Amazon ha intentato tre cause contro altrettante aziende responsabili di aver creato uno schema piuttosto ingegnoso per abusare dei sistemi di protezione del copyright dell’e-commerce. In breve: queste aziende fingevano di essere i legittimi proprietari di alcuni prodotti di elettronica popolari su Amazon, nel tentativo di convincere l’e-commerce a chiudere le inserzioni delle aziende che li vendevano. A quel punto, i promotori di questo schema potevano continuare a vendere i prodotti in questione indisturbati, senza concorrenti.
Secondo le cause depositate dal colosso, le aziende in questione non si sarebbero limitate a presentare segnalazioni false e poi aspettare di vedere se funzionavano. Amazon afferma che le parti avrebbero anche “creato diversi siti web fasulli e usa e getta, con immagini dei prodotto estratte direttamente da Amazon”. Quei siti sarebbero quindi stati utilizzati come presunta prova per spingere Amazon ad intervenire.
Amazon afferma che i presunti truffatori erano coinvolti in una rete di siti e marchi falsi. Amazon accusa uno dei querelati, registrato con il nome “Sidesk”, di aver spinto le cose ad un livello ancora più audace. Sidesk aveva addirittura depositato una domanda di brevetto fasulla presso l’Ufficio brevetti degli Stati Uniti. La domanda è stata rigettata, ma non importa perché è bastato brandire la richiesta di registrazione per poter accedere al programma Amazon Brand Registry, il portale di Amazon che consente di cercare e segnalare eventuali casi di prodotti contraffatti.