Tra colleghi ce lo ripetevamo da anni, illudendoci che la “grande sostituzione (ad opera dei bot, chiaramente) sarebbe però stata cosa di un futuro molto remoto. “Un giorno gli articoli verranno scritti dalle intelligenze artificiali“. Ma sì, se ne parla nel 2070, giusto in tempo di accantonare i contributi dell’INPGI (che nel frattempo ha fatto tempo a fallire) e andare in pensione.
E invece quel giorno è già qui, come testimonia l’esperimento di un giornalista freelance che ha raccontato la sua storia al The Guardian. Il protagonista della vicenda si chiama Henry Williams, un giornalista inglese che ha commissionato a ChatGPT un articolo che ha poi proposto al suo editore.
In appena 30 secondi, l’intelligenza artificiale di Open AI ha sfornato un testo completo, con una sintassi impeccabile (ma una semantica forse un pochino inumana). Il lavoro di editing, per quanto necessario, è stato minimo: «in una decina di minuti ho corretto eventuali refusi e riformulato alcuni passaggi per renderli più scorrevoli», spiega il freelance.
L’articolo era pronto per la proposta all’editore. Il compenso? 500 sterline. Circa 567€. Un articolo che forse non si presta ad essere candidato ad un premio letterario, ma che è virtualmente indistinguibile dai tantissimi contenuti scritti con uno stile impersonale che affollano i siti di tutto il mondo.
«Non ho il minimo dubbio che le intelligenze artificiali finiranno per rubarmi il lavoro e che questo avverrà molto presto», ha detto Williams al Guardian.
Secondo Williams, un domani i contenuti verranno scritti istantaneamente da intelligenze artificiali come ChatGPT e verranno poi solamente ritoccati da editor in carne ed ossa, che si assicureranno della qualità e della veridicità del testo. Cnet, un noto sito americano che si occupa di tecnologia, ha già iniziato da diverso tempo ad utilizzare le IA per scrivere la stragrande maggioranza degli articoli della sezione finanza (perlopiù composta da cose del tenore di “come richiedere una nuova carta di credito”). La previsione di Williams, dunque, è corretta ma pecca di ottimismo. Sta già succedendo.