Prima il focus era sulla lotta all’inflazione, ma ora si stanno fornendo aiuti alle banche. Il salvataggio di Credit Suisse e l’intervento coordinato delle principali banche centrali per fornire liquidità al sistema creditizio globale segnano un cambio di paradigma. Ciò significa che la politica monetaria non si occuperà solo della fine dell’era del “denaro facile”, ma anche dell’inizio di una nuova era, che ancora non ha un nome preciso, ma che potremmo chiamare “denaro difficile”. 

Mercoledì si avranno maggiori informazioni sui tassi di interesse. Non si prevede che quest’anno si andrà oltre il 5,25% e la Fed potrebbe alzare ulteriormente i tassi a maggio di 0,25%. Tuttavia, alzare ulteriormente i tassi diventerà quasi inutile poiché il lavoro di riduzione dell’inflazione sarà operato dalla recessione nella seconda metà dell’anno. Cesarano prevede che la Fed smetterà di alzare i tassi a giugno e li manterrà fermi fino all’anno prossimo, quando inizierà a pensare a tagli.

Nel frattempo, ci sarà da fare i conti con la recessione o, in alternativa, con la ripresa dell’economia, mentre i tassi di mercato torneranno a scendere. Il Treasury a 10 anni è al 3,8% e si prevede che scenderà al 2,5% entro la fine dell’anno. Secondo l’analista Cesarano, la politica monetaria della Fed potrebbe tornare accomodante una volta che l’inflazione USA sia riportata al 3-4%. Tuttavia, la nuova realtà dovrà eliminare certi eccessi, come i tassi sottozero o troppo alti, e ci si dovrà concentrare sui livelli competitivi del 2019, intorno al 2-3%. Questo non significa che la politica monetaria tornerà come prima, ma è un obiettivo possibile per il futuro.