Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) ha rivoluzionato il modo in cui interagiamo con la tecnologia. Una delle applicazioni più promettenti e anche più controverse dell’IA è il Chatbot, un software di comunicazione automatizzato che utilizza algoritmi avanzati per comprendere e rispondere alle domande degli utenti. ChatGPT è un esempio eccellente di chatbot AI ed è proprio su ChatGPT che verte l’intervista con Alessandro Vitale, Amministratore Delegato Conversate.
Bender, a me non interessa se sei ricco. Ti amo per la tua intelligenza artificiale e il simulatore di sincerità.
Futurama
In un futuro alternativo, o prossimo, vivere in un mondo alla Futurama potrebbe essere la soluzione di tantissimi problemi, perché alla base c’è quel pizzico di ironia e scaltrezza che purtroppo non aleggia nel nostro presente. E’ curioso come gli sceneggiatori diversi anni fa prendevano in considerazione le varie intelligenze artificiali, giocando sulla simulazione dei sentimenti e non solo, sembravo un futuro mai prossimo ed invece l’interrogazione sulle intelligenze artificiali è alla base di moltissimi dibattici etici e scientifici. Ma quanto siamo distanti da quella rivoluzione immaginata dagli scrittori e autori di Futurama, o anche semplicemente ritornando ai vari Asimov e Dick. Ad oggi il nocciolo della questione è sui chatbot e le loro evoluzioni. Ma cosa sono i chatbot?
Per andare a ritroso ricordiamo che i primi chatbot erano limitati nelle loro capacità di comprendere il linguaggio naturale e richiedevano un input molto specifico da parte degli utenti. Tuttavia, grazie ai progressi nell’apprendimento automatico e nella comprensione del linguaggio naturale, i chatbot AI di oggi, come ChatGPT, sono in grado di comprendere e rispondere a domande molto più complesse, ed enigmatiche anche a volte, offrendo un’esperienza di conversazione molto più naturale e coinvolgente, che è il vero punto “a favore” di questa nuova realtà.
In realtà questo punto crea solo una sorta di effetto placebo in quanto siamo noi convinti di effettuare un dialogo con una macchina, mentre in realtà lo scambio è semplicemente con un software probabilistico che risponde alle nostre domande con una serie di parole inserite in modo statistico in un certo modo. Una delle principali innovazioni nel campo dell’IA conversazionale è l’introduzione di modelli di linguaggio pre-addestrati, come GPT-3, che possono essere ulteriormente addestrati su specifici compiti o domini di conoscenza. Questi modelli di linguaggio sono in grado di generare risposte coerenti e contestualmente appropriate, rendendo i chatbot AI, come ChatGPT, molto più avanzati rispetto ai loro predecessori basati su regole.
ChatGPT è stata la prima applicazione di AI che ha raggiunto il milione di download – dichiara Alessandro Vitale Amministratore Delegato Conversate – dimostrando la sua importanza nel mondo del web. La semplicità dell’interazione da parte dell’utente è stata un’altra caratteristica che ha avvicinato molte persone “non esperte” a questo chatbot.
Sì perché essendo una chat come whatsapp, alla quale si può chiedere qualsiasi informazione, da argomenti semplici o tecnici, dal riassumere email o testi, fino alla programmazione più articolata, ChatGPT sin da subito è diventata virale. GPT-3 fa questo, ma scrive anche saggi, riassume testi lunghi, traduce, prende appunti e codifica: insomma le potenzialità sembrano infinite.
La potenzialità è proprio uno dei concetti fondanti di questo chatbot e la domanda a cui tutti, esperti e non, si stanno interrogando da mesi. Sì perché davanti al potenziale di tools come GPT, le porte che si spalancano non hanno precedenti. Oltre a essere in grado di generare testi in diverse lingue e gestire attività come risposte a domande, l’obiettivo di GPT è quello di ridurre la quantità di dati necessari per ottenere risultati senza eguali. Nella formula più semplice queste tecnologie ci sono da decenni, uno esempio fra tutti è la trasformazioni di voce in testo, ma ora la velocità con le quali stanno migliorando è senza precedenti.
Ora riescono a rispondere in maniera molto più adatta alle nostre richieste, un altro esempio è l’evoluzione della scrittura richiesta, possiamo farci scrivere una canzone e ChatGPT la elaborerà divisa i ritornelli o versetti, oppure un codice formattato già in modalità software. Con l’ultimo rilascio di GPT4 tuttavia entriamo in una fase multi-modale in quanto oltre alla scrittura è possibile fornirgli delle immagini.
La modalità di interazione sta diventando sempre più a 360° e diventerà sempre più semplice – continua Alessandro Vitale Amministratore Delegato Conversate – perché siamo passati prima da una richiesta quasi solo realizzata attraverso codici, poi ad un linguaggio naturale fino alla possibilità di spiegare le varie situazioni attraverso disegni o immagini, quindi l’interazione con le macchine in futuro sarà sempre più facile. Tuttavia non ci dobbiamo mai dimenticare un grande assioma: per una macchina è più facile sembrare intelligente che essere intelligente.
