Qualche nota di pianoforte, una lirica oscura, funerea. La camera pian piano si alza, c’è una donna di spalle, un’inquadratura degna di un cinema quasi “post gotico”. La camera sale ancora, ma non rivela nessun volto, perché la figura invece scende, nel vuoto. La musica cambia, i colori si spengono, c’è un’altra donna (o la stessa?), ancora di spalle, stavolta è lei che suona, lei produce l’ambiente. Non subisce la storia, ma la comanda, ne comanda le note, il ritmo e il tempo. Così inizia il racconto di Bella Baxter, un processo di riappropriazione, una storia che parla di riacquisizione di se stessi.

Nella recensione di Povere creature!, il nuovo film di Yorgos Lanthimos, vi parliamo del titolo premiato all’80esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia con il Leone d’oro e una delle pellicole più attese del finale della stagione cinematografica del 2023 e che invece, per i motivi che un po’ tutti sappiamo, arriverà nelle nostre sale il 25 gennaio del 2024 distribuito con Walt Disney Studios Motion Pictures.

Così inizia il racconto di Bella Baxter, un processo di riappropriazione, una storia che parla di riacquisizione di se stessi.

Una anche troppo palese dichiarazione di intenti, questa intro suggestiva scelta dal cineasta greco, sulla quale costruisce una struttura narrativa dalla personalità spiccata e che ha l’ardire di rielaborare molti immaginari (di matrice letteraria, cinematografica e musicale) per creare qualcosa di semanticamente personale e contemporaneo, sia nel senso formale che contenutistico.

La pellicola è tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore scozzese Alasdair Gray, che è un’opera già dal certo sapore derivativo in relazione ad un preciso mondo, ma affronta la pagina scritta con una certa volontà revisionistica e pop, come suggerisce il cast stellare e internazionale, capeggiato da una straordinaria Emma Stone, forse alla prova migliore della carriera, affiancata da Willem Dafoe, Mark Ruffalo, Ramy Youssef, Jerrod Carmichael, Christopher Abbott, Margaret Qualley e Kathryn Hunter,

La creatura contemporanea

Il dottor Godwin (“God-win”, un nome che è tutto un programma) Baxter (Dafoe) è uno scienziato dal volto sfigurato e che fa le bolle durante i pasti, professore della più prestigiosa università della Londra vittoriana. Un luminare e un chirurgo straordinario, dal temperamento e la personalità divisiva, la tipica che genera seguaci e diffidenti. Tra i primi c’è sicuramente lo studente Max McCandless (Youssef), che viene invitato dal suo mostruoso idolo in casa sua per partecipare al suo ultimo esperimento.

Un suo ultimo esperimento che ha un nome e un cognome: Bella Baxter (Stone). Una ragazza che sembra afflitta da un grave deficit cognitivo compensato da un carattere esplosivo, esuberante e curioso e una rapidità di apprendimento fuori scala. Una bambina nel corpo di una donna, affamata di conoscenze e di esperienza. Il suo è un passato misterioso persino per lei, segnato, stando a quello che dice il suo padrone di casa (il suo “papà” adottivo), da un gravoso lutto che l’ha vista perdere i suoi genitori. Non ci crede ovviamente nessuno.

Ah, sì. il compito del giovane McCandless è quello di osservare l’evoluzione della ragazza e appuntare qualsiasi cosa possa essere utile al suo mentore. Cioè praticamente tutto quello che succede.

Povere creature

Un suo ultimo esperimento che ha un nome e un cognome: Bella Baxter.

Siamo ancora in un affresco steampunk / vittoriano tutto in bianco e nero, mentre Bella cresce, scopre il cibo, il sangue e il sesso, soprattutto il sesso (elemento fondamentale per il senso politico del film) e, di conseguenza, comincia a dare segni di insofferenza verso l’ambiente domestico. Nonostante l’amore del ragazzo e la volontà del papà di darla a lui in sposa, la fanciulla decide di lasciare la casa dopo l’arrivo dell’avvocato libertino Duncan Wedderburn (Ruffalo).

I due partono (non fuggono) e in Povere creature! arrivano i colori. La ragazza con il cervello da infante inizia la sua personale scoperta del mondo e da qui inizia una storia di formazione, tutto sommato piuttosto classica, di un’aliena che, essendo cresciuta al di fuori dei vincoli e delle regole di una società pudica e patriarcale, ne svela tutte le meschinità con lo scopo finale di trovare un suo posto all’interno di essa. Dominando il destino e non subendolo.

La ricerca di Dio

Povere creature! è un film che funziona nello svisceramento del suo comparto politico visto in una chiara chiave pop (come suggerito in apertura di articolo), al netto di una parte centrale piuttosto compassata e visivamente non eccezionale (soprattutto in termini di CGI), ma che, ad onor del vero, si può prestare anche ad una lettura che la vede come intenzionalmente farsesca, soprattutto visto il concept estetico voluto da Lanthimos.

