Nonostante le critiche non sempre positive mosse al ciclo inaugurale, c’è grande fermento intorno all’arrivo de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere la serie live action che prende ispirazione dalle appendici di Tolkien per raccontare la Seconda Era della Terra di Mezzo, ambientata molti anni prima le trilogie viste al cinema e nei romanzi.
Siamo partiti proprio da qui nella nostra chiacchierata virtuale con Ryan Conder, supervisore degli effetti speciali della serie Prime Video, e Jason Smith, responsabile degli effetti visivi che ci hanno raccontato un po’ di aneddoti sul dietro le quinte di una delle serie tv più costose e impegnative della storia.
Prima di lasciarvi alla nostra intervista, vi ricordiamo che la seconda stagione arriverà il 29 agosto con i primi episodi sulla piattaforma streaming, seguita da un episodio a settimana fino al 3 ottobre. Nelle nuove puntate
Livello di fandom
Lavorare in questo tipo di produzioni richiede una grande passione. Ma quanto erano fan i due supervisori tecnici quando sono entrati a bordo del progetto: Trilogia Classica, Trilogia Prequel o Simarillion? Dice Ryan Conder: “Quando ho iniziato nell’industria cinematografica nel 1997, la trilogia del Signore degli Anelli stava uscendo al cinema ed era il grande evento dell’epoca, sempre sullo sfondo, durante la mia crescita professionale oltre che personale. Ho avuto l’opportunità di andare in Nuova Zelanda (dove hanno girato i film, ndr) per la prima stagione del serial, ed è stato come chiudere un cerchio in un certo senso. È sempre stato parte di me e continua ad esserlo”.
Anche Jason Smith si sente come in un negozio di caramelle con questo lavoro: “Crescendo, sono partito dai film animati di Rankin/Bass che mi piacquero molto. Mio padre era un grande fan dei romanzi di Tolkien, specialmente del Simarillion, ce lo leggeva fin da piccoli cercando di farci entrare in quel mondo. Io capii presto che non era facilissimo da comprendere (ride) ma direi che il centro del mio fandom partisse dal lato artistico. Mio padre comprò un calendario del Signore degli Anelli l’anno in cui sono nato, coi dipinti dei Fratelli Hildebrandt, e ho avuto queste immagini nella mia camera da letto per almeno vent’anni (ride). Mi sono innamorato di quei dipinti e ho voluto imparare a dipingere a olio e a studiare come li avessero realizzati nel dettaglio e utilizzando la luce. In ogni caso i film di Peter Jackson sono stati una rivelazione per chiunque”.
Gli Spettri dei Tumuli
Un’importante new entry a livello tecnico della seconda stagione de Gli Anelli del Potere sono sicuramente gli Spettri dei Tumuli, di cui parla il VFX Supervisor Jason Smith: “Abbiamo già visto dei fantasmi nel Signore degli Anelli ma mai questo tipo di personaggi non-morti. Ci siamo molto divertiti nel pensare a queste creature come individui che hanno vissuto mooolto tempo fa e magari sono stati eroi e cittadini modello, ma un certo potere li sta risvegliando e li sta costringendo a compiere delle azioni deprecabili, mi piace pensare anche contro la loro volontà, in modo che ci sia dell’orrore in loro. Abbiamo lavorato spalla a spalla col reparto prostetico per portarli in vita e col designer Aaron McBride: lui costruiva la testa e io la dipingevo, e poi viceversa per altri pezzi del corpo, e così via. Un lavoro molto collaborativo devo dire. Per alcuni aspetti è stato un incubo – come ad esempio le costole attraverso cui si doveva vedere attraverso – ma nel complesso anche molto divertente, esattamente il lavoro che si dovrebbe fare per costruire creature come queste”.
Prima stagione vs seconda stagione de Gli Anelli del Potere
Una seconda stagione, specie di queste proporzioni, aiuta sempre ad apportare delle migliori rispetto alla prima, che setta il lavoro per tutti i reparti. Conferma il SFX Supervisor Ryan Conder: “Abbiamo voluto sicuramente girare il più possibile dal vivo. Non direi che abbiamo migliorato qualcosa, ma che abbiamo avuto la fortuna di imparare molto dal ciclo inaugurale, soprattutto a livello di pianificazione. Ci sono molte fasi nella preparazione al set. La più grande sfida per noi sono state sicuramente le sequenze di battaglia, perché dovevano essere estremamente epiche: abbiamo studiato a fondo il look dei combattenti, le esplosioni, i singoli combattimenti corpo a corpo. Abbiamo lavorato a stretto contatto con tutti i reparti, soprattutto con quello degli stuntman. Dal trailer si possono vedere vari pezzi di quercia che esplodono e sono molto fiero di dire che la maggior parte sono stati girati in loco. Ho visto il montaggio finale e corrisponde esattamente alle riprese fatte in notturna quindi mi sento soddisfatto. Abbiamo aiutato anche i VFX perché non hanno dovuto lavorarci sopra più di tanto e sono potuti passare ad altro. È proprio una catena di montaggio”.
