Grande protagonista, attesa con molta da foga da fan e appassionati, dell’ottava giornata della XI Festa Del Cinema di Roma è Meryl Streep. In occasione dell’uscita del suo nuovo film, Florence Foster Jenkins di Stephen Frears, Meryl Streep arriva sul tappeto rosso dell’Auditorium Parco della Musica conquistando tutti ad una prima occhiata.

Dopo Viggo Mortensen, Tom Hanks, Oliver Stone e David Mamet, non poteva di certo mancare un altro volto di immenso lustro e grandezza come Meryl Streep.

Meryl Streep arriva sul palco vestita di verde. Capelli sciolti. Occhiali scuri. Una diva che però trasuda modestia e gratitudine verso ogni singola applauso. Una donna semplice ma con una grandissima passione che, da quarant’anni di grande cinema a questa parte, le brucia ancora dentro.

Elegante ma giovanile.

Antonio Monda, moderatore della serata nonché diretto aristico della Festa del Cinema di Roma, accoglie Meryl Streep con grande calore, senza però perdersi in convenevoli e annunciando immediatamente le sei clip della serata.

 

 

The Deer Hunter

di Michael Cimino (1978)

 

meryl streep
Abbiamo scelto questa clip soprattutto per omaggiare un grande uomo come Cimino. Scena, inoltre, bellissima affidata alla sola recitazione. Com’era lavorare con Cimino?

È sorprendete vedere questa scena dopo 150 anni! (ride) Quanto era bello Robert De Niro!? Si, mi ricordo che giravamo in West Virginia, dove c’erano  34 gradi. Io dovevo indossae quel maglione di lana. Robert, invece, aveva l’alta uniforme di lana ma non versava una goccia di sudore, a differenza mia che stavo morendo. Lui era super controllato, mentre Cimino era nudo! Seduto con questi boxer italiani piccoli.

Tu hai iniziato con il teatro, e hai avuto dei grandi mentori come, per esempio, Joseph Papp e Mike Nichols. Come ti hanno formato?

Sono informabile! Mio fratello è qui con me, ve lo può dire lui. Nessuno può dirmi nulla! Io amo i registi. Ho lavorato con i più grandi, molti dei quali purtroppo non ci sono più, quindi l’ultima parola ce l’ho io. Comunque sia, sono tutti stati miei mentori e mi hanno dato tanto.

 

 

 

Kramer vs Kramer

di Robert Benton(1979)

 

meryl streep
È vero che Dustin Hoffman voleva riscrivere parte del film?

No, non voleva riscriverla. Fondamentalmente non sapevamo cosa Joanna avrebbe detto in quella scena, peché nel libo non è esplicitato. Non si capiva perché lei fosse scappata di casa e quali sentimenti l’avessero mossa. Benton aveva lasciato a noi il compito. Abbiamo, quindi, scritto sia io che Dustin le probabili battute, poi ci siamo incontrati tutti insieme e abbiamo votato. Chi ha vinto? Io.

(…) Sto trattando con una certa leggerezza qualcosa diserio. Questi due film, sia Kramer vs Kramer che The Deer Hunter,  sono stati realizzati in un momento molto particolare, la fine degli anni 70. Era l’inizio dell’era in cui le persone iniziarono a divorziare, quando ancora era qualcosa di assolutamente infattibile. Per esempio, nel film di Cimino mi ricordo che quando ho fatto il provino, praticamente la pagina era vuota e lui mi ha detto “ma tu cosa diresti?”. Dal momento che ero all’inizio della carriera, ho pensato che tutti i registi facessoero così. Ovviamente mi sbagliavo!

 

 

 

La scelta di Sophie

di Alan J. Pakula (1982)

 

meryl streep
Preferisci recitare sul palcoscenico o davanti la macchina da presa?

Mi piace sentire le persone respirare, restare col fiatto sospeso. Mi piace sentire quando ridono, ovviamente quando la piece è divertente. Sicuramente una bella sensaizone. Ciò detto, la cosa bella che si può avere nel cinema è che anche il più piccolo dettaglio può avere risonanza, e può essere sviluppato su tanti livelli. A teatro è possibile solo se entri in totale empatia con il pubblico, se crei un legame profondissimo.

C’è un gran regista contemporaneo con il quale vorresti lavorare?

Martin Scorsese.

 

 

 

I ponti di Madison County

di Clint Eastwood (1995)

 

meryl streep
Il montatore della clip, aveva preparato questa sequenza che avete visto. Ieri quando l’abbiamo rivisto, tutte le ragazze dello staff hanno detto di non mettere questa ma quella dell’addio perché più struggente. Abbiamo scelto, alla fine, questa per la durata. Comunque, chi ha avuto la fortuna di sentire le tue interpretazioni in lingua, sa che hai recitato facendo accenti diversi. Quale accento ti è risultato più difficile?