La velocità con la quale ChatGPT e le AI stanno prevaricando negli ultimi anni i vari salotti scientifici portano al quesito più importante di tutti: la potenzialità così infinita soppianterà mai l’ingegno umano? Quasi sicuramente no. Intanto alla base c’è una mancanza di comprensione umana in queste macchine, seppur chatbot AI come ChatGPT sono in grado di offrire un’esperienza di conversazione naturale, non riusciranno mai a replicare completamente l’empatia e la comprensione umana, ma questo concetto è importante farlo comprendere al massimo per far sì che gli utenti siano consapevoli di parlare con un chatbot e non con un essere umano.
Questi strumenti sono utilissimi in innumerevoli aspetti, ma il rischio che l’AI faccia delle cose in autonomia è utopia, è più probabile che l’AI faccia delle azioni sbagliate, ma che in quel caso sono attribuite a qualche errore di calcolo da parte dell’uomo nella programmazione, perché i chatbot sono sempre dei sistemi probabilistici e statistici e negli errori c’è una componentistica umana.
Il rischio che l’AI faccia delle cose in autonomia è utopia, è più probabile che l’AI faccia delle azioni sbagliate, ma che in quel caso sono attribuite a qualche errore di calcolo da parte dell’uomo nella programmazione
Il rischio che l’AI prevarichi l’intelligenza umana ad oggi ha una probabilità quasi nulla. Tuttavia c’è bisogno di fare un’opera di divulgazione molto importante nella società – afferma Alessandro Vitale Amministratore Delegato Conversate – perché il rischio è quello di trovarsi tra le mani un mezzo potentissimo con il quale i sentimenti che potrebbero prevaricare sono la paura o la sottomissione. Non dobbiamo in primis averne paura perché come è stato specificato più e più volte la sua “intelligenza” è semplicemente una capacità di calcolo delle probabilità e delle statistiche molto veloce e rapido, quindi aspettarsi che un qualsiasi chatbot, anche collegato a qualche macchina, faccia qualcosa di eticamente scorretto è impossibile.
Dall’altra parte non dobbiamo fidarci al 100×100 perché il grado di errore di questi mezzi è, seppur in una percentuale bassa, presente. La cosa più importante da qui in avanti è quella di una campagna di formazione di massa nell’utilizzare questi mezzi nel miglior dei modi. Grazie alla facilità e all’alta qualità di ChatGPT in futuro anche il piccolo negozio di quartiere o la piccola bottega potrà realizzare la sua campagna pubblicitaria con immagini d’impatto e dalla qualità eccelsa sfruttando al massimo la chatbot.
Secondo molti esperti del settore, il futuro dei chatbot AI come ChatGPT è molto promettente e già con questi nuovi aggiornamenti con GPT4 è stato possibile interfacciare molti software tra di loro, soprattutto nel campo delle immagini. Si prevede che questi software diventeranno sempre più integrati con altre tecnologie AI, come la visione artificiale e l’elaborazione del suono e queste interconnessioni consentiranno ai chatbot di interagire con gli utenti in modi completamente nuovi, offrendo un’esperienza di conversazione ancora più coinvolgente e personalizzata. Inoltre, l’implementazione di chatbot AI è destinata a crescere in molte industrie, dall’assistenza clienti alla salute, alla finanza e alla vendita al dettaglio portando a una maggiore efficienza e riduzione dei costi per le organizzazioni, nonché a un’esperienza migliore per i clienti.
Questo toglierà posti di lavoro? La percezione potrebbe essere quella, ma anche in quel campo non è così scontato che ChatGPT “rubi” del lavoro perché ci sarà un momento nel quale il web sarà sommerso da contenuti (momento molto vicino in realtà) ed è proprio in questo mare di informazioni che ci vorranno delle figure professionali “fisiche” in quanto la difficoltà di emergere in questo oceano di contenuti sarà sotto gli occhi di tutti.
Come in tutte le fasi della nostra storia, alcuni lavori sì forse scompariranno, come è successo in passato durante le varie Rivoluzioni, lavori poi che verranno soppiantati da altre professioni.
In sintesi, ChatGPT rappresenta un’evoluzione significativa delle tecnologie di AI conversazionale, offrendo una serie di vantaggi chiave per le organizzazioni che cercano di migliorare l’efficienza e ridurre i costi e il futuro delle comunicazioni guidate dall’IA è molto promettente. Si prevede che i chatbot AI diventeranno sempre più sofisticati e integrati con altre tecnologie AI, portando a un’esperienza di conversazione ancora più coinvolgente e personalizzata per gli utenti, ma questa implementazione richiederà una pianificazione e una gestione attenta, in quanto le sue potenzialità sono in grado di portare significativi benefici all’organizzazione del nostro presente e soprattutto futuro.
La regolamentazione di questa nuova tecnologia sarà alla base di tutto proprio per farla integrare al meglio con il nostro presente. Inoltre non è da sottovalutare anche l’impatto ambientale, un’importantissima questione alla quale non si più voltare le spalle solo in nome del progresso. I costi energetici ad aziende come google, facebook o amazon sono quadruplicati in quanto il nocciolo della questione, per utilizzare l’AI, non è usare l’elettricità per avviare i computer, ma è gestire il raffreddamento più possibile. Tuttavia proprio per ovviare a questi costi energetici così alti si è deciso di progettare dei computer a basso consumo oppure installare i laboratori in posti “naturalmente” freddi.
Ma questo è un argomento molto importante ancora in fase di divenire e chissà sarà proprio l’AI stessa che ci potrà aiutare a trovare la migliore soluzione per il nostro futuro.