Secondo i dati Istat presentati alla commissione Lavoro della Camera, l’introduzione di un salario minimo di 9 euro all’ora porterebbe ad un aumento salariale per un lavoratore su 5 in Italia. Questo aumento riguarderebbe in particolare i giovani under 30, le donne e coloro che lavorano al Sud o nelle Isole.

Attualmente, per circa 3,6 milioni di persone, il salario minimo di 9 euro rappresenterebbe un aumento del 14,6% rispetto al loro stipendio attuale. Questo corrisponde all’18,2% del totale dei rapporti di lavoro nel paese, ovvero un quinto della popolazione lavorativa italiana. Di questi, più di mezzo milione sono sotto contratto di apprendistato, mentre gli altri 2,8 milioni sono operai.

Secondo l’Economic Outlook 2023 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l’Italia ha subito uno dei cali più pesanti dei salari reali e un aumento dell’inflazione più elevato dallo scoppio della crisi ucraina. Questo è un ulteriore colpo per la classe media e bassa, dopo 20 anni di stagnazione salariale e diminuzione della produttività.

Alla fine del 2022, i salari reali erano già diminuiti del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia, e nel 2023 si è registrata una diminuzione annua del 7,5%. Le stime indicano che i salari nominali potrebbero aumentare del 3,7% nel 2023 e del 3,5% nel 2024, mentre l’inflazione prevista per quest’anno è del 6,4% e del 3% l’anno successivo. Ciò significa che il valore dei salari persi tra il 2020 e il 2024 rischia di non essere più recuperato.

Secondo Stefano Scarpetta, direttore per impiego, lavoro e affari sociali dell’OCSE, l’assenza di un salario minimo in Italia è un fattore che contribuisce a questa situazione. Attualmente, solo 8 dei 38 paesi OCSE non hanno un salario minimo. Nonostante ciò, il governo Meloni continua a rifiutare l’implementazione di un salario minimo, giustificando tale decisione con argomentazioni al limite dell’ossimoro, come affermato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista riportata da Agi, secondo cui un salario minimo danneggerebbe i lavoratori più poveri.

Secondo l’Istat, al contrario, un salario minimo di 9 euro all’ora garantirebbe un aumento di 804 euro all’anno, ovvero il 14,6%, per 3,6 milioni di persone, di cui mezzo milione sotto contratto di apprendistato e 2,8 milioni con qualifica da operaio. Complessivamente, i salari aumenterebbero di 2,8 miliardi di euro all’anno, contribuendo ad incrementare la ricchezza e i consumi, soprattutto per i giovani under 30, le donne e coloro che lavorano nel Sud o nelle Isole, dove ancora un quinto dei contratti di lavoro ha un salario inferiore a 9 euro all’ora.

Se il salario minimo fosse portato a 10 euro all’ora, più di 6 milioni di rapporti di lavoro sarebbero coinvolti, corrispondenti al 30,6% del totale, ovvero un terzo dell’intera popolazione lavorativa italiana. In questo caso, l’aumento medio sarebbe di circa 1.069 euro all’anno, corrispondente all’18,3% in più. Anche in questa situazione, i beneficiari principali sarebbero i giovani under 30, le donne e coloro che lavorano nel Sud o nelle Isole.