Gli fa eco Jason: “Per me l’intero show è rappresentato dalle maestose ambientazioni che si vedono negli episodi, potrei parlarne per ore, ma per questa seconda stagione devo dire che sono particolarmente soddisfatto – anche che gli showrunner ci abbiano dato quest’opportunità – del fatto che sia “la stagione delle creature”. Questa è una stagione più oscura, in cui è lecito avere paura di loro. La Terra di Mezzo è un posto pericoloso nei romanzi, giri un angolo e puoi essere inghiottito da un albero, e credo che in queste nuove puntate abbiamo avuto l’opportunità di mostrare quest’aspetto e di aggiungere oscurità alla storia. Il Male sta prendendo il controllo ma non è tutto negativo ovviamente. Abbiamo delle formiche nello show e che privilegio poterle portare in vita! Fin da bambino le sento vicine a me e quando vado a fare qualche escursione e vedo un albero la cui corteccia forma una sorta di viso, penso siano loro, faccio delle foto e una volta tornato a casa provo a disegnare delle facce su di loro. Ho una collezione sostanzialmente: devo trovarmi per forza nella Terra di Mezzo! (ride)”.
Girare in Nuova Zelanda la serie Prime Video
A proposito delle location, è estremamente importante (HBO docet) girare dal vivo show come la serie fantasy Prime Video, anche per i reparti tecnici. Conferma Conder: “Mi occupo di gestire tutti gli effetti fisici sul set e poi andiamo nel Regno Unito per il Grande Albero di Quercia che ha ben 5000 anni. Siamo stati in tutti questi boschi e foreste molto antichi ed è stato molto affascinante e stimolante anche per il mio reparto. Dobbiamo soprattutto assicurarci che sia tutto salvaguardato a livello di flora e fauna, data l’importanza e la secolarità di questi alberi. Lavoriamo a stretto contatto con chi si occupa delle location e con lo scouting team che si assicura che le aree scelte siano sicure per girare per tutti e affinché otteniamo le riprese che ci servono”.
La parola passa a Smith: “Non solo è importante ma io direi che paradossalmente più il progetto a cui stai lavorando è fantasy, più devi farlo basandoti su qualcosa di reale e tangibile. Ad esempio nella prima stagione, avevamo una gigantesca cascata di ghiaccio con una scogliera ghiacciata e sotto una valle piena di neve. Siamo andati in Nuova Zelanda in elicottero e abbiamo trovato con la squadra tre possibili luoghi: White Creek, ovvero una cascata congelata; Humble Falls e Little Falls, che potevano essere adatte allo scorrimento alla neve dell’acqua ghiacciata; e Castle Rock che ci ha fornito la valle sottostante. Abbiamo preso tutti questi elementi e li abbiamo uniti in una sorta di “Frankenstein delle location” ma c’è qualcosa di così soddisfacente nel partire dalla realtà perché è ciò che fece Tolkien. Lui dichiarò che non iniziò a scrivere di getto dal nulla ma partì da una mappa, leggendo le lingue straniere e meno conosciute, per arrivare a creare il proprio mondo e il proprio linguaggio. Partire dalle regole conosciute per costruirci qualcosa di inventato intorno”.
Continua poi a proposito della Moira: “Ad esempio per Khazad-dûm ci siamo calati in una grotta con delle corde a quasi 100 metri di profondità per poi provare ad arrampicarci su una scala ghiacciata nelle caverne sottostanti, scannerizzando e facendo foto di quei luoghi per il Regno delle Miniere dei Nani. Il punto è: in un mondo in cui chiunque è sintonizzato su come un videogioco appare e come la cattiva CGI appare, come VFX vogliamo apparire invisibili, ed è particolarmente difficile trattandosi di un fantasy ma speriamo di esserci riusciti. Molto spesso vedendo qualcosa nella serie si pensa ‘è ridicolo si tratta di computer grafica’ e invece è reale, speriamo di ottenere proprio quel risultato”.
