Siamo entrati da tempo nell’epoca dei reboot e spin-off rilasciati a grande distanza dall’uscita dei prodotti originali. Il fenomeno Hunger Games non poteva restare escluso da questo nuovo trend. Considerando anche che nel corso degli anni la saga cinematografica e letteraria, grazie soprattutto al lavoro di diversi creator su TikTok, è rimasta in auge ad ha catturato sempre più pubblico, Lionsgate non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di adattare per il grande schermo il nuovo romanzo di Suzanne Collins. Di adattamento infatti stiamo parlando, dato che il film di Francis Lawrence è un vero e proprio live action del romanzo omonimo della Collins. Hunger Games la ballata dell’usignolo e del serpete è un adattamento fedele all’originale in tutto e per tutto, praticamente pedissequo ma nonostante questo presenta qualche divergenze e alcuni tagli decisivi per la comprensione dei personaggi e delle loro vere origini sono del tutto assenti. Ecco quindi le differenze tra il film ed il romanzo di Hunger Games la ballata dell’usignolo e del serpete, oltre alle notevoli divergenze rispetto alla saga madre di Suzanne Collins.
Doverosa premessa: se ancora non avete visionato Hunger Games la ballata dell’usignolo e del serpete e non volete incorrere in spoiler di alcun tipo, vi consigliamo di non proseguire la lettura dell’articolo. Essendo un’analisi ricca di confronti tra libro e film per forza di cose si renderà necessario effettuare ingenti spoiler sulla pellicola. Siete stati avvisati.
Hunger Games la ballata dell’usignolo e del serpete è un ottimo adattamento ma…
Gli appassionati lettori sanno bene che ogni vota che un loro romanzo del cuore viene anche solo acquisito per la trasposizione cinematografica o seriale da una qualche major è sempre un terno al lotto. Il rischio che il romanzo venga adatto in maniera parziale oppure venga completamente rivisitato è molto alto e nella maggior parte dei casi quando la pellicola o la serie tv si discosta troppo dall’originale il disastro è annunciato. Tantissimi sono stati i flop cinematografici associati ad un romanzo che non è stato correttamente trasposto. I primi spettatori di un film che trae le sue origini da un prodotto cartaceo sono i lettori. Loro sono gli utenti più severi e quelli che finisco per determinare il successo o il fallimento dell’opera. Accontentare i lettori in fin dei conti non così difficile: è sufficiente attenersi al materiale originale. Adattare non significa trasporre pedissequamente ma cercare di rendere in salsa live action ciò che l’autore ha narrato in due dimensioni.
Francis Lawrence sa benissimo quanto sia importante attenersi ai romanzi ed è ciò che ha cercato di fare con la saga di Suzanne Collins. Il regista di Hunger Games è uno dei pochi cineasti che si è sempre appoggiato in maniera inscindibilmente salda all’opera d’origine. Più e più volte Lawrence ha dichiarato che non dirigerebbe mai un film di Hunger Games senza potersi confrontare con il romanzo della Collins. Se non è amore per gli adattamenti letterari questo non sappiamo dirvi cosa sia.
Hunger Games la ballata dell’usignolo e del serpete si riconferma in perfetta linea con la saga cinematografica di Hunger Games: è un adattamento iper fedele all’originale. Molti, chi scrive compresa, potrebbero riferirsi ad Hunger Games la ballata dell’usignolo e del serpete come un adattamento pedissequo, ed infatti così è. La pellicola diretta da Francis Lawrence ripropone in maniera fedele e dettagliata il romanzo omonimo della Collins, tanto che alcune linee di dialogo non sono state nemmeno modificate nel passaggio da un media all’altro. Grandissimo merito va assegnato alla sceneggiatura di Michael Lesslie e Michael Arndt che hanno saputo cogliere e comprendere al meglio la scrittura della Collins. La regia di Francis Lawrence, reduce dall’aver diretto gli ultimi tre film della saga originale di Hunger Games, si conferma in grado di cogliere le sfumature e le atmosfere cupe e ricche di ansia descritte da Suzanne Collins nei romanzi. La fotografia è stata la ciliegina sulla torta che ha reso tutto omogeneo e coerente con i film del passato.
