Il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza (n. 9188 del 24 ottobre 2023) che stabilisce che i portali web di prenotazione devono riscuotere e versare la cedolare secca sugli affitti brevi. Questa decisione fa seguito alle indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e ha scatenato diverse reazioni.

Federalberghi ha accolto con favore la sentenza, sottolineando che questa decisione è stata a lungo attesa, poiché Airbnb ha cercato di evitare di rispettare le leggi dello Stato negli ultimi sei anni. L’associazione spera che Airbnb paghi integralmente le tasse che sono state evase negli anni, nonché eventuali sanzioni e interessi, come richiesto dall’Agenzia delle Entrate, che ha calcolato un debito di 500 milioni di euro.

L’associazione ha anche evidenziato che la mancata riscossione delle imposte è solo uno dei problemi causati dal settore degli affitti brevi e ha sottolineato la necessità di regole, controlli e sanzioni per proteggere i clienti, i lavoratori, i cittadini e le imprese.

Confesercenti ha commentato che esiste una chiara sperequazione tra le diverse forme di ricettività in termini di oneri fiscali e regolamentazione. La decisione del Consiglio di Stato è vista come un passo avanti verso una concorrenza più equilibrata nel mercato degli affitti brevi via web.

Tuttavia, Confesercenti ha sottolineato che è fondamentale eliminare le incertezze normative e le forme di concorrenza sleale che penalizzano le imprese tradizionali che operano nel settore dell’ospitalità, soggette a costi più elevati e a un prelievo fiscale più gravoso.

Nel frattempo, Airbnb ha dichiarato di valutare le iniziative più opportune in risposta alla sentenza del Consiglio di Stato. L’azienda ha sottolineato di aver sempre inteso collaborare con le autorità fiscali e di supportare il corretto pagamento delle imposte da parte degli host, applicando la normativa europea di riferimento sulla rendicontazione (Dac7).