Le parole possono avere un impatto significativo nel campo dell’oncologia, e proprio per questo è stato creato il “Dizionario emozionale”. Si tratta di un vero e proprio atlante che esplora le parole più frequenti nella relazione tra medico, paziente e caregiver. Questo strumento è stato presentato all’interno dell’evento “I misteri delle parole”, un’iniziativa che fa parte della Race for the Cure di Roma, una manifestazione storica dedicata alla lotta contro il tumore al seno promossa da Komen Italia.
Il potere delle parole è straordinario, in quanto possono influenzare direttamente il nostro cervello e condizionare la nostra vita in un istante. Il linguista Giuseppe Antonelli, curatore del “Dizionario emozionale”, sottolinea l’importanza di utilizzare un linguaggio comune nel contesto delle malattie. Bisogna fare attenzione ai tecnicismi e alle metafore utilizzate, poiché possono avere un impatto significativo sulle persone coinvolte. Le metafore, in particolare, possono essere strumenti potenti, ma vanno utilizzate con cura. Antonelli distingue due categorie di metafore: quelle che esulano dalla malattia e non tengono conto della sofferenza delle persone coinvolte, e quelle che fanno riferimento alla malattia come una “guerra” o una “battaglia”. Secondo Antonelli, è necessario trovare un nuovo modo di comunicare che tenga conto delle esigenze di medici, pazienti e caregiver.
Il “Dizionario emozionale” è strutturato come un percorso che inizia con la parola “prevenzione” e si conclude con la parola “ricerca”. Lungo il percorso, si racconta tutta la storia di una persona che affronta la malattia. La diagnosi è il primo passo delicato in questo viaggio, come testimoniano molte persone famose che hanno scelto di parlare apertamente della loro esperienza con il cancro. È importante non trascurare il tono, l’espressione e la gestualità utilizzati durante la comunicazione della diagnosi. Esistono differenze nella percezione tra il medico e il paziente, che dipendono non solo dagli aspetti emotivi, ma anche dalle differenze culturali. Pertanto, a volte è necessario costruire un “ponte” per ridurre la distanza e la diversità di linguaggio. In questo contesto, i professionisti possono svolgere un ruolo importante.