L’immaginario collettivo su Halloween è probabilmente riassunto con la frase “è una festa americana”, ma ovviamente è quanto di più errato si possa dire sulla festività di Halloween.
All’origine di questa festività ci troviamo in Irlanda e non in America, per di più parliamo di tantissimi anni fa, quando la verde Erin era dominata dai Celti. Il nome Halloween (in irlandese Hallow E’en), deriva dalla forma contratta di All Hallows’ Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi, quindi. Ognissanti, invece, in inglese è All Hallows’ Day. L’importanza che, tuttavia, viene data alla vigilia si deduce dal valore della cosmologia celtica: questa concezione del tempo è molto presente nei paesi anglofoni, in cui diverse feste sono accompagnate dalla parola “Eve”, tra cui la stessa notte di Capodanno, “New Year’s Eve”. Halloween corrisponde a Samhain, il capodanno celtico. Dall’Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell’800, si diressero numerosi nella nuova terra in cerca di speranza e di una nuova vita.
I Celti erano un popolo di pastori e i ritmi della loro vita erano, ovviamente, scanditi dai tempi che l’allevamento del bestiame imponeva, tempi molto diversi da quelli dei campi e di altre mansioni. Alla fine della stagione estiva, i pastori iniziavano la famosa transumanza riportando a valle gli animali, per prepararsi all’arrivo dell’inverno e all’inizio del nuovo anno.
Il nuovo anno quindi non cominciava il 1° gennaio, ma il 1° novembre, la prima data quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione dell’inverno, il tempo in cui ci si doveva per forza chiudere in casa con i propri famigliare trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende di ogni tipo. Samhain serviva ad esorcizzare l’arrivo dell’inverno e di tutti i suoi pericoli, unendo e rafforzando la comunità grazie ad un rito di passaggio che propiziasse la benevolenza delle divinità. Di per sé rappresentava una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno ed è proprio durante la notte del 31 ottobre che si tenevano i più grandi raduni (alcuni nei boschi altri sulle colline) per la cerimonia dell’accensione del Fuoco Sacro. Come in altre ritualità venivano effettuati sacrifici animali intorno al Fuoco Sacro, coloro che vivevano il rito erano vestiti con maschere grottesche e tornando al villaggio, ci si faceva luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. Dopo questi riti i Celti festeggiavano per tre giorni consecutivi, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi (non togliendosele mai) proprio per spaventare gli spiriti.
Ma è l’incontro tra la cultura dei celti e gli Stati Uniti d’America che sancisce definitivamente la consacrazione della festa in tutto il mondo.
Tutto è ricondotto alla metà del XIX secolo, quando l’Irlanda fu investita da una terribile carestia, ancor oggi ricordata con grande partecipazione di tutto il popolo. In quel periodo per sfuggire alla povertà e alla morte, molte persone decisero di abbandonare l’isola e di tentare la sorte verso lo stato dei grandi sogni e speranza: gli Stati Uniti d’America. Ovviamente la migrazione così massiccia di un popolo creò nel giro di poco una nuova comunità, in terra stelle e strisce, nella quale si riuscì a mantenere vive molte tradizioni e costumi della loro patria. Tra le tante feste che si continuava a festeggiare c’era il 31 Ottobre e Halloween. Ben presto, questa usanza si diffuse in tutto il popolo americano, diventando quasi una festa nazionale. Come sempre gli Stati Uniti, vero e proprio cuore pulsante dell’esplosione di tradizioni e mode, anche grazie ad Hollywood riesce ad esportare in tutto il mondo i festeggiamenti del 31 ottobre, contagiando anche quella parte dell’Europa che ne era rimasta estranea. Ovviamente più il tempo passo e più la festa viene inglobata da contaminazioni trasversali perdendo i suoi significati religiosi e rituali, diventando poi un’occasione per divertirsi e organizzare costosi e allegri festeggiamenti.
Pare che ogni anno gli Americani spendano due milioni e mezzo di dollari in costumi, addobbi e feste per il 31 ottobre, iniziando gli allestimenti quasi un mese prima!
Halloween non è satanismo.