Essere creativi sul set
Durante le riprese, anche ad alto budget come questo, per risolvere i vari problemi soprattutto dei reparti tecnici bisogna sempre dimostrare grande creatività. Se ne ricorda Conder: “Mi ricordo bene delle costruzioni alte venti metri che abbiamo dovuto creare negli studios di Bray, lontani otto chilometri dal set, dove il reparto costruzioni ha creato le mura del castello, la lunga linea di alberi dove dovevamo posizionare queste costruzioni, che dovevano compiere atti specifici: fare fuoco, andare a fuoco, avere attori e orchi intorno a loro mentre li muovevano e interagivano con loro, quindi c’è stato anche molto lavoro ingegneristico fin dagli studios dove li abbiamo testati, poi disassemblati e riassemblati in loco, dopo averli trasportati di notte in modo che nessuno ci vedesse (ride)”.
Ha bene in mente il tutto anche Smith: “Mi stanno venendo in mente vari momenti chiave, sicuramente Damrod il Troll della Collina. Non volevo risultasse solamente come un ammasso di muscoli che distrugge cose. Volevo fosse di più di un cannone e quindi siamo partiti da lì per costruire il personaggio insieme agli sceneggiatori e ai registi: può avere quest’espressione? Può divertirsi con questo ed essere infastidito da quest’altro? Quella credo sia stata anche la sfida più grande in questa stagione 2 e non vedo l’ora che possiate vederlo! Penso sia diventato il mio nuovo personaggio preferito della serie!” (ride)
Le prime immagini della stagione 2
La seconda stagione parte con un’imponente sequenza iniziale dedicata all’ascesa del villain ed entrambi i responsabili la ricordano bene. Dice Conder: “È stato impegnativo ma bellissimo. Dovevamo controllare il fumo e tanti elementi diversi. Ne sono quasi sicuro ma credo sia proprio la prima scena che abbiamo girato per i nuovi episodi. C’era un gran numero di querce in quello spazio e dovevamo preparare tutto al meglio per il reparto prostetico e make up di Barrie Gower: i fuochi, il fumo, le fiamme sono tutto merito nostro (ride). Abbiamo lavorato ovviamente insieme anche ai VFX che hanno gestito i movimenti, mentre abbiamo cercato di girare il più possibile dal vivo. Direi che hanno fatto un ottimo lavoro per l’ascesa di quella creatura!”
È un set con molte persone e personalità coinvolte quello de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere: “Ad un certo punto avevamo quattro unità che giravano in due Paesi diversi, alcune di giorno altre di notte, e io dovevo supervisionare il tutto: non era facile per me dormire (ride) non solo per gli orari e lo schedule, ma proprio per l’eccitazione di voler essere sempre vigile per controllare. Era un po’ come essere in Matrix – scherzavamo spesso tra i reparti durante la produzione con questa battuta – ovvero essere più che multitasking”.
L’aspetto degli anelli del potere rispetto all’anello dei film di Jackson viene invece dal production design e dalla visione degli showrunner J.D. Payne e Patrick McKay – come racconta Conder – e dalla loro comprensione che Il Signore degli Anelli ha una sua radicata tradizione precedente: “Noi stessi portiamo delle idee che devono adattarsi a come il mondo di Tolkien dovrebbe essere. Più a lungo ci lavoriamo, più comprendiamo meglio quell’universo e le sue regole”.
Chiude la nostra intervista Jason Smith con la sua creatività sul set: “Non voglio rovinare la sorpresa, ovviamente, ma direi che sono piuttosto fiero della sequenza iniziale. So che ci sono già delle immagini ufficiali ma cercherò di essere circospetto, dirò questo. Penso che abbiamo fatto un gran bel lavoro sulle creature per aiutare a raccontare la storia che è direttamente collegato all’ascesa del villain, e questo mi rende particolarmente fiero. Succedono molte cose in questa seconda stagione, si preme sull’acceleratore, e può essere un bene, c’è più ritmo e in ogni episodio succede qualcosa di importante. La stagione inaugurale era necessariamente introduttiva e dovevamo conoscere questi personaggi e questo mondo che viene dalla lore di Tolkien ma nelle nuove puntate già sappiamo dove sono posizionate le pedine sulla scacchiera: ora è tempo di giocare”.