Guardare al mondo dei “non morti” potrebbe rivelarsi illuminante per prepararsi alle epidemie reali. Gli scienziati finlandesi stanno facendo proprio questo, modellare una pandemia che ha come infetti gli zombie per comprendere meglio come si diffondono gli agenti patogeni. Questa insolita iniziativa, che si concentra sulle interazioni individuali invece che su un modello a livello di popolazione, potrebbe fornire preziose intuizioni per affrontare future epidemie.

L’insurrezione zombie

Il team di ricerca guidato dalla matematica Pauliina Ilmonen, dell’Università di Aalto, vede i ricercatori concentrarsi su vari aspetti relativi alla potenziale diffusione di un’insurrezione zombie, cercando di trarre lezioni che potrebbero essere applicate a situazioni epidemiche reali. Tra questi fattori, uno dei più rilevanti riguarda i tempi di reazione. Secondo le simulazioni, sembra che la comparsa di un singolo zombie a Helsinki, in Finlandia, potrebbe innescare una serie di eventi che richiederebbero l’istituzione di una quarantena in tutta la città entro sole sette ore. La ragione di questa rapidità di azione è che, in uno scenario di epidemia di zombie, i “non morti” si diffonderebbero in modo estremamente aggressivo e veloce. Se non si riuscisse a mettere in quarantena le principali aree metropolitane del paese entro un giorno lavorativo, il numero di zombie aumenterebbe esponenzialmente, portando alla diffusione incontrollata dell’epidemia. In altre parole, l’intera nazione sarebbe presto travolta dall’apocalisse zombie.

Tutto molto bizzarro, ma con un senso

Sebbene questa ricerca sembri alquanto bizzarra, le simulazioni sono apparentemente molto approfondite e rivelano una sorprendente mancanza di infrastrutture epidemiologiche anche in una società post-COVID. Non si tratta inoltre di un campo di studio isolato nell’ambito della scienza e della medicina, poiché gli studenti di medicina sono spesso incaricati di studiare le rivolte degli zombie per comprendere meglio la diffusione di vere e proprie epidemie. Scomodare gli zombie vuol dire usare un riferimento culturale popolare per promuovere la preparazione a diverse emergenze e disastri.

Solo 7 ore per salvarsi

Questo studio sui tempi di reazione serve a mettere in luce quanto sia cruciale agire prontamente per contenere la diffusione di un’epidemia, sia essa causata da un agente patogeno reale o, in modo più fantasioso, da un’insurrezione di zombie. Sebbene i risultati completi non siano ancora stati pubblicati, le simulazioni iniziali hanno già rivelato alcune indicazioni sorprendenti. Una delle conclusioni più rilevanti è che il tempo per contenere un’epidemia di zombie è estremamente limitato: come detto, se anche un solo zombie comparisse a Helsinki, sarebbe necessario intervenire entro sole sette ore, distruggendo immediatamente il “non morto” o mettendo la città in quarantena. In caso contrario, secondo i calcoli dei ricercatori, gli zombie si diffonderebbero rapidamente a livello nazionale. Sebbene il contesto possa sembrare insolito, il modo in cui le epidemie si diffondono, siano esse di natura virale o zombie, condivide alcune similitudini fondamentali. Questi studi potrebbero quindi contribuire a rafforzare la nostra preparazione contro future minacce alla salute pubblica, e servono per comprendere meglio le dinamiche delle epidemie e delle decisioni etiche connesse alla loro gestione.

I diritti degli individui rispetto ai diritti di una popolazione

Non avrei dovuto trovarlo sorprendente, ma sono rimasta sorpresa dalla rapidità con cui dobbiamo reagire per mantenere in vita la nostra popolazione. Mi ha fatto riflettere su questioni morali come i diritti degli individui rispetto ai diritti di una popolazione”, dice Ilmonen, la professoressa di matematica che ha condotto lo studio. Queste difficili questioni morali sono già note, a causa del COVID-19. La simulazione della peste zombie offre un modo per esplorare gli effetti di diversi interventi e considerarli nel contesto di malattie con caratteristiche diverse, come la velocità di diffusione o la gravità. Poiché simula le azioni degli individui, può essere utilizzata anche per verificare come la disinformazione influirebbe sulla diffusione di un’epidemia (ad esempio, facendo in modo che alcuni “negazionisti di zombie” ignorino gli avvertimenti). Il modello può essere adattato per simulare altri Paesi o regioni e può essere utilizzato per studiare altri fenomeni che si diffondono come una malattia. Ad esempio, potrebbe essere utilizzato per modellare la diffusione di disinformazione e testare l’effetto delle strategie per controllarle.