Quando ad inizio di questo mese Google ha scelto di licenziare in un colpo solo il 6% della sua forza lavoro, decine di migliaia di dipendenti hanno ricevuto la terribile notizia per email. Quasi nessuno di loro era stato contattato dal loro responsabile, né tantomeno dalle risorse umane — una pratica decisamente umana, che fino a pochi anni fa veniva data per scontata perfino nelle grandi aziende statunitensi.
Secondo un articolo pubblicato dal New York Times, molti dei dipendenti licenziati lavoravano per Google da oltre 10 anni. Come segno di ringraziamento per i loro anni di anzianità, l’azienda per cui lavoravano ha scelto di dare loro la notizia del licenziamento con una email impersonale dai toni fintamente cordiali.
«È una pratica che sta diventando, in modo inquietante, sempre più comune tra le grandi corporation americane, anche quelle che amano raccontare e raccontarsi di aver creato una comunità umana, ancora prima che un luogo di lavoro», continua l’articolo del New York Times. Google non è l’unica azienda ad aver deciso di licenziare migliaia di dipendenti con una email. Amazon, Twitter, Meta e Vox hanno fatto altrettanto.
Informare individualmente i dipendenti licenziati viene ormai percepito come troppo lungo e complicato, oltre che potenzialmente pericoloso.
Sempre più esperti nel campo delle risorse umane consigliano ai loro manager di procedere in questo modo. Informare individualmente i dipendenti licenziati viene ormai percepito come troppo lungo e complicato, oltre che potenzialmente pericoloso. I manager sono terrorizzati dall’idea che i dipendenti che vengono informati del loro licenziamento possano decidere di entrare nei sistemi per sabotare l’azienda, prima di venire accompagnati all’uscita. Un rischio che viene pressoché eliminato quando i dipendenti vengano licenziati simultaneamente con un’unica email impersonale: tanto i loro account aziendali vengono disattivati ancora prima che possano leggere il messaggio. Anche solo scrivere uno sfogo (o un saluto ai colleghi) su Slack diventa impossibile.
Elizabeth Spiers, che è un’opinionista del New York Times ed ha fondato Gawker, spiega di aver dovuto assumere e licenziare centinaia di persone nel corso di oltre 21 anni, ma di ritenere questo approccio estremamente crudele e non necessario. «Sospendere gli account del lavoratore può essere giustificato, ma avvertirlo per email e non di persona serve soltanto a liberare i manager da ogni responsabilità», spiega. «È una rassicurazione che serve solo ai colletti bianchi, che non dovranno sorbirsi la faccia scioccata o le lacrime dei loro ormai ex dipendenti».
Ci aspettiamo che un dipendente dia almeno due settimane di preavviso prima di licenziarsi e aiuti anche l’azienda a rendere la transizione il più semplice possibile, questo perché si è diffusa l’idea che il lavoratore debba all’azienda qualcosa di più del suo tempo e del suo lavoro: stabilità, continuità e forse addirittura la gratitudine per il salario che riceve. Eppure, quando è l’azienda a scegliere di terminare il rapporto di lavoro, questa aspettativa non esiste. Le stesse persone che hanno contribuito a far crescere la tua azienda attraverso il loro lavoro, diventano improvvisamente dei potenziali criminali sospettati di poter sabotare o rubare qualcosa
scrive la Spiers.
Secondo l’autrice dell’articolo, sarebbe proprio questo lato sempre più cinico e deumanizzante delle grandi aziende tech americane ad aver portato le adesioni ai sindacati ai massimi di sempre. Un fatto insolito per la storia degli Stati Uniti.