Centro Sperimentale Cinematografia, un punto in attesa del via libera alla riforma

Centro Sperimentale di Cinematografia

Per il Centro Sperimentale di Cinematografia, l’ateneo più prestigioso e rilevante (basti guardare i nomi degli ex frequentanti della scuola) della realtà legata alla formazione in ambito cinematografico del nostro Paese, si è ormai arrivati ad un punto di svolta storico. Ci si arriva tra le proteste vibranti degli studenti e le dimissioni, avvenuto il 4 agosto 2023, del Consiglio d’amministrazione della scuola, composto dalla presidente Marta Donzelli e dalle consigliere di amministrazione Cristiana Capotondi e Guendalina Ponti. Il quarto membro era il prematuramente scomparso Andrea Purgatori, mentre è rimasta invece al suo posto la consigliera Valentina Gemignani.

Inutile dire che si tratta di un atto puramente politico, dato che l’attuale CdA sarebbe potuto rimanere in carica fino a marzo 2025.

Il motivo è legato alla decisione del governo di inserire all’interno del decreto legge Giubileo del 22 giugno 2023 un emendamento presentato dalla Lega atto a modificare il decreto legislativo n. 32 del 22 gennaio 2004, il quale a sua volta modificava la legge 426 del 1997, che regola il funzionamento del CSC. Uno di quegli emendamenti che poco hanno a che fare con l’urgenza di un DL del genere e che ha suscitato una subitanea mobilitazione studentesca, che ha visto l’occupazione della scuola fino alla sera del 22 luglio 2023, una manifestazione organizzata presso il Quirinale per chiedere a gran voce un incontro e una serie di iniziative collegate a Cinecittà composte da incontri, riunioni e seminari per allargare il confronto e fare fronte unito, prendendo come spunto l’evento impattante per discutere della situazione culturale odierna.

Per il Centro Sperimentale di Cinematografia, l’ateneo più prestigioso e rilevante (basti guardare i nomi degli ex frequentanti della scuola) della realtà legata alla formazione in ambito cinematografico del nostro Paese, si è ormai arrivati ad un punto di svolta storico.

Tali iniziative hanno visto la partecipazione in massa di membri del Sindacato dei lavoratori del cinema e di Unita sono state sostenute tra l’altro da una lettera firmata da circa seicento eminentissime figure del mondo del cinema, tra cui Matteo Garrone, Paolo Genovese, Nanni Moretti, Mario Martone, Daniele Luchetti, Daniele Vicari, Walter Fasano, Silvio Muccino, Luca Guadagnino, Paolo Sorrentino, Saverio Costanzo, Gabriele Salvatores, Paolo Virzì, Roberto Andò, Gianni Amelio, Marco Bellocchio, Domenico Procacci, Paola Cortellesi, Valeria Golino, Valerio Mastandrea, Fabrizio Gifuni, Luca Zingaretti, Luisa Ranieri, Elio Germano, Jasmine Trinca,  Alba e Alice Rohrwacher e addirittura Wim Wenders.

Una risposta che aveva all’apparenza messo il governo nelle condizioni di ridiscutere tale emendamento, tant’è che nella data del 24 luglio 2023 sembra esser stato messo da parte, salvo poi essere ripreso e reinserito solo il giorno dopo, con una modifica che ha incluso Forza Italia come partito politico avente voce in capitolo la nomina dei nuovi vertici del CSC.

Il decreto legge n. 75/2023 è stato approvato alla Camera il 31 luglio 2023 ed è passato in Senato il 3 agosto 2023, il giorno prima delle dimissioni del Cda, divenendo così legge. Ora si è solamente in attesa della firma del Presidente della Repubblica a cui seguirà la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ma già si sono viste le prime conseguenze.

Ma di cosa parla questo emendamento? Un po’ ve lo abbiamo anticipato, ma proviamo ad entrare nel merito.

 Il contenuto dell’emendamento

Fino ad oggi la legge prevede che il presidente e il consiglio di amministrazione del Centro Sperimentale di Cinematografia siano nominati dalla politica secondo la seguente logica: il primo è deciso direttamente dal ministro della cultura, mentre di quattro membri del CdA tre sono scelti dal Ministro per i beni e le attività culturali e uno dal Ministro dell’economia e delle finanze. Questi due organi possono poi, in modo autonomo, nominare il comitato scientifico, preside e il direttore generale, che sono, fondamentalmente, quelli che si occupano della parte più strettamente legata alla gestione (sia finanziaria che didattica) della scuola.

