Coronavirus: test più veloci ed economici in cantiere

Dalla Svezia un nuovo sensore in grado di dare una risposta immediata alla presenza di coronavirus potrebbe migliorare notevolmente l’efficienza dei test e superare alcuni degli attuali colli di bottiglia della sorveglianza.

Lo sviluppo di test rapidi, efficaci ed economici per il nuovo coronavirus è sempre un tema che sta occupando molti ricercatori nel mondo.

Dalla Svezia, in particolare dall’Università di Malmö in Svezia, arriva la notizia di un nuovo sensore che utilizza una tecnologia che non è attualmente utilizzata nella lotta contro COVID-19.

La nostra tecnologia si basa su una forma completamente sintetica di anticorpi e altri recettori, che prevediamo essere più stabili,  economici e veloci da progettare e produrre. In particolare per produrre questo sensore siamo partiti da uno studio simile su cui abbiamo lavorato per diversi anni e che pensiamo possa adattarsi facilmente al coronavirus.

Afferma Börje Sellergren, professore al Biofilms dell’Università di Malmö, Centro di ricerca per le biointerfacce.

Oggi esistono due tipi di test del coronavirus: test dei virus che possono mostrare l’infezione e test degli anticorpi che possono mostrare se una persona è stata infettata.

Il sensore su cui ora stanno lavorando i ricercatori di Malmö ha lo scopo di essere in grado di rispondere rapidamente se una persona è stata infettata con COVID-19 al momento del test.

Gli attuali test dei virus sono costosi, richiedono strutture di laboratorio e richiedono molto tempo. Ciò spiega in parte i recenti fallimenti nel fornire test a molte persone. Un sensore in grado di rilevare direttamente i virus nei campioni di saliva, in gola o nella cavità nasale, potrebbe aiutare ad alleviare questo collo di bottiglia. Ovviamente ciò potrebbe anche giovare ai paesi poveri con grandi popolazioni in cui le risorse sono scarse.

Un’altra importante area di utilizzo dei sensori è l’epidemiologia ambientale ossia il monitoraggio della presenza del virus nell’ambiente, per esempio monitorando la sua presenza nelle acque reflue: a questo proposito, i sensori potrebbero essere parte di un sistema di allarme per nuovi focolai, secondo i ricercatori.

I mattoni di base ci sono, ma abbiamo urgentemente bisogno di un sostegno finanziario per mettere questa tecnologia in pratica.

conclude Sellergren.

 

 

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