Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti accusa Google di manipolare le aste online, sostenendo che l’azienda favorisce i propri profitti con formule che influenzano direttamente i prezzi. Il dirigente di Google, Adam Juda, è stato interrogato in un processo antitrust che si svolge a Washington e che vede gli Stati Uniti accusare Google di abusare della sua posizione dominante nel settore della ricerca e di alcune pubblicità. In altre parole, Google viene accusata di implementare una pratica che avvantaggerebbe il gigante della ricerca nel multimiliardario settore delle pubblicità online. L’inchiesta antitrust cerca di stabilire se Google abusi della sua posizione dominante nel settore della ricerca e della pubblicità. La testimonianza ha rivelato l’utilizzo di formule approssimative e il potenziale impatto sulla regolazione dei prezzi.
Domande scomode
Secondo quanto riporta Reuters, l’avvocato del Dipartimento di Giustizia David Dahlquist ha chiesto a Juda se fosse d’accordo con un documento preparato da Google per l’Unione Europea, in cui si afferma che l’azienda può “influenzare direttamente i prezzi attraverso la regolazione dei nostri meccanismi d’asta“. Juda ha risposto di no. Alla domanda se la “messa a punto” possa influire sui prezzi, Juda ha risposto: “È possibile“. Juda ha detto che una cosa che può essere “messa a punto” è una formula approssimativa che attribuisce a un annuncio un valore a lungo termine, o LTV, in base all’offerta fatta, al potenziale tasso di clic o a quante persone probabilmente cliccheranno su di esso e alla qualità dell’annuncio e del sito web ad esso associato.