BlueSky, l’alternativa decentralizzata a Twitter di Jack Dorsey, è inciampato in una gaffe piuttosto sconveniente. Per molto tempo, il social network ha consentito ai suoi utenti di iscriversi utilizzando nickname razzisti. BlueSky, in altre parole, non aveva nessun sistema automatico per filtrare le più note parole potenzialmente offensive, come Adolf Hitler, epiteti razzisti e via dicendo. O, quantomeno, se quel sistema c’era, non ha funzionato.

Mercoledì numerosi utenti avevano segnalato un account che aveva creato scompiglio in diverse discussioni e che aveva un nome utente che includeva un’offesa razzista. BlueSky ha dichiarato di aver risolto il problema, ma questo non ha frenato le proteste. «Non vi siete nemmeno scusati», hanno scritto diversi utenti. Altri, invece, hanno accusato il social di aver cercato di minimizzare il problema, definito un “caso isolato” quando in realtà il fenomeno sarebbe stato più diffuso — oltre che estremamente prevedibile, sottolineano i più.

Ed effettivamente è insolito che una piattaforma debutti nel 2023 senza avere un sistema per filtrare in automatico parole offensive ‘comuni’, come quella con la “N”. Sta di fatto che ora il sistema per impedire la creazione di account offensivi c’è. “È stato un nostro errore e quell’account ha violato ovviamente le nostre linee guida della comunità”, si legge nel comunicato pubblicato dalla piattaforma. Nello stesso giorno, l’account in questione è stato bannato a vita.

In una seconda comunicazione, Bluesky ha rivendicato di aver effettuato “investimenti significativi” nella sua divisione “Trust and Security”, quella che, tra le altre cose, si occupa di moderazione dei contenuti. Bluesky è un social ancora molto giovane e non ha le risorse di realtà più collaudate come Facebook, Instagram e TikTok. In questa lista fino all’anno scorso avremmo inserito anche Twitter, ma a fronte dei numerosi licenziamenti che hanno colpito il suo team incaricato di moderazione, non siamo più sicuri che sia il caso.