L’emendamento contenuto nel decreto legge n. 75/2023 prevede invece che il comitato scientifico non sia più nominato da presidente e CdA in modo autonomo, ma che anch’esso rientri nella sfera di competenza della politica e che diventi un lavoro retribuito.

Da 5 membri si passerebbe a 6, dei quali tre sarebbero scelti dal Ministero della cultura, uno dal Ministero dell’istruzione e del merito, uno dal Ministero dell’economia e l’ultimo, il nuovo arrivato, dal Ministero dell’università, gestito attualmente da Forza Italia.

Lato nomina comitato scientifico da parte della politica la conseguenze più evidenti sono quelle che vedono il governo entrare direttamente nella scelta del preside e del conservatore della Cineteca Nazionale, due nomi sui quali il comitato ha infatti più che una semplice voce in capitolo. Oltre ciò è prevista anche la soppressione della carica del direttore generale, che dal 2019 è Monica Cipriani.

Insomma, la politica avrebbe totale controllo della scelta di tutti quanti i vertici del Centro Sperimentale e, visto lo squilibrio di potere conseguente che si avrebbe a favore del comitato scientifico rispetto a presidente e CdA, anche un accesso diretto a preside e regolazione della Cineteca.

Le dimissioni del CdA e possibili conseguenze

I motivi della fretta del governo di inserire questo emendamento anche in un DL che poco ha a che fare con il suo contenuto, sono da ricercare ovviamente nell’urgenza di cambiare assetto del Centro Sperimentale di Cinematografia forse a causa della gestione fondi del Pnrr (ma qui la situazione è controversa), anche a costo di procedere attraverso un atto piuttosto maldestro, ma volutamente chiassoso e dimostrativo. Molto simile a ciò che è avvenuto di recente in RAI.

Dati alla mano sappiamo che all’interno del Recovery Plan è previsto un pacchetto di 300 milioni di euro destinati a Cinecittà dei quali 37 sono appannaggio del CSC. Fondi citati anche nella lettera di dimissioni della Donzelli e delle consigliere CdA, le quali indicano questa scelta come un atto di responsabilità anche in relazione alla loro gestione.

La necessità di dover far fronte a una stagione unica, legata tra l’altro all’investimento dei fondi Pnrr di cui la Fondazione è assegnataria, ci ha spinto a ricercare con responsabilità quelle che ad avviso del Consiglio (di concerto con il Collegio dei Revisori e la Direzione generale) erano le migliori soluzioni per cogliere a pieno un’opportunità irripetibile. Proprio con riferimento ai fondi Pnrr in data 26 gennaio 2023 la Fondazione ha sottoscritto con il Ministero della Cultura una convenzione, a valle di uno specifico decreto dell’attuale Ministro della Cultura; successivamente l’operazione è stata approvata dalla Corte dei Conti. La nostra attività è stata pianificata con l’obiettivo di completare, laddove possibile, o portare al massimo grado di avanzamento entro il termine di scadenza del nostro mandato, fissato per il marzo del 2025, le previste progettualità che, ove pienamente realizzate, permetteranno di confrontarsi con le grandi scuole e cineteche internazionali all’insegna della modernità e dell’efficienza.

Questo estratto non solo indica le necessità, fronte governo, di accelerare i tempi (stando al decreto legge i vertici del CSC sarebbero rinnovati entri 30 giorni), ma indica anche il rischio dell’interruzione di un piano già avviato dai dimissionari. Tra i quali c’è, per esempio, oltre il rinnovamento della struttura della scuola su territorio nazionale, l’acquisizione e la ristrutturazione (in corso) del cinema Fiamma di Roma per farne un punto di riferimento per la programmazione dell’archivio della Cineteca Nazionale, come annunciato dalla Donzelli in persona all’ultima Festival del Cinema di Cannes.

Non resta altro che vedere quali saranno le prossime mosse, nelle previsioni sicuramente tempestive.

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