È stato presentato presso l’Università di Pavia l’indagine intitolata “L’omeopatia in Italia. Analisi dell’andamento del comparto omeopatico pre, durante e post-pandemia nelle farmacie italiane“. Lo studio, condotto dal dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia e H-Ventures, ha permesso di ottenere evidenze utili per valutare eventuali interventi volti a migliorare lo sviluppo del settore dell’omeopatia, che gode della fiducia degli italiani nonostante le difficoltà affrontate durante il periodo della pandemia da COVID-19.

È emerso che i farmacisti hanno spesso consigliato prodotti omeopatici durante la pandemia, rispecchiando le preferenze dei pazienti. Inoltre, il 91,5% dei farmacisti afferma che continuerà a proporre farmaci omeopatici ai propri clienti. In ambito pediatrico, si è notato un aumento della richiesta di prodotti omeopatici all’aumentare dell’età dei bambini. I farmacisti consigliano questi prodotti evidenziando la loro qualità, l’assenza di effetti collaterali e l’efficacia.

Secondo Paolo Vintani, membro del direttivo della Fondazione Guido Muralti, l’omeopatia non riguarda solo la clinica e l’anamnesi, ma rappresenta anche una tecnica farmaceutica. Si ritiene necessario investire nella formazione per offrire ai farmacisti il giusto supporto nella relazione con i pazienti e migliorare ulteriormente.

Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese, ha sottolineato che l’omeopatia è una disciplina medica regolamentata da leggi statali che si rifanno a Direttive Europee. Tuttavia, il quadro normativo italiano è più restrittivo rispetto ad altri paesi. L’AIFA equipara i farmaci omeopatici ai farmaci convenzionali, ma l’assenza di indicazioni terapeutiche rappresenta una contraddizione significativa.