Le principali aziende tecnologiche americane si stanno preparando all’impatto che le prossime elezioni presidenziali potrebbero avere sui loro affari, preoccupate dalla possibilità di nuovi dazi sulle importazioni dalla Cina. Indipendentemente dal candidato che vincerà, l’ombra di politiche commerciali protezioniste rischia di complicare ulteriormente il flusso di beni tecnologici dalla Cina verso gli Stati Uniti, con effetti potenzialmente devastanti sui prezzi di vendita di smartphone, laptop e altri dispositivi di uso quotidiano.

I dazi, ossia le tasse sulle importazioni, sono spesso impiegati per ostacolare i rapporti commerciali con paesi ritenuti avversari. Indovinate chi paga? Le aziende e i consumatori. I costi aggiuntivi si riversano inevitabilmente sui prezzi finali quando i beni cinesi, difficili da sostituire nel breve termine, entrano nel mercato statunitense.

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Al momento, oltre 300 miliardi di dollari di merci cinesi sono soggetti a dazi, una politica avviata da Trump nel 2018 e resa permanente dall’amministrazione Biden. Questa misura coinvolge non solo i prodotti finiti, ma anche i componenti necessari alla produzione locale, il che rende quasi inevitabile un aumento dei costi per i produttori americani. Nonostante qualche eccezione per i prodotti tecnologici più diffusi, come smartwatch e console di videogiochi, la crescente pressione sui costi di produzione rischia di ripercuotersi sui consumatori.

In vista delle elezioni, Trump ha promesso di riprendere la “guerra commerciale” con la Cina, minacciando di alzare i dazi al 60% su tutte le merci cinesi, un livello ben più alto rispetto alle misure della sua precedente amministrazione. Kamala Harris, pur criticando i dazi troppo generalizzati di Trump, non ha ancora chiarito la propria posizione, lasciando le aziende in una condizione di incertezza. La Consumer Technology Association (CTA), insieme a giganti come Microsoft e Sony, ha già espresso la propria contrarietà a ulteriori aumenti, sostenendo che queste misure finirebbero per gravare sui consumatori e mettere a rischio posti di lavoro negli Stati Uniti.

Se il prossimo presidente decidesse di inasprire ulteriormente i dazi, i prezzi dei prodotti tecnologici potrebbero lievitare rapidamente. Una recente analisi del Peterson Institute for International Economics ha stimato che una tassa universale del 20% sulle importazioni comporterebbe un costo annuale aggiuntivo di 2600 dollari per una famiglia americana media. Il nuovo inquilino della Casa Bianca dovrà scegliere attentamente la propria strategia commerciale: la posta in gioco è altissima.