Penso l’irlandese, perché avevo appena fatto A Cry in the Dark, film australiano, e siccome quell’accento è un mix di tante pesone che sono andate ad abitare in australia, e c’è una forte componente irlandese, quell’accento era stato forzato, e nel fare l’accento irlandese capitva spesso che dovessi ripetere tutto dall’inizio.

 

 

 

The Iron Lady (2011)

di Phyllyda Loyde

 

meryl streep
Sappiamo che sei una donna impegnata, libera e di sinistra. Questo è un ruolo di destra. Eppure il film tratta la Tucher con molto empatia e anche simpatia. Cosa ha rappresentato per te questo tipo di ruolo?

Si, sotto questo punto di vista è un personaggio molto diverso da me, eppure tutte quante noi donne, nella nostra vita, abbiamo sperimentato questa specie di sdegno, da parte dell’uomo, di quando ci si trova in un posto in cui si suppone noi non dovremmo esserci. Appunto, come la politica. Di recente ho visto un video sull’Australia, sul primo ministro che si rivolgeva alla leader dell’opposizione. Non ho idea di che patito rappresentasse perché sono poco informata circa la politica australiana, però quest’uomo aveva delle certezze radicate a aveva una “corte” alle sue spalle. Il modo in cui si rivolgeva a questa donna, assolutamente si basava sui pregiudizi di genere e tentava di minare, a tutti i costi, la sua integrità. Ma lei è riuscito a distruggerlo! Quella scena mi ha ricordato quel momento del film in cui la Tucher viene aggredita non per quello che sta dicendo ma per il tono che sta usando. Non è tanto cosa dici ma come lo dici. Ho sviluppato una comprensione nei confronti della Tucher perché lei era una donna che si inseriva in una classe in cui le donne non venivano considerate, figuriamoci ponendosi in quel modo.

Tutto questo fa parte di un discorso di discriminazione sociale, peché il modo in cui lei teneva discorsi, i suoi comportamenti e atteggiamenti, se c’è una cosa che fa diventare matti gli inglesi, e quando non sono in grado di capire a quale classe sociale appartenga quella persona dall’accento e dai movimenti. E ancora adesso loro hanno un sistema di classe molto radicato.

 

 

 

Mamma mia

di Phyllyda Loyde (2008)

 

meryl streep

 

È vero che da piccola volevi fare la cantante?

Mh, si e no. No e si. Quando ero ragazzina e avevo 12 anni, ho cantato in una produzione scolatisca in francese. Una persona si avvicinò ai miei genitori dicendo di poter consigliare una donna brava per le lezioni. Ci lasciammo convincere e mia madre,  per ben due anni, arrivava ogni sabato fino a New York per farmi fare la mia lezione di canto. In realtà volevo fare la cheerleader.

 

L’incontro viene concluso da una grande omaggio al cinema italiano, sopratutto a due grandi attrici stimante da tutto il mondo e particolarmente amate da Meryl Streep. Le attrici in questione sono Silvana Mangano Anna Magnani. Per l’occasione Monda seleziona due titoli, L’oro di Napoli di Vittorio De Sica Amore di Roberto Rossellini.

 

meryl streep

 

Sono due attrici che tu ami molto. Come mai ami proprio queste due in particolare?

La cosa che amo è che io ho avuto modo di incontrarle nel loro lavoro. Quei film sono arrivati in un momento molto particolare per l’America.  Le ho viste per la prima volta quando non c’erano molti ruoli interessanti nel cinema americano, e avevamo la possibilità di vedere questi film nei Festival e nelle rassegne. Devo dire che vedendo queste due donne sono rimasta molto colpita. Sono ed erano delle creature esotiche che venivano da un altro mondo, soprattutto per me che venivo dalla mia vita provinciale. Queste donne hanno qualcosa di così profondondo e puro, e credo che oggi questa caratteristica unica la abbia Alba Rohrwacher.

È vero che ti sei ispirata a Silvana per il ruolo di Francesca in I ponti di Madison Contuy?

In realtà no. Certo, mi sarebbe piaciuto avere la sua bellezza e aria di riservatezza. Il personaggio di Francesca l’ho tratto da una signora che viveva nella stessa strada dove abitavamo noi e si chiamava Nucci. E tra tutte le Nancy e Barbara, era un nomecosì esotico, e aveva un modo di parlare inglese strano. Spesso chiamava il figlio, Charlie Jr., e digli diceva: “Chucky puoi portare quella garbage?”

Meryl Streep imita l’accento italiano della donna, chiudendo con tante risate e gioia questo bellissimo incontro.

 

 

Seguite gli aggiornamenti da #RomaFF11 sul nostro hub dedicato:Leganerd.com/RomaFF11