Amazon ha deciso di introdurre una nuova politica che richiede ai dipendenti di lavorare cinque giorni a settimana in ufficio a partire da gennaio, una scelta che ha suscitato diverse reazioni. Soprattutto negative, verrebbe da pensare (ma i dirigenti dell’azienda sostengono il contrario).
Matt Garman, CEO di AWS, ha spiegato durante una riunione interna che la maggior parte dei dipendenti con cui ha parlato si è detto favorevole alla nuova policy. Difficile da credere. E, infatti, siamo molto scettici. Sta di fatto che il manager ha anche aggiunto che chiunque non si sentisse a proprio agio con queste nuove regole, potrà comunque sempre contare su un’opzione alternativa: licenziarsi e andare a lavorare da qualche altra parte. Che magnanimo.
“Se qualcuno non si sente a suo agio in questo ambiente di lavoro, è comprensibile, ci sono altre aziende disponibili,” ha detto Garman, precisando che il suo commento non è da intendere con un tono negativo o sarcastico. Reuters sostiene di aver avuto accesso alla trascrizione della riunione, dove è stato detto che, da un’indagine interna, nove dipendenti su dieci avrebbero espresso supporto per la nuova policy.
Amazon ha giustificato il cambio di rotta citando la necessità di tornare ad una cultura aziendale che metta al centro il lavoro di squadra e la partecipazione. Secondo Garman, la capacità dell’azienda di innovare e costruire nuovi prodotti di successo è scemata notevolmente durante il regime del lavoro da remoto.
Amazon non è l’unica azienda ad aver scelto di darci un taglio con il telelavoro. In compenso, sotto questo profilo, Spotify ha scelto di essere una felice eccezione nel mondo delle grandi imprese tech: l’azienda europea ha recentemente confermato che i suoi dipendenti – “che sono adulti e non bambini da controllare” – potranno continuare a lavorare da dove vogliono.