L’Alzheimer rappresenta purtroppo un disturbo ogni giorno sempre più diffuso, e con il quale sempre più persone si trovano a dover fare i conti. Ma cosa provoca il declino cognitivo? Secondo gli scienziati sono quattro i fattori considerati chiave che potrebbero svolgere un ruolo decisivo. Anche se la patologia di base è simile per la maggior parte dei casi ecco che a variare possono essere elementi come ad esempio la sua velocità, gravità e peggioramento.
Stando a quanto emerso da uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori ecco che tra i fattori considerati importanti per poter prevedere il declino cognitivo possiamo menzionare l’età della persona, il sesso, i livelli di attività quotidiana e per finire anche i ritmi cardiaci irregolari. Per poter affermare ciò i ricercatori hanno portato avanti uno studio condotto su un gruppo di 500 pazienti affetti da Alzheimer.
Questi sono stati seguiti con molta attenzione per ben due anni, anche se alla fine del percorso i pazienti rimasti e quindi ancora coinvolti nello studio erano solamente 169. Diversi dati legati a fattori demografici, funzionali e sanitari sono stati registrati. Tra questi ad esempio quelli che riguardano l’esperienza del dolore, la depressione e poi ancora sintomi neuropsichiatrici.
La scoperta dei ricercatori
Lo studio portato avanti ha permesso ai ricercatori di poter scoprire che tutti i partecipanti hanno mostrato un significativo declino cognitivo. Ma alcuni fattori come ad esempio l’essere donne o anziani, persone affetti da fibrillazione atriale, e quindi con problemi cardiaci irregolari, e difficoltà nelle attività quotidiane rappresentavano tutti fattori in grado di prevedere i cali in capacità cognitive.
Anche se alcune variabili non sono state considerate, come ad esempio il fumo oppure il consumo di alcolici, ecco che i risultati ottenuti hanno consentito agli studiosi di poter affermare che fattori come la storia clinica della persona affetta da Alzheimer, i dati demografici e le misurazioni dell’attività quotidiana potrebbero rivelarsi di grande aiuto per poter prevedere in tempo il tasso di declino cognitivo provocato proprio dalla malattia.