Il personaggio protagonista è chiaro e potente: una donna che è madre di se stessa, bambina eppure adulta da subito e quindi protagonista di un apprendimento evolutivo al di fuori delle consuete regole del mondo dell’uomo. Una tabula rasa non attaccata ai piacerti artificiali (il denaro), che guarda alla filosofia e alle ingiustizie sociali con occhi ingenui e che utilizza la liberalizzazione sessuale per sovvertire le già vane credenze delle persone per bene e per piegare i maschi intorno a lei, che si picchiano tra di loro solo per poter cadere ai suoi piedi (in primis un Ruffalo incredibilmente autoironico).

Il problema nasce laddove la complessità della tematica politica, per quanto ottima, passa oltre il didascalico perché attenta a non cadere in nessun tipo di trappola, rivelandosi così inappellabile nelle ragioni che vanta da rendere palese da subito una soluzione che invece aiuterebbe il film se si svelasse con il passare del tempo. Non c’è crisi e svolta nella crociata rivelatrice delle idiosincrasie sociali contemporanee di Bella, che sono tutte già lì dal primo momento in cui si vede sullo schermo.

Povere creature

Non c’è crisi e svolta nella crociata rivelatrice delle idiosincrasie sociali contemporanee di Bella, che sono tutte già lì dal primo momento in cui si vede sullo schermo.

L’intero impianto è innestato su di una storia di riscatto, che è sia sociale che umano, incisiva, diretta e (cosa fondamentale) portata straordinariamente in scena da Emma Stone, che è semplicemente sensazionale. La trasformazione di Bella Baxter (visto che siamo in un film di Lanthimos) è strettamente legata all’atteggiamento del suo corpo e l’attrice su questo si basa per rendere tutto progressivo e incredibilmente coerente. Il corpo è l’ossessione del cineasta greco ed infatti di corpi si parla. corpi come sede della personalità, dell’esperienza e dei sogni di ogni essere umano. Corpi che sono macchinari, dipinti, mostri e storture sociali, comunque costantemente a metà tra la dimensione sacra e profana.

La cosa bellissima di Povere creature! è infatti proprio rappresentata dal rimescolamento del rapporto tra il sacro e il profano. Questo anima le vite di Godwin e Bella e, di conseguenza, ne caratterizza la relazione. Una figlia (che è anche madre) e un padre (che è anche figlio) sullo stesso piano. Una creatura creata da un creatore che è creatura a sua volta. Una relazione del tutto nuova, origine dello spirito caotico e purificatore di Bella. Qui sta anche la bontà della reinvenzione di Frankenstein: non esistono uomini (o donne), ma esistono solo “povere creature”, gli outsider del pensiero comune che agiscono su di loro e sugli altri al di fuori degli schemi della comunità e della religione, optando per un pensiero di creazione  in cui Dio esiste perché è dentro di noi. Noi siamo Dio e noi creiamo le nostre storie. Noi siamo Dio se abbiamo un pensiero creativo. Non c’è più una distinzione tra sacro e profano.

Povere creature! è al cinema dal 25 gennaio con Walt Disney Studios Motion Pictures.

75
Povere creature!
Recensione di Jacopo Fioretti

Povere creature! è l'attesissimo nuovo film di Yorgos Lanthimos, presentato a Venezia 80 dove ha vinto il Leone d'oro, con protagonista una Emma Stone alla prova migliore della sua carriera, affiancata dagli ispiratissimi Mark Ruffalo e Willem Dafoe. Un film dal concept preciso (anche se non sempre riuscitissimo) che rielabora un certo immaginario gotico e fiabesco per creare un Prometeo femminile dalla straordinaria valenza politica contemporanea. Il problema sta nella totale assenza di complessità del suo scopo sociale, mai messo in crisi e mai soggetto ad una rivelazione autentica. Affascinante è invece il lavoro sul corpo in chiave tematica e la rielaborazione dell'eterno conflitto tra sacro e profano.

ME GUSTA
  • Emma Stone è alla miglior prova della carriera.
  • Il concept estetico funziona, anche se soprattutto nelle parti cittadine.
  • La metafora politica è potente, efficace e contemporanea.
  • La scrittura è dritta e comprensibile, nonostante le molteplici lettura.
  • Il rapporto tra il sacro e profano è posto in chiave interessante.
FAIL
  • La componente CGI è un po' troppo farsesca.
  • La parte centrale del film attraversa una fase di stanca.
  • Non c'è conflitto nella metafora per quanto riguarda il suo scopo sociale.