I giochi ed i personaggi di Hunger Games la ballata dell’usignolo e del serpete
Il romanzo della Collins è marcatamente diviso in tre parti, due delle quali decisamente più dinamiche ed incentrate sui giochi e l’istino di sopravvivenza, mentre la terza è maggiormente discorsiva e lenta ma decisiva per le sorti dei personaggi. Questa suddivisione è stata perfettamente replicata anche nel film. Le prime due parti di Hunger Games la ballata dell’usignolo e del serpete sono destinate al racconto dei decimi Hunger Games, giochi completamente diversi rispetto a quelli a cui eravamo abituati ad assistere nei film originali. Qui ci troviamo in un contesto più crudo e rudimentale in cui per la prima volta i tributi vengono letteralmente dati in pasto al pubblico ed esibiti al solo scopo di rendere gli Hunger Games appetibili agli scommettitori. La crudeltà e l’indifferenza da pare dei cittadini di Capitol verso i tributi è disarmante. Occorre sempre ricordare che il contesto storico è molto diverso rispetto ai giochi di Katniss: i decimi Hunger Games sono estremamente vicini al periodo della ribellione ed i distretti non esitano a mostrare il loro disappunto a Capitol, dall’altra parte Capitol è decisa a punire i distretti con ogni mezzo possibile.
La costruzione dei personaggi rispecchia le caratteristiche narrate dall’autrice nel romanzo. La storia d’amore tra Lucy e Coriolanus c’è ma non è la classica storia che un lettore inesperto potrebbe attendersi. Lucy e Coriolanus sono stati uniti dal destino ed il loro desiderio di emergere e salvarsi prevale su ogni cosa. Probabilmente la relazione romantica è vera ed i sentimenti ci sono ma l’istinto di sopravvivenza individuale prevale sempre. Se il contesto sociale dei due fosse stato diverso probabilmente si sarebbero scelti ma le esigenze e le ambizioni personali non hanno reso possibile il coronamento di un sogno d’amore che alcuni lettori avevano sperato leggendo le prima pagine del romanzo. L’ambiguità e il desiderio di libertà di Lucy si scontra con la sete di potere di Coriolanus e purtroppo le loro posizioni sono del tutto incompatibili. Il finale è perfettamente rappresentato nel film ma manca la rivelazione in merito alla scelta di vita di Snow. Coriolanus nei libri si sposa con Julia Pompey, personaggio che non viene nemmeno menzionato nel film.
Nonostante il film riesca a rendere giustizia alla particolarità dei personaggi, alcuni loro tratti sono stati sacrificati e non resi evidenti. La responsabilità è sicuramente da attribuire all’impossibilità di fare un film dalla durata superiore alle 3 ore. Hunger Games la ballata dell’usignolo e del serpete con le sue 2 ore e 36 minuti è già il film più lungo del franchise e quindi ha dovuto optare per alcuni tagli.
Sicuramente Snow nella prime due parti della pellicola risulta più umano e dalle varie sfumature, mentre man mano che ci sia avvicina al finale la sua caduta verso il lato oscuro è sempre più precipitosa. Il motivo è semplice: nel film non si è voluto sottolineare la gelosia di Snow verso Lucy, tratto che avrebbe reso ancora più sfumato e meno glaciale il personaggio nella parte conclusiva del lungometraggio. Snow anche nei libri diventa l’egoista e superbo ragazzo pronto a tutto pur di “posarsi in cima” ma conserva un briciolo di umanità e di amore per Lucy Gray fino alla vera fine.
Sappiamo bene che nel passaggio da un media all’altro alcuni tagli si rendono fondamentali, la pellicola ha scelto di dedicare grande spazio a Sejanus Plinth, uno dei personaggi decisivo anche nel romanzo, a danno però di figure altrettanto importanti per lo sviluppo di Snow come la nonna, la cugina Tigris e Clemensia Dovecote.
Per quanto riguarda la compagna di banco di Coriolanus, il film riporta gli avvenimenti fondamentali del romanzo ma è molto più corposa la sua storia nella fonte cartacea. Nel testo della Collins viene narrato il periodo in cui Clemensia è in ospedale, mentre si sta riprendendo dal morso del serpente e viene raccontato molto di più in merito al suo rapporto con Snow. Peccato non aver visto alcune scene anche nel film.
