Ogni giorno, purtroppo, sempre di più tendono ad aumentare i casi di tumore al cervello sia tra i giovani ma anche tra gli adulti.  Questo è il motivo per il quale sempre più studiosi cercano di trovare nuove cure e nuovi metodi per salvare la vita delle persone. A tal proposito occorre menzionare quanto fatto da un gruppo di scienziati cinesi e statunitensi dalla cui collaborazione è nato un nuovo trattamento a base di nanoparticelle vegetali. Trattamento questo utile a combattere il glioblastoma ovvero la forma più violenta e allo stesso tempo letale di tumore al cervello.

Ma, cosa sappiamo esattamente tu tali nanoparticelle? Queste sono ricavate dal fitochimico bardoxolone metil, indicato con la sigla BM. E sono progettate con l’obiettivo di colpire le cellule tumorali dopo aver penetrato la barriera ematoencefalica. Per poter effettuare lo studio gli scienziati hanno effettuato degli esperimenti sui topi.

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Agli animali in questione sono state iniettate le nanoparticelle, e dopo un’attenta osservazione gli studiosi hanno avuto modo di vedere che queste andavano ad attaccare direttamente le cellule tumorali. Su quanto scoperto si sono espressi direttamente gli autori affermando di aver sviluppato e allo stesso tempo convalidato un metodo che si basa proprio sulla “nanotecnologia per il trattamento del glioblastoma”.

La scoperta degli studiosi

Grazie allo studio effettuato e agli esperimenti sui topi gli studiosi hanno avuto modo di scoprire che il BM agiva rendendo la barriera ematoencefalica più permeabile e quindi più penetrabile. Ma non solo, il fitochimico bardoxolone metil si è dimostrato anche particolarmente efficace nell’uccidere le cellule del glioblastoma.  A proposito delle  nanoparticelle sviluppate dal team di studiosi occorre precisare che queste sono nate in seguito alla combinazione di BM con il peptide anticancro P28.

L’unione ha portato alla formazione di nanoparticelle denominate P28-LBM.  Alla domanda “Come funzionano le nanoparticelle” possiamo rispondere affermando che queste si servono di un meccanismo definito “autocatalitico“. Dopo aver raggiunto il tumore le nanoparticelle agiscono rilasciando LEX ovvero Lexican in grado di rendere la membrana tumorale maggiormente penetrabile. In questo modo un vasto numero di nanoparticelle riesce a penetrare e di conseguenza provocare la morte delle cellule tumorali.