fratello e altri soci fondano la Union Paper Bag Machine Company e aprono una fabbrica a Savannah per la fabbricazione di sacchetti di carta.

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L’anno successivo Margret Knight, che lavorava per la Columbia Paper Bag Company di Springfield, Massachusetts, perfeziona il processo di fabbricazione del sacchetto inventando un meccanismo per tagliare, piegare e incollare il fondo del sacchetto (un origamibot, in pratica :D ).

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Non avendo presentato la domanda di brevetto con la necessaria tempestività la Knight viene anticipata da tale Charles Annan che aveva visto l’innovazione nella fabbrica dove lavorava l’ingegnosa signora e s’impadronisce dell’idea vantandone proditoriamente la paternità.
Quando la Knight (allora 33enne) ricorre al tribunale per affermare il suo buon diritto, suffragato da numerosi testimoni, il perfido Charles Annan afferma che poichè la Knight è una donna non potrebbe comprendere la complessità del meccanismo della macchina… e vai a farmi un panino!
I fatti e le prove convincono il giudice a dar ragione alla Knight che nel 1871 brevetta la sua invenzione.

Nel 1883 Charkes Stilwell inventa una macchina che fabbrica una tipologia di sacchetti “che si aprono da soli” chiamati “S.O.S” (Self-Opening-Sack).
I sacchetti potevano aprirsi istantaneamente e completamente, con un semplice movimento secco del polso e le pieghe inoltre consentivano loro di afflosciarsi e di poter essere impilati uno sopra l’altro.
Ma la caratteristica che li rese cari a droghieri e clienti fu la loro capacità di stare diritti, completamente aperti, senza bisogno di alcun intervento esterno.

Poichè c’è sempre margine per i miglioramenti val qui la pena di ricordare quelli apportati da Walter Deubner che nel 1912 aveva una piccola drogheria a St.Paul, nel Minnesota.
Osservando con attenzione il comportamento dei suoi clienti il negoziante si rese conto che questi acquistavano la quantità di merce che potevano trasportare con maggiore facilità.
Deubner studiò il problema con attenzione e mise a punto un sacchetto di una consistenza capace di traportare fino a trenta chili con dei comodi manici di corda.
Lo brevettò nel 1915 chiamandolo “Deubner shopping bag” ed è il modello su cui è stato elaborato il sacchetto di carta prodotto in massa fino a oggi.