L’energia oceanica non ha attirato l’attenzione del grande pubblico come l’energia eolica e solare, ma un crescente senso di urgenza ha riacceso l’interesse per il suo potenziale. A marzo, la Casa Bianca ha pubblicato il Piano d’Azione per il Clima nell’Oceano, un documento che illustra lo stato dei “metodi di cattura” dell’energia provocata dai moti oceanici: la tecnologia più sviluppata è la turbina eolica offshore. Il vento offshore è più costante di quello terrestre, quindi le turbine in mare, ancorate o galleggianti, possono generare quantità significative di elettricità. Un aumento del numero di turbine installate in mare, soprattutto quelle alte che sfruttano i venti d’alta quota, potrebbe ridurre notevolmente la dipendenza dai combustibili fossili. Il senso di urgenza ha fatto sì che ci si concentrasse maggiormente sui metodi meno sviluppati di cattura dell’energia oceanica. Uno di questi metodi consiste nello sfruttare l’energia generata dalle onde. Un progetto offshore nell’Oregon, chiamato PacWave, che dovrebbe essere pienamente operativo nel 2025, è promettente su questo fronte. PacWave prevede una tecnologia in mare che converte l’energia delle onde in elettricità e la incanala attraverso chilometri di condotti fino alla terraferma. Si stima che il progetto, una volta completato, genererà elettricità sufficiente ad alimentare alcune migliaia di abitazioni. Su larga scala, questo progetto di energia oceanica potrebbe essere rivoluzionario. Un rapporto ha stimato che l’energia delle onde ha il potenziale per generare l’equivalente di oltre la metà dell’elettricità generata negli Stati Uniti ogni anno.
Lo svantaggio dell’energia delle onde è che le onde sono incoerenti, il che rende difficile sintonizzare i dispositivi per trarre il massimo vantaggio dalle onde mutevoli. Un altro metodo è la conversione dell’energia termica degli oceani (OTEC), un processo che pompa l’acqua fredda dalle profondità oceaniche fino alla superficie più calda. L’energia generata dallo scambio di calore fa girare una turbina che crea elettricità. L’OTEC è stato avviato negli anni ’70, ma non ha mai guadagnato terreno. La tecnologia è stata studiata nuovamente come soluzione energetica per le aree tropicali. Un impianto OTEC è in funzione da anni alle Hawaii e gli Stati Uniti e altre nazioni stanno iniziando a prenderne atto. Secondo l’articolo, il metodo più sviluppato per catturare l’energia oceanica dall’acqua consiste nel piantare turbine per sfruttare le maree. Si tratta di una soluzione prevedibile e potente, ma geograficamente limitata: la marea è abbastanza forte solo in luoghi specifici. Tuttavia, quando funziona, l’energia delle maree è affidabile. Lo sfruttamento dell’energia oceanica potrebbe essere il futuro, ma la strada da percorrere è difficile. L’oceano è un ambiente difficile in cui costruire, rendendo la realizzazione costosa, lunga e pericolosa. Inoltre, c’è ancora molta ricerca da fare sugli impatti ambientali del supporto di questi progetti su scala internazionale.