A molti sarà sicuramente capitato di aver visto o sentito parlare di quello che viene definito uno dei dipinti più famosi al mondo ovvero “La ragazza con l’orecchino di perla“. Ma, come mai è così apprezzato? Per rispondere a tale domanda ecco che il Museo Mauritshuis dell’Aia, all’interno del quale si trova tale dipinto, ha chiesto ad alcuni neuroscienziati di misurare la reazione del cervello, e quindi l’attività cerebrale, delle persone impegnate ad osservare tale dipinto e altre famose opere.

L’analisi effettuata ha permesso agli scienziati di effettuare una scoperta davvero incredibile. Le persone che osservano il dipinto sembrerebbero essere catturate da un fenomeno neurologico molto particolare definito con l’espressione “ciclo attentivo sostenuto”. Un fenomeno del tutto esclusivo per il dipinto sopracitato, un vero e proprio capolavoro del XVII secolo.

I risultati emersi dall’analisi degli studiosi

L’analisi effettuata dagli studiosi ha permesso di scoprire che l’occhio di coloro che osservano il dipinto “La ragazza con l’orecchio di perla” sono attratti prima di ogni cosa dal suo occhio. Successivamente poi dalla bocca, poi dalla perla e ancora dall’occhio ecc. Questo significa che rispetto ad altri dipinti questo viene solitamente osservato più a lungo.

Un nuovo studio ha analizzato l’origine della creatività nel cervello Un nuovo studio ha analizzato l’origine della creatività nel cervello

L’analisi effettuata dagli scienziati ha inoltre permesso loro di scoprire, tramite la misurazione delle onde cerebrali, che ad essere maggiormente stimolato è il precuneo. Questa è l’espressione utilizzata per far riferimento alla parte del cervello che governa l’identità personale e la coscienza. Per poter misurare la risposta neurologica alle opere d’arte sono stati utilizzati dei macchinari per la scansione cerebrale tramite risonanza magnetica e EEG.

Viviamo in un’epoca in cui ci confrontiamo sempre di più con copie e interpretazioni della realtà. Si potrebbe pensare che l’arte o gli oggetti veri e autentici diventino quindi meno importanti, ma è vero il contrario: il reale sta in realtà diventando più importante. Un incontro con un’opera d’arte vera è molto più intenso che con una copia. Quanto è meraviglioso che questo effetto sia stato ora dimostrato scientificamente e possa essere osservato nell’attività cerebrale. I risultati di questa nuova ricerca sono importanti e rilevanti per l’intero settore museale.

Vera Carasso, direttrice della Netherlands Museum Association