A molti cattolici osservanti la festa del 31 ottobre continua a sembrare blasfema. Eppure gli aspetti “demoniaci” della festa derivano proprio dalla convivenza tra tradizione cristiana e festività pagane. L’accusa principale che viene rivolta ad Halloween è di essere una festa estranea alla tradizione cattolica italiana. Ma c’è chi si spinge più in là e le associa al satanismo, basandosi sulla convinzione che i costumi utilizzati e i simboli legati alla morte avvicinino a un presunto elemento demoniaco: niente di più falso. Come abbiamo citato all’inizio dell’etimologia, la stessa parola ricorda tutti i santi. Infatti, originariamente era celebrata in primavera e fu probabilmente spostata al primo giorno di novembre per facilitare la conversione dei pagani che vivevano nell’attuale Regno Unito e che in quel periodo dell’anno celebravano il capodanno Celtico, Samhain letteralmente “fine dell’estate”. Un secondo aspetto di Halloween molto criticato riguarda appunto la centralità della morte e questo satanismo che viene festeggiato da bambini che si vestono da demoni: anche qui è molto opinabile. Nella ricorrenza cristiana si pone l’accento sulla sconfitta del male e sul passaggio nell’aldilà, mentre Halloween e il Dia de los Muertos sembrano concentrarsi più sul percorso che porta dalla vita alla sua fine. Ma soffermarsi proprio sulla morte ha una funzione ben specifica, proprio quella di depotenziare questo evento tragico, ridurre la paura che porta con sé e infine esorcizzarla.
Una pratica che l’essere umano mette da sempre in atto e questa strategia passa anche attraverso il mostruoso, ciò che affascina ma spaventa, dove anche i bambini avvicinandosi al gusto dell’orrido e della bruttezza non si ritrovano più a demonizzare un determinato “mostro”. Purtroppo negli anni moltissime fazioni politiche, e religiose (soprattutto estreme), hanno sempre più demonizzato questa festa cercando di proteggere una presunta identità italiana, escludendo in questo caso e dimenticandosi delle numerose intersezioni che questa porta con sé. Viene preso di mira anche il carattere commerciale di queste ricorrenze, un po’ come per il Natale, ma nonostante si attesti la storicità della stessa festa gli stereotipi continuano a volere boicottare le iniziative ormai numerose in tutte le case. Se facciamo il paragone con il carnevale, che invece è stato pienamente accettato dalla religione cristiana non incontrando resistenze di alcun tipo, la realtà è veramente singolare in quanto nonostante Halloween, non si trovi in contrasto con i dettami della fede, viene comunque costantemente osteggiato con iniziative di ogni genere.
La zucca e “dolcetto-scherzetto”?
Lo sviluppo di oggetti associati a Halloween si è andato formando col passare del tempo e non c’è stato un momento preciso nel quale nacquero determinate simbologie L’uso di intagliare zucche con espressioni spaventose risale alla tradizione di intagliare rape per farne delle lanterne con cui ricordare le anime bloccate nel Purgatorio (tradizione cristiana). La rapa è stata usata tradizionalmente a Halloween sia in Irlanda che in Scozia, ma gli immigrati in Nord America usavano la zucca (in quanto frutto originario del posto, disponibile anche in grandi quantità). Le grandi dimensioni dello stesso frutto inoltre facilitavano il lavoro di intaglio. Ovviamente nella tradizione americana già era presente la tradizione di intagliare zucche, già dal 1837 ed era originariamente associata al tempo del raccolto in generale, mentre soltanto dalla seconda metà del Novecento fu associata specificamente a Halloween.
Il simbolismo di Halloween deriva da moltissime fonti, inclusi costumi nazionali e folcloristici, dalle opere letterarie gotiche e horror più celebri come Frankenstein, Dracula e Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde. Ma se dovessimo andare indietro molto nel tempo, le primissime opere letterarie che citavano Halloween sono quelle del poeta scozzese John Mayne, che nel 1780 annotò sia gli scherzi di Halloween in What fearfu’ pranks ensue!, sia quanto di soprannaturale era associato con quella notte in Bogies (Fantasmi), influenzando la poesia Halloween dello scrittore Robert Burns.
Ma probabilmente l’usanza più celebra della notte del 31 ottobre è “dolcetto-scherzetto”. I bambini mascherati, da situazioni sempre gotiche, horror o grottesche, passano di casa in casa chiedendo dolciumi e caramelle o qualche spicciolo in alcuni casi insieme alla classica domanda “Dolcetto o scherzetto?”. La parola “scherzetto” è la traduzione dall’inglese trick, una sorta di minaccia di fare danni ai padroni di casa o alla loro proprietà, se non viene dato alcun dolcetto (treat). Di questa particolare filastrocca ne esiste versione inglese insegnata ai bambini fin da piccoli che recita in questo modo: “Trick or treat, smell my feet, give me something good to eat”. Per quanto riguarda la pratica di mascherarsi invece dobbiamo risalire al Medioevo e si rifà alla pratica tardomedievale dell’elemosina, cioè di quando la gente povera andava di porta in porta il giorno di Ognissanti (il 1º novembre) e riceveva cibo in cambio di preghiere per i loro morti il giorno della Commemorazione dei defunti (il 2 novembre). Questa usanza nacque sempre in Irlanda e diffusa anche in Gran Bretagna, ma pratiche simili, per le anime dei morti, sono rinvenute in alcuni testi e racconti anche in Sud Italia.