Il fenomeno del burnout lavorativo incombe sempre più. Si pretende che il lavoratore sia attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, anche quando non dovrebbe. Un vero e proprio maniaco del lavoro. Gran parte dei lavoratori deve rispondere a messaggi o mail di lavoro al di fuori dell’orario di occupazione. Temono ritorsioni, mentre altri pensano che sia normale. Dovrebbero essere i datori di lavoro che devono applicare regole per evitare che succeda questo fastidioso e ingiusto fenomeno. Molte persone si ritrovano a gestire il burnout da sole, senza l’aiuto altrui.
Non c’è una diagnosi medica, il burnout lavorativo però è associato a problemi di salute: dall’irritabilità alle malattie cardiovascolari. Uno dei maggiori sintomi è la stanchezza lavorativa che non passa. Gran parte delle persone per gestire il burnout diventa irritabile avendo conflitti con tutti. Altre persone sono passive, mostrando tristezza seguita da depressione.
Una misura drastica è lasciare il lavoro. Come si può evitare questo? Se la fatica non si dissipa, quindi non c’è recupero di energia, si perde anche interesse per le attività fuori dal lavoro. Il primo passo avanti è riconoscere il problema, visto che può mettere a repentaglio la salute mentale e fisica. Provare a introdurre nella quotidianità cinque minuti di meditazione al giorno o almeno una volta alla settimana, insieme all’attività fisica. Gli effetti si percepiscono da subito, ma i benefici compaiono un paio di mesi dopo.