Ad avviso di chi scrive le mancanze più grandi riguardano la corretta rappresentazione delle famiglie d’origine di Coriolanus e Lucy.
Il simbolismo della rosa bianca e i Covey: due gravi mancanze del film
La rosa bianca è da sempre il simbolo di Coriolanus Snow nella saga di Hunger Games ma la storia che si cela dietro questa rosa è decisamente più profonda rispetto a quanto sia mai stato raccontato nei film della saga.
La rosa, in generale, è il simbolo della casata Snow e nel nuovo film di Hunger Games vi accorgerete che rappresenta anche l’apparenza di ricchezza della famiglia ed il tentativo di restare ancorati ad un lusso che non possono o più permettersi. La nonna di Coriolanus (che nel film viene chiama Signora Nonna proprio per richiamare l’appartenenza della famiglia ad una classe altolocata e storica di Capitol City), infatti, continua a coltivare rose sul tetto dell’appartamento di famiglia anche nel periodo narrato nel film, ma soprattutto continuò a prendersi cura delle rose durante tutta la guerra contro i ribelli; guerra che mise in tremende difficoltà economiche la famiglia Snow. Questo gesto rappresenta la dimostrazione del desiderio della famiglia di mantenere ogni lusso possibile. Avere questi lussi in mostra, dopo tutto, è ciò che aiuta la famiglia a mantenere la facciata di famiglia ricca, come lo erano una volta. Coriolanus indossa sempre una rosa bianca, la sua rosa preferita, per simboleggiare sia la casata ma soprattutto per trasmettere il messaggio che la famiglia Snow si posa ancora in cima. Interessante è la contrapposizione del simbolo della rosa tra il giovane ed il vecchio Coriolanus: da giovane Coriolanus indossava le rose come simbolo del legame famigliare, sfoggio di potere e le regalava come gesto di cortesia e galanteria; mentre nella trilogia originale il tirannico Snow usa le rose come simbolo di terrore e di minaccia nel momento in cui le regala, le stesse vengono indossate da Snow per coprire l’odore del sangue che il veleno che costantemente ingerisce gli provoca nella bocca. Un vero peccato che il simbolismo della rosa sia stato rilegato a qualche flessibile parola nei nuovo film della saga.
Altra mancanza riguarda la famiglia di Lucy Gray, i Covey. I Covey erano un popolo nomade di Panem noto per il loro talento musicale e le loro esibizioni. Dal momento che non erano legati a una posizione specifica, i Covey rimasero neutrali durante la Prima Ribellione, non schierandosi né con i distretti né con Capito City. Durante i loro giorni di vagabondaggio, in genere si fermavano a est di Panem, ma affermavano anche di avere familiarità con le terre a nord, fuori dal controllo di Capitol City. Alcuni anni prima dei decimi Hunger Games, i Covey furono radunati dai Pacificatori. Coloro che resistevano venivano uccisi mediante percosse o colpi di arma da fuoco, e i sopravvissuti furono costretti a stabilirsi nei distretti. Un gruppo di sopravvissuti è stato obbligato a rimanere nel Distretto 12, tra cui Lucy Gray. Era 6 bambini Covey ed un anziano signore li accolse a pagamento presso la sua dimora. L’anziano morì l’anno precedente alla celebrazione dei decimi Hunger Games, ma alcuni membri del Covey erano già abbastanza grandi per gestire le cose da soli a quel punto. Guadagnavano denaro cantando in occasioni speciali come matrimoni e compleanni o organizzando spettacoli regolari all’Hob. Evidentemente, i Pacificatori erano alcuni dei loro migliori clienti perché non gli hanno mai impedito di proseguire il mestiere. Tuttavia, al di fuori del loro lavoro come artisti, i Covey erano visti come estranei nel Distretto 12 e la gente era sospettosa nei loro confronti, non li accoglieva come membri della comunità e li considerava strani e bizzarri. Nel romanzo la Collins ci presenta tutta la famiglia di Lucy Gray mentre nel film apprendiamo solo qualche dettaglio del gruppo e la loro storia viene limitata a poche linee di dialogo tutte narrate da Lucy Gray.
In conclusione il film un ottimo adattamento ma non è perfetto, come praticamente nessun adattamento lo è mai. In fin dai conti il libro è sempre meglio del film.