I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno sviluppato un nuovo tipo di dispositivo flessibile che può avvolgere le fibre nervose senza causare danni, utilizzando tecniche di elettronica flessibile e di robotica morbida. Gli attuali strumenti per interfacciarsi con i nervi periferici – le 43 coppie di nervi motori e sensoriali che collegano il cervello e il midollo spinale – sono obsoleti, ingombranti e comportano un elevato rischio di lesioni. Tuttavia, i “bracciali” o “polsini” robotici per nervi sviluppati dal team di di ricerca sono abbastanza sensibili da afferrare o avvolgere le delicate fibre nervose senza causare alcun danno.

La ricerca condotta dall’Università di Cambridge è quindi un progresso significativo nel campo della medicina neurologica e della robotica morbida. Questi “polsini” robotici sono difatti una soluzione promettente per diverse ragioni:

    1. Tecnologia Minimamente Invasiva: I dispositivi sono abbastanza piccoli da poter essere arrotolati in un ago e iniettati vicino al nervo bersaglio. Questo approccio minimizza il trauma chirurgico e il rischio di lesioni ai nervi.
  1. Adattabilità: I dispositivi possono cambiare forma in modo controllato, adattandosi ai nervi senza causare danni. Ciò consente ai chirurghi di regolare la tenuta del dispositivo attorno al nervo per ottimizzare la registrazione e la stimolazione.
  2. Applicazioni Mediche: Questi dispositivi possono essere utilizzati per stimolare o bloccare i segnali nei nervi bersaglio, aiutando a trattare condizioni neurologiche come epilessia, dolore cronico e paralisi. Possono anche essere utili per il controllo di arti protesici.
  3. Accesso ai nervi difficili: L’innovazione permette di raggiungere nervi difficilmente accessibili con la chirurgia aperta, come quelli che controllano il dolore, la vista o l’udito.
  4. Prospettive future: La possibilità di utilizzare impianti che possono cambiare forma attraverso l’attivazione elettrica apre nuove possibilità per trattamenti mirati e interventi chirurgici più sicuri e precisi.

I ricercatori stanno pianificando ulteriori test su modelli animali e sperano di iniziare i test sull’uomo nei prossimi anni, con la prospettiva di offrire trattamenti più sicuri e meno invasivi per una varietà di condizioni neurologiche. I risultati sono riportati oggi sulla rivista